ASSIV: è Maria Cristina Urbano il nuovo Presidente
Nell'elegante cornice dell'Hotel Bernini, nel cuore di Roma, dalla cui terrazza si può godere di una spettacolare vista sulla Città Eterna, si è tenuta, nel pomeriggio del 12 Dicembre, l'Assemblea Annuale di ASSIV, che ha eletto il nuovo Consiglio Direttivo, che, all'unanimità, ha acclamato il nuovo Presidente dell'Associazione: Maria Cristina Urbano.
È quindi una donna a capo dell'Associazione Vigilanza e Servizi Fiduciari, che proprio quest'anno festeggia i primi dieci anni dalla sua fondazione.
La dott.ssa Urbano è stata tra coloro che facevano parte dell'Assemblea Costituente, tra coloro che crearono l'ASSIV. E, proprio dalle sue stesse parole, da quel suo intervento di allora, è partita la relazione del nuovo Presidente, quasi a suggellare i propositi e gli impegni allora assunti, e, come la Presidente Urbano sottolinea “tutti realizzati”, in un continuum che oggi la porta a guidare “l'Associazione più autorevole fra quelle che rappresentano la categoria della vigilanza privata”, come lei stessa evidenzia.
Ecco quindi i molti e profondi messaggi della sua relazione.
“Carissimi colleghi, è con grande emozione che vi saluto in questa nuova veste di Presidente, Vi ringrazio per la fiducia che mi avete accordato, fiducia che spero di non deludere.
In questi ultimi giorni ho avuto modo di riflettere sull’Associazione, sul suo lavoro, sui suoi obiettivi, insomma sui fondamentali del modello associativo, e di ASSIV in particolare, che è nata proprio dieci anni fa. Molti di voi ricorderanno l’assemblea costituente, che portò alla fusione di due importanti e storiche associazioni di categoria: ANVIP e Assicurezza, e molti di voi ricorderanno il lavoro che condusse a questa fusione ed alla nascita di ASSIV, quei lavori che un po’ pomposamente chiamammo “gli stati generali della vigilanza”, che si svolsero in larga parte a Firenze, durante tutto il 2005, e che rappresentarono una bella fucina di idee.
Ho ritrovato degli appunti di quel periodo, anzi proprio del congresso che tenemmo a Roma il 21 marzo del 2005, e di un mio intervento dal titolo “l’associazionismo di settore: cosa non ha funzionato”.
Leggo gli appunti: l’associazione di successo è quella che viene riconosciuta autorevole dalle istituzioni, dalle altre associazioni, sia datoriali che sindacali, ed internamente dagli associati. Per essere questo deve avere una forte linea politica condivisa dagli associati – ed una forte leadership, che sappia tenere con fermezza il focus sugli obiettivi dati. Deve avere capacità di comunicazione, sia verso l’esterno che verso l’interno, ed essere al servizio degli associati, avendo però ben chiaro il principio fondamentale che l’interesse comune, e qui intendo della categoria, non è fatto dalla somma degli interessi dei singoli.
Infine, modello duale di associazione: alla struttura politica, costituita da persone che ricoprono cariche elettive, che esprimono l’indirizzo politico dell’associazione, e che si muovono su base volontaristica, si affianca una struttura tecnocratica, cui compete, in primo luogo dare supporto per la puntuale esecuzione delle decisioni e delle delibere degli organi politici competenti oltre a garantire il funzionamento dell’associazione fornendo anche servizi agli associati, nella misura e nelle aree che gli organismi deliberanti dell’associazione stabiliscono, in funzione di priorità e risorse.
Bene, a dieci anni di distanza, è necessario fare un bilancio su questi che furono i punti fondanti dell’associazione che nasceva, punti condivisi dagli associati, che vi si riconobbero.
Io ritengo che tutti i punti che elaborammo in quel lontano 2005 siano stati raggiunti.
Assiv è l’associazione più autorevole fra quelle che rappresentano la categoria della vigilanza privata: i nostri associati sono aumentati negli anni, e sono i più importanti operatori della sicurezza in Italia, fra quelli che si riconoscono in una associazione; abbiamo avuto sempre, ed abbiamo ora, un Consiglio direttivo numeroso, partecipato e partecipante, da cui sono sempre arrivati gli indirizzi di programma necessari per orientare l’attività dell’Associazione. I nostri Direttivi sono sempre grande palestra di idee e di spunti per il Presidente e la sua Giunta.
