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35 anni di ransomware: origini, pericoli e strategie per contrastarlo

Cisco - 35 anni ransomware

“Il ransomware compie 35 anni. Un anniversario al quale nessuno avrebbe mai voluto assistere” annuncia Cisco in occasione del 35° anniversario del “software malevolo” più famoso al mondo, che rappresenta forse “la peggiore delle minacce nel campo della sicurezza informatica. Basti pensare che solo nel 2024 il ransomware ha causato perdite globali per 1,1 miliardi di dollari, e fra giugno 2023 e giugno 2024 ha costituito il 44% di tutti i casi segnalati da Cisco Talos. I settori più colpiti sono stati quello della Sanità, dell’Istruzione e dei Servizi finanziari, con un’attenzione particolare verso la produzione e le infrastrutture critiche”.

La storia del ransomware

Visti i dati allarmanti sul ransomware, Cisco si propone di analizzarne la storia e comprendere il suo pericoloso presente per identificare delle strategie con cui le organizzazioni possono mitigare il suo impatto futuro.

Partendo dalle origini, il primo ransomware conosciuto al mondo sembrerebbe essere stato il Trojan AIDS, un floppy disk creato nel 1989 dal dottor Joseph L. Popp, il quale richiedeva alle proprie vittime un riscatto tramite corrispondenza in cambio dei dati rubati. Dopodiché il fenomeno si è allargato a macchia d’olio, sviluppandosi nel giro di 15 anni con una velocità decisamente superiore rispetto alle altre minacce informatiche e diventando un business globale.  

Il GPCode: la genesi del ransomware

Con il progressivo ampliamento delle reti informatiche, si arriva ad un altro anniversario significativo: il GPCode, un allegato e-mail mascherato da offerta di lavoro che a partire dal 2004 colpisce numerose vittime, soprattutto in Russia. Pur basandosi su un ricatto finanziario relativamente semplice – la richiesta di acquistare carte regalo e condividere i codici – il GPCode può essere considerato la genesi del ransomware moderno così come lo conosciamo oggi.
La dipendenza di GPCode dalle carte regalo mette in evidenza una delle principali sfide del ransomware: occultare la tracciabilità del denaro. Con l’inizio del 2010, l’arrivo del bitcoin ha rappresentato la risposta ideale per i criminali informatici, offrendo un metodo di pagamento anonimo e quasi impossibile da tracciare.

La nascita di gruppi organizzati di criminali informatici

Nel 2016, il ransomware SamSam ha segnato un punto di svolta, diventando il primo a colpire grandi aziende con richieste di riscatto che raggiungevano cifre a sette zeri. Poco dopo, sono nati i primi gruppi organizzati di criminali informatici, pronti a sfruttare al massimo questa nuova era del cybercrimine.

Oggi, i gruppi hacker si specializzano in settori specifici, come la sanità o i servizi finanziari. A partire dal 2019, con l’introduzione del ransomware Maze, alcune di queste organizzazioni hanno adottato nuove tattiche di estorsione: minacciare di rendere pubblici i dati esfiltrati qualora il riscatto non venga pagato. Gli obiettivi principali odierni sono le piccole imprese e le infrastrutture critiche, come i settori dell’acqua, dell’energia e dei trasporti: tutte realtà che, purtroppo, non dispongono delle tecnologie e delle risorse necessarie per fronteggiare l’aumento esponenziale delle minacce informatiche.

Le strategie di difesa per contrastare il ransomware

Il ransomware continua a evolversi: nell’ultimo trimestre, Cisco Talos ha rilevato numerose nuove varianti, continuando al contempo a rispondere alle minacce già note. Nonostante, quindi, il panorama odierno del ransomware possa sembrare preoccupante, con i criminali informatici che si uniscono in gruppi sempre più ampi e utilizzano tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, esistono procedure e strategie che le aziende possono adottare per proteggersi in modo efficace.

Il ransomware ha, infatti, un tallone d’Achille: il backup dei dati. In caso di attacco e crittografia dei dati, è possibile ripristinarli utilizzando la copia di backup. Allo stesso tempo, il rafforzamento delle difese software, i miglioramenti della rete e l’aggiornamento delle patch sono fondamentali, così come la segmentazione delle reti, che aiuta a limitare i danni in caso di intrusione.

“Le soluzioni di difesa informatica end-to-end di Cisco, potenziate dall’intelligenza artificiale, coprono aree come la sicurezza di rete, endpoint, e-mail e molto altro – sottolineano dall’azienda. – Grazie al rilevamento avanzato e alla diagnosi precoce, Cisco è in grado di avvisare la comunità globale della sicurezza riguardo alle minacce emergenti e applicare patch senza che i malintenzionati se ne accorgano”.

L’elemento umano

Oltre alla tecnologia, Cisco sottolinea che anche l’elemento umano è cruciale. Avere un piano d’azione pronto in caso di violazione è un altro fattore fondamentale. Il coordinamento e una risposta rapida tra i team possono fare la differenza tra un impatto devastante o limitato sulla produttività e sulla fiducia dei clienti. Con il rafforzamento delle difese, dei sistemi di rilevamento e delle risposte, gli attori del ransomware si affidano sempre più alla distrazione dei lavoratori. Grazie a modelli linguistici avanzati come ChatGPT, i criminali informatici riescono ora a infiltrarsi nelle reti con maggiore facilità, senza dover ricorrere al complesso lavoro dell’hacking tradizionale.

“Sebbene il ransomware rappresenti una minaccia globale, non siamo impotenti. Rallentare la sua diffusione richiederà uno sforzo coordinato e una distribuzione più equa delle difese, al fine di proteggere le piccole imprese vulnerabili e le organizzazioni del settore pubblico” conclude Cisco.

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