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AIPSA: l’associazione, i security managers e le normative

AIPSA: l'associazione

La figura del Security Manager sta diventando sempre più importante e strategica nello scenario della Sicurezza, anche in Italia.
Per approfondire questi aspetti, estremamente attuali del divenire del nostro comparto, abbiamo incontrato Damiano Toselli, Presidente AIPSA.

Presidente Toselli, ci potrebbe presentare AIPSA e le sue finalità?
AIPSA è l’Associazione Italiana Professionisti della Sicurezza, nata alla fine degli anni Ottanta, quindi ad oggi compie oltre vent’anni.
È una società senza scopo di lucro che ha la finalità di diffondere la cultura della Security nelle aziende, nelle Istituzioni e nelle altre Associazioni del settore della Sicurezza.
Si interessa di formazione, promuove workshops per i soci e per i non soci, e ha contribuito a portare avanti la mission della norma UNI 10459 sulla figura del security manager.

Proprio parlando del security manager, una figura che sta diventando, non solo sempre più importante, ma anche sempre più strategica nell’organizzazione aziendale attuale, sempre più complessa.
Dal vostro punto di vista, qual è la vera mission del security manager? Qual è  la vostra visione di questo ruolo?

Io dico sempre che nessuna azienda ha come core business la Security, ma certamente porre attenzione alla Security è un compito di tutte le aziende.
Molti settori strategici sono oggi di proprietà di privati, e lo si può vedere andando a considerare gli ultimi 15 anni per lo sviluppo dell’attività di Security in Italia, nell’ambito delle aziende di medio/grandi dimensioni.
Oggi i soci AIPSA sono oltre 270 e questa è una prova che anche in Italia si è arrivati ad una maturità in questo settore.
All’interno delle aziende, il complesso delle attività che, a mio avviso, partecipano a garantire la sicurezza, ovvero la Safety, la Security, il legale, l’audit, la compliance, rappresentano una galassia di funzioni che nel loro insieme e integrate fra di loro, servono a coprire tutte le criticità che possono colpire un’azienda.
In tutto questo, la figura del security manager ha assunto un ruolo trasversale nell’insieme di tali attività.

Presidente, lei ha parlato dell’Italia a confronto con gli altri Paesi.
Noi italiani siamo bravissimi in tantissime cose. Nella Security, più precisamente nel ruolo del security manager, siamo i più bravi o abbiamo qualcosa da imparare dai nostri colleghi stranieri?

Io sono nel privato da quasi vent’anni e credo che, a volte, pecchiamo di “provincialismo”, nell’approccio alla nostra attività.
Nel tempo, le grandi multinazionali italiane come Telecom, Eni, Pirelli, Barilla, Ferrero, presenti in tutto il mondo, hanno contribuito ad elevare il livello e la qualità del professionista della Security all’interno dell’azienda.
Posso dire, senza temere di essere smentito, che siamo ad un livello di maturità in questo campo che si può comparare ai migliori livelli internazionali.
Bisogna però avere l’umiltà di confrontarsi con gli altri, perché c’è sempre da imparare da tutti.
Gli altri possono imparare qualcosa da noi, dobbiamo quindi condividere le esperienze, le best practices e questo è un must per tutti noi.

Andando nello specifico per quanto riguarda il settore della Sicurezza: si parla sempre di più di convergenza. Convergenza tra le tecnologie, i servizi (vale a dire la vigilanza) e quindi anche la figura del security manager.
Qual è la vostra analisi e la vostra opinione a riguardo a quelle che dovrebbero essere le direttive in questa direzione?

Guardi, la convergenza è un dato di fatto.
Un dato di fatto che deriva dalle esigenze delle aziende, dalle esigenze dei fornitori e deriva soprattutto dalla necessità di elevare la qualità delle tecnologie, dei servizi e della sicurezza di chi si avvale di questo.
Aggiungerei, che per completare il quadro della convergenza occorre anche una sinergia tra pubblico e privato.
Il sistema Paese è uno solo: tutelare le aziende significa anche tutelare la produzione e il PIL nazionale e, quindi, fare sinergia pubblico – privato è utile per tutti.

E qui ci allacciamo ad un altro discorso particolarmente importante che è quello che riguarda il DM 269.
Che benefici potrà dare realmente al settore e quali le migliorie che già, voi come AIPSA, vedete soprattutto facendo riferimento alla collaborazione tra pubblico e privato, a cui lei accennava prima?

La valutazione che come Associazione diamo al DM 269 è che raccoglie alcune delle esigenze che da anni erano sentite nel mondo della sicurezza privata. Inoltre copre tanti temi.
Direi che i punti chiave sono: allineamento a livello europeo, puntare alla qualità del servizio reso e orientare a figure professionali in coerenza con le norme UNI che riguardano il tema Sicurezza.
Certamente la norma può avere delle migliorie, ma quello che noi ci aspettiamo porti è un chiarimento sul tema delle certificazioni, faccio riferimento alla UNI 10459. Non è specificatamente previsto, ma noi riteniamo che per elevare il livello debba prevedersi per gli istituti di vigilanza, un ruolo che abbia la certificazione prevista dalla UNI 10459.
Un altro aspetto che ci aspettiamo, è maggiore attenzione ed allineamento alle normative europee che riguardano le infrastrutture critiche, quindi chiarimenti su quali sono quelle che, appunto, vengono chiamate infrastrutture critiche o sensibili, in cui occorrono, per obbligo, delle attività di sicurezza e di vigilanza che il decreto prevede.

Per concludere, dopo questa bella analisi della situazione attuale, come analizza la situazione che invece si verrà a presentare nel breve/medio futuro? E quale il ruolo del security manager nel prossimo contesto di sicurezza?
Nessuno ha la sfera magica, però certamente la Security, sia pubblica che privata, negli ultimi anni è cambiata notevolmente.
Si pensava che le minacce andassero a decadere o diminuire, invece abbiamo visto nell’ultimo decennio un aumento delle criticità, sia per gli obiettivi istituzionali o pubblici, che per quelli privati.
Vi sono stati diversi attentati in aree che erano prima sconosciute all’azione di terrorismi,  come ad esempio le aree dedicate ad attività di vacanza, con villaggi turistici, o dove le aziende organizzano delle conventions.
Quindi possiamo dire che nessun luogo è sicuro: la minaccia si è allargata e bisogna avere, da parte di pubblico e privato, l’attenzione nel coprire dei settori, che prima neanche venivano presi in esame.
Guardiamo ai grandi eventi, come per esempio i Giochi Olimpici di Londra, o anche quelli italiani come il G8 o la visita del Papa a Milano: in tutti questi casi la Security rappresenta il punto chiave per la loro realizzazione.

Il vostro impegno per supportare i security manager, quale potrebbe essere?
Ritengo che ora la professionalità sia ad un livello medio/elevato e che ci sia una vera capacità di adeguarsi ad un mondo che è in continua evoluzione.
Ma la cosa che davvero ci tiene pronti e capaci è la curiosità, che ci permette di rispondere ai nuovi rischi, alle minacce, ma anche alle nuove esigenze delle aziende, poiché per il Security Manager la cosa più importante è comunque quella di supportare il business.

 


a cura di Monica Bertolo

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