Abbiamo avuto una leadership forte e carismatica, che si è spesa tantissimo, sia sul fronte esterno che su quello interno. Voglio qui salutare con grande affetto e grandissima stima il Presidente uscente Matteo Balestrero. Un tributo di riconoscenza per il lavoro fatto, e per i risultati conseguiti. Questi miei due anni alla direzione di ASSIV e di confronto quotidiano con te, Matteo, sono stati una esperienza umana e professionale profondissima, che mi conforta nell’affrontare questa nuova e più alta sfida.
Abbiamo speso molte energie nella comunicazione che, soprattutto verso gli associati, ha raggiunto livelli di qualità ed efficienza a mio avviso notevoli. Gli associati sono raggiunti quotidianamente da rassegne stampa, comunicati sulle più importanti attività dell’Associazione, circolari su temi di interesse. Abbiamo attivato un canale privilegiato di pubblicazione con una importante rivista di settore. È attivo un apprezzatissimo servizio di risposta ai quesiti relativi alla normativa di settore ed al contratto di categoria; da quest’anno si è grandemente intensificata, come ho detto, l’attività di intercettazione e relativa segnalazione dei bandi di gara che portano anomalie, quando non vere e proprie violazioni delle norme di settore, segnando qualche punto a nostro favore.
Altro discorso è quello sulla comunicazione verso l’esterno, che necessita di una grande cautela nell’uscire con campagne mediatiche su di una categoria, la nostra, che – a torto o a ragione – e questo sarà motivo di lavoro futuro, ha un deficit reputazionale pesante.
In questi dieci anni il mondo è cambiato, e il nostro mondo è cambiato: giusto il tempo di costituirci, l’11 aprile 2006, e di accusare i colpi che venivano da sentenze del TAR e pronunce dell’Autorità Garante del mercato, e ascoltare gli scricchiolii sempre più forti che arrivavano d’oltralpe, dalla procedura di infrazione che ormai si tramutava in giudizio di condanna, nel dicembre 2007, e da lì ASSIV ha imboccato con forza la strada del rinnovamento, partecipando da protagonista alla ricostruzione della cornice normativa di settore, e sempre denunciando la lentezza con cui questo processo ha preso forma, lentezza che ha prodotto quel vuoto normativo che, insieme alla crisi congiunturale concomitante, ha provocato il vero disastro che conosciamo: nuova concorrenza “spuria”, deregulation selvaggia senza argini sanzionatori, crollo delle tariffe, apertura a forme alternative di sicurezza senza controlli.
Le direttrici del nostro intervento in questi dieci anni sono state: sostegno alla scelta politica di mantenere la sicurezza privata nell’alveo della sicurezza pubblica, quindi modifica del TULPS, ma rimanendo lì, nel sistema sicurezza Paese; definizione dello status giuridico della GPG; definizione del perimetro esclusivo di competenza della sicurezza decretata, e in alcuni casi, quelli che stabiliscono attività veramente sussidiarie, con riserva di legge; regole certe ed uguali su tutto il territorio nazionale per il rilascio, il rinnovo, l’estensione, le sanzioni e la revoca delle licenze, e nuovo sistema di controllo, secondo un meccanismo già sperimentato in altri settori, ma sicuramente nuovo per il nostro, e cioè quello della certificazione obbligatoria a cura di Enti di certificazione indipendenti accreditati sia da ACCREDIA che dal Ministero.
In questi dieci anni Assiv si è spesa nel suo ruolo naturale, quello della rappresentanza sindacale. Voglio ricordare solo l’ultimo contratto, quello scaduto a fine 2015, quello tutt’ora vigente. Travagliatissimo, ma alla fine vincente, che ha portato, a fronte di un incremento del costo del lavoro mai così basso, una nuova classificazione del personale, molto più aderente alle realtà aziendali, un rafforzamento della disciplina del cambio di appalto, e l’inserimento della parte normativa riguardante i servizi fiduciari di sicurezza. La firma di quel contratto, con a fianco solo il mondo cooperativo e di fronte solo due sigle sindacali delle tre canoniche, oltre UGL su tavolo separato, ha rappresentato un grande atto di coraggio, e una grande assunzione di responsabilità nei confronti non solo delle nostre aziende, che hanno bisogno di uno strumento contrattuale forte e credibile, ma anche nei confronti dei nostri lavoratori, che fanno impresa insieme a noi, ed ha rappresentato il riconoscimento e l’inclusione di tutta quella parte di business che chiamavamo, genericamente, “portierato” e che abbiamo trattato in maniera schizofrenica per anni, da una parte facendolo, (perdiana, siamo imprenditori!) e dall’altra rinnegandolo e non volendolo affrontare, né nei suoi contorni giuridici, né nei suoi profili contrattuali.
