L’inverno è una stagione che, grazie al freddo e al buio (anche se non li amiamo molto), ci fornisce profondi insegnamenti. Innanzitutto sappiamo che è un periodo di transizione NECESSARIO.
Per poter uscire all’esterno con una nuova vita, dobbiamo passare per il germogliare silenzioso sotto la coltre fredda di neve o ghiaccio. In secondo luogo ci insegna la naturale ESSENZIALITA’: non posso conservare né troppo né troppo poco durante questo periodo di “letargo”, perché conservare anche il superfluo così come non conservare nulla e dimenticarsi di ciò che è fondamentale rischia di non portare al risveglio primaverile.
Fuor di metafora, anche nelle nostre vite sono importanti i momenti “invernali” di attesa, passaggio, in cui far riferimento al “poco ma buono” per poter poi germogliare nei colori e nei profumi della primavera. Se fosse per esempio una continua primavera, di fioritura incessante all’esterno, quando mai avremmo il tempo di scegliere cosa portare dentro di noi e con noi o di sostare perché il terreno della nostra vita si prepari ad accogliere nuovi stimoli, nuovi germogli?
I periodi di transizione, lavorativa e personale, possono essere caratterizzati dalla perdita di punti fermi, perché tutto sembra così diverso, non ci sono più i fiori, ma solo neve, non ci sono frutti di cui nutrirsi, ma solo aria fredda… e il rischio è di non trovare più nemmeno se stessi. Non perché realmente non ci siamo più, ma perché nella terra dell’inverno regna il silenzio assoluto o al contrario il moto caotico dei mulinelli di vento freddo. E così si rischia di non sapere più dove ci si trova, chi si è. Come un navigatore satellitare che non riceve più il segnale.
Ma… ricordiamoci che è solo l’inverno, che è passando attraverso questo momento che potremo fiorire. Ci sono però modi e modi di vivere l’inverno. Non tutti portano a fiorire a primavera.
Per esempio, se si vuole portare con sé troppo, anche il superfluo, l’inverno non può procedere a tenere nel caldo della terra i semi, perché oltre ai semi c’è anche ciò che non serve; ovvero se non si accetta l’inverno in arrivo, si rischia di perdere quel prezioso momento di sosta e tesaurizzazione che non capita in altri momenti della vita.
Oppure se non si porta con sé nulla allora si rischia di morire di fame (e quando si ha fame ci si attacca a tutto, anche alle bacche più aspre); ovvero se ci si dimentica di chi si è e allora incessantemente chiediamo agli altri di dirci chi siamo, di fornirci conferme e riconoscimenti, perché non abbiamo messo da parte nulla e abbiamo bisogno di prendere dalle riserve degli altri, creando una dipendenza continua.
Allora come si possono affrontare gli inverni della vita e ricordarsi di chi si è? Credo che la cosa fondamentale sia sapere che, in mezzo alle transizioni e alle desolazioni, ciascuno di noi ha dei punti fermi su cui contare: le proprie risorse. Sono risorse che, come i semi, stanno nel caldo della terra, anche se fuori fa freddo, e non ci abbandonano mai.
Ti invito a fare questa prova*, con un foglio e una penna: in un minuto prova a elencare le risorse/qualità su cui sai che puoi contare perché ti appartengono. In genere vedo che in 60 secondi si riescono a elencare 3-6 qualità… davvero pochine! Anche perché nei momenti “invernali” si rischia di perdere quelle poche “perle” (le nostre risorse) nelle difficoltà che si stanno vivendo. Se avessimo a disposizione invece un bel sacchetto pieno di perle, sarebbe più facile trovarne almeno una e sapere di poter contare su quella per poter affrontare la transizione.
L’invito è allora quello di diventare consapevoli di ciò che, in maniera essenziale e profonda, ci appartiene e che nemmeno l’inverno più freddo può spazzare, ma anzi che durante l’inverno può radicarsi ancora di più e a primavera fiorire rigoglioso. Quali sono le tue “perle”? Forse la creatività, la gentilezza, l’ironia che stempera, l’essere solare, l’intelligenza, la determinazione, la fermezza, la flessibilità, la lealtà, la pazienza, l’essere accogliente, propositivo, appassionato, la calma, la capacità di ascolto, di dialogo e così via.
E se vuoi puoi scrivere ognuna delle tue qualità su un biglietto e ogni giorno – o in momenti particolari della giornata in cui l’inverno arriva – puoi pescare un biglietto e soffermarti sulla parola scritta: la perla su cui puoi contare. E quella perla sei tu.
*L’esercitazione trae spunto da Padovan A., “Il modello I.A.R.A. Prendersi cura di se’”, Libreria Editrice Psiche, Torino, 2014.
di Giulia Cavalli, Psicologa Psicoterapeuta, Psicoanalista