Questo il bilancio: positivo. Di successo. Di coinvolgimento degli associati, di crescita in autorevolezza e credibilità nei confronti delle istituzioni.
Adesso pensiamo al futuro:
Abbiamo abbracciato la filosofia della qualificazione delle imprese quale strumento indispensabile di crescita, e questo percorso non è stato e non è privo di grandi oneri per le nostre aziende. Ci è stato chiesto dalle istituzioni di divenire partner affidabili e sicuri, per poter svolgere il ruolo sussidiario che ci è stato attribuito. I livelli minimi di qualità, le prescrizioni e le certificazioni obbligatorie sono una garanzia che ci ha chiesto lo Stato a sua tutela. Bene, le nostre aziende hanno risposto, con sacrificio, ma adesso i tempi della integrale applicazione del sistema regolamentare si stanno allungando in modo intollerabile. Sul mercato permangono Istituti non in regola. Ciò crea un ingiusto vantaggio per le aziende che si sottraggono alle prescrizioni. L’attività di ASSIV, spero di concerto con quella delle altre associazioni, sarà quella di reiterare con forza le richieste di intervento da parte del Ministero. Lo stesso Ministero, che pure si dichiara soddisfatto dei risultati del sistema, ci ha fornito il seguente dato: 316 IVP certificati a fronte di 450 IVP non certificati. Ci erano stati promessi alcuni interventi a breve: pubblicazione dell’albo degli Istituti certificati, attività ispettive e sanzionatorie da parte di tutte le Prefetture sugli Istituti ancora non certificati. Torneremo a chiedere con forza, usando anche strumenti che ci impegneranno tutti molto, quale la richiesta di attivazione delle Conferenze Provinciali Permanenti su ciascuna Prefettura del Paese – ricordo che questi organismi furono istituiti con Circolare del 30 marzo 2012, proprio per verificare lo stato di applicazione delle norme di settore -, e chiederemo proprio questo, la verifica dei provvedimenti presi.
Assistiamo di continuo alla pubblicazione di bandi di gara che non solo contengono, nelle richieste, inesattezze, quando non violazioni delle norme di settore, ma che ancora ignorano i requisiti obbligatori che ogni IVP deve possedere per partecipare. Abbiamo già sollecitato ANAC a esprimersi su questo punto, e continueremo a farlo, rivolgendoci anche a tutte le stazioni appaltanti, agli uffici centrali di committenza e ai soggetti aggregatori per informare sulle nostre attività, sulle regole di settore, sui perimetri di intervento esclusivo, in maniera prodromica e preventiva al bando. Questo richiederà una enorme mole di lavoro, e dovremo attrezzarci con una qualche forma di task force di intervento, che organizzeremo a breve.
Richiederemo l’attivazione immediata di un tavolo interministeriale per l’emergenza assalti a trasporti valori e caveau. Negli ultimi due anni vi è stata una escalation che, per quantità e gravità degli attacchi, richiede una risposta congiunta pubblico–privato che non può aspettare oltre.
Assiv ritiene che il nostro settore produttivo costituisca una risorsa strategica per il Paese. Già oggi il nostro è un contributo importantissimo in termini di sicurezza e presidio del territorio, a maggior ragione in un momento come questo, caratterizzato da una enorme instabilità dei contesti politici internazionali, e scosso dalla minaccia del terrorismo religioso o presunto tale. Se è vero, come è vero, che noi siamo le forze complementari e/o sussidiarie a quelle di pubblica sicurezza, allora i nostri sforzi saranno indirizzati, con ancor maggior vigore, a cercare ed a mantenere aperti i canali di contatto con le istituzioni ed il mondo politico, che, credetemi, sa pochissimo di noi, per perseguire almeno quattro obiettivi:
a) Proteggere il perimetro esclusivo di competenza riservato alla vigilanza privata e questo a tutela e garanzia della finalità pubblica della sicurezza. C’è già una norma che lo stabilisce, il Regolamento di Esecuzione del TULPS, all’art. 256 bis, ma non è abbastanza, assistiamo a continue invasioni di campo; anche qui, vanno chiesti interventi a protezione;
b) Individuare nuovi servizi di pubblica utilità, che le forze dell’ordine, chiamate a compiti di più delicato e alto profilo, non possono più coprire, anche in ragione delle limitate risorse finanziarie. Su questo punto, abbiamo già sviluppato dei progetti di intervento che speriamo di portare a breve all’attenzione dei Ministeri competenti.
c) Apertura di nuove aree di intervento. Ci batteremo per l’approvazione di una norma di carattere primario che renda possibile per gli IVP l’esercizio dei servizi di sicurezza alla persona (la close protection), in linea con quanto accade nel resto dei paesi europei. Questo aprirebbe nuove e importanti prospettive di business.
d) Promuovere l’idea che l’incentivo fiscale in favore di privati che decidono di sottoscrivere nuovi contratti di vigilanza per le proprie abitazioni private rappresenta un ottimo affare per lo Stato. E lo è. Gli Istituti di vigilanza dispongono oggi di migliaia di radio pattuglie dislocate sul territorio, che potrebbero crescere significativamente laddove vi fosse un incentivo fiscale alla sottoscrizione di nuovi contratti di vigilanza. Nuovi posti di lavoro, territori presidiati capillarmente, con una importante crescita della sicurezza e della sua percezione. Un ausilio significativo alle Forze dell’Ordine, ed un intervento che se contingentato, per limitarne gli effetti negativi sul bilancio pubblico, si finanzierebbe da solo in virtù del maggior gettito IVA e IRES generato dai nuovi contratti.
Queste, per sommi capi, le linee di intervento in campo istituzionale:
1) Per quanto riguarda la rappresentanza sindacale, si è aperta la stagione del rinnovo. E’ evidente, credo che lo sia anche al sindacato, che il contratto non può essere un mero strumento di adeguamento dei salari. Il contratto deve essere uno strumento che aiuta l’azienda là dove oggi vi è maggiore esigenza: flessibilità e produttività. Il contratto vigente funziona, e la prova è che questo contratto è il contratto di riferimento non solo per la vigilanza privata, ma anche per i servizi fiduciari, segno che questo accordo ha esercitato una vis attractiva per tutto quel mondo su cui noi intendiamo porci con autorevolezza, come ci compete. Dobbiamo mantenere l’unicità del contratto. Non sarà facile, anche perché nell’ultimo anno abbiamo assistito a tentativi più o meno riusciti (direi meno, per ora) di fuga verso altri contratti firmati da sigle assolutamente non rappresentative, che contengono elementi di interesse e di vantaggio per le aziende, sia in termini di puro risparmio sui costi, sia in termini, molto più appetibili, di modelli di maggiore flessibilità. Se, come credo, la tenuta del tessuto delle relazioni sindacali “classiche” è un valore, sia per noi che per le OOSS attualmente firmatarie e non, dovremo fare ogni sforzo per trovare una soluzione di equilibrio che soddisfi aziende e lavoratori. Siamo alle prime battute, ed è impossibile fare pronostici sulla trattativa, ma siamo ben attrezzati. Abbiamo creato un formidabile tavolo di lavoro ASSIV, motivatissimo, competentissimo e delle idee chiare, che saprà elaborare proposte da portare in trattativa.
2) Presidio dei tavoli tecnici negli Enti di normazione volontaria (UNI, CEI, ISO) e presidio negli organismi di rappresentanza ANIE/Confindustria.
Due capitoli importanti. Il primo perché dai Gruppi di lavoro dei comitati UNI arrivano le norme di settore che, abbiamo visto, da volontarie diventano cogenti, o comunque, di riferimento tecnico per le norme di cornice. Non possiamo pensare che norme che ci riguardano così da vicino vengano scritte solo da altri stakeholders Questo è un lavoro che richiede sia capacità di mediazione ed alleanza, che capacità tecniche.
Importante anche la presenza all’interno del sistema ANIE e Confindustria. La partecipazione è essenziale anche per creare all’interno degli organismi di rappresentanza quelle competenze che ci riguardano e che possono essere un valido supporto per il sostegno ai nostri progetti ed alle nostre istanze presso le istituzioni ed i tavoli sindacali.
Concludendo, si tratta di un progetto ambizioso, che sicuramente andrà integrato/modificato, a seconda di quello che le condizioni del mercato, e la situazione politica richiederanno L’instabilità politica e di governo è deleteria per l’economia, per la crescita, ed anche per l’interlocuzione istituzionale, che diviene difficilissima.
Vi sarà dunque bisogno dell’impegno di tutti gli associati, in uno scambio reciproco che spero sarà continuo ed improntato alla progettualità ed alla visione per il futuro del nostro settore. Per parte mia, ringrazio di nuovo per questa grande espressione di fiducia nei miei confronti: la nomina a Presidente. Un poco mi spaventa, ma porterò avanti l’incarico con spirito di servizio e con il massimo delle mie capacità, sapendo di avere, in ogni momento, il sostegno di tutti gli associati. Buon lavoro a tutti”.
a cura di Monica Bertolo