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ASSIV: la sicurezza è una responsabilità condivisa

Maria Cristina Urbano - Presidente ASSIV

In questo nuovo approfondimento di ASSIV a proposito di sicurezza, viene preso spunto da un recente rapporto pubblicato dall’Istat che fornisce una fotografia sui cosiddetti reati predatori (furti in abitazione, borseggi, rapine), per una breve riflessione su sicurezza reale e sicurezza percepita.
Tale rapporto illustra come i reati predatori hanno toccato – in corrispondenza con la pandemiai valori più bassi di tutta la serie storica. Dal 2021, con il ritorno alla normalità, questi reati hanno invece mostrato una lieve crescita, proseguita nel 2022, per un balzo a 2,34 milioni di reati emersi nel 2023, che significa un +1,7% rispetto al pre-Covid.

I dati relativi al periodo interessato dalla pandemia da Covid-19, con le conseguenti misure restrittive alla mobilità e ai contatti sociali imposti dall’emergenza sanitaria, non richiedono particolari spiegazioni e, semmai, rappresentano una delle pochissime buone notizie, forse l’unica, connesse a quegli eventi. Rileviamo, invece, la successiva impennata di reati, in controtendenza con quanto era stato registrato anche negli anni precedenti la pandemia, che segnavano una progressiva, seppur lenta, diminuzione di quasi tutti i reati di questo tipo. 

Le tipologie dei reati predatori e i dati

Volendo, infatti, andare nel dettaglio dei reati predatori per tipologie, emerge che nel 2023 il numero delle vittime di furti in abitazione rimane al di sotto dei valori pre-pandemia, mentre i borseggi e le rapine sono tornati sui valori del 2019. Pur confermando l’andamento decrescente di lungo periodo, nel 2023 gli omicidi superano i valori del 2019 (0,53 ogni 100.000 abitanti).

Sicurezza reale e sicurezza percepita  

Il rapporto analizza quindi la percezione e la realtà della sicurezza in Italia, confrontando i dati del 2023 con quelli pre-pandemici. Durante la pandemia, gli indicatori di percezione della sicurezza hanno mostrato risultati positivi. Nel 2023, il 62% delle persone di almeno 14 anni si dichiarano molto o abbastanza sicure quando camminano da sole al buio, un incremento rispetto al 57,7% del 2019. Tuttavia, solo il 52,1% delle donne condivide questa percezione, evidenziando un crescente divario di genere. La sicurezza percepita è maggiore tra i giovani (69% tra 25-44 anni) e tra i laureati (67,3%). Al Nord, il 63,7% si sente sicuro, mentre le percentuali più basse si trovano nel Centro (59,7%) e nelle Isole (61,3%). La differenza di sicurezza percepita sembra essere strettamente correlata anche al grado di istruzione delle persone intervistate. E va segnalato che il 6,8% della popolazione continua a segnalare la presenza di drogati, prostitute e vandalismo nella propria zona.

Per quanto riguarda i reati predatori, il Lazio si distingue negativamente per il tasso di borseggi, che è di 13,6 vittime ogni 1.000 persone, ben al di sopra della media nazionale di 5,1. La Toscana, invece, presenta un alto tasso di furti in abitazione (13,4 ogni 1.000 famiglie) e di rapine (1,8 ogni 1.000 persone), mentre la Sardegna ha il tasso più basso di furti in abitazione (2,9). La Valle d’Aosta emerge come la regione con i migliori indicatori di sicurezza, mentre Lazio, Toscana e Campania mostrano valori preoccupanti. In particolare, il tasso di omicidi è più alto in Campania (0,91 ogni 100.000 abitanti) e più basso in Valle d’Aosta, dove non ci sono stati omicidi nel 2022. Anche per quanto riguarda la percezione di sicurezza, il Lazio ha la percentuale più bassa di persone che si sentono sicure (52,4%), mentre in Valle d’Aosta si raggiunge l’81,5%. Infine, la Valle d’Aosta ha la minor percentuale di persone che notano degrado (1,9%) e il più basso tasso di famiglie che percepiscono un alto rischio criminalità (4,5%), in netto contrasto con la Campania, dove tale percezione è del 39%.

In tali dati possiamo trovare conferma dell’impressione che nelle Regioni caratterizzate da vaste e densamente popolate aree metropolitane certi tipi di reati, quali il borseggio, risultano più frequenti rispetto alle aree caratterizzate da diffusa ma sparsa urbanizzazione, nelle quali invece è più diffuso il furto in abitazione e la rapina.

Nel 2023, il 23,3% delle famiglie percepisce la propria zona come a rischio di criminalità, con un aumento rispetto al 2022. Le regioni del Centro e del Sud mostrano le percentuali più alte (26,1% e 27,1%), mentre il Nord-Est ha il dato più basso (18,9%). La percezione di degrado è più alta nelle aree centrali, mentre i residenti di piccoli comuni si sentono significativamente più sicuri rispetto a quelli delle grandi città.

La violenza sulle donne

Il numero 1522, attivato dal Dipartimento per le Pari Opportunità, ha ricevuto nel 2023 un significativo aumento di chiamate valide, arrivando a 51.713, con un incremento del 59,5% rispetto all’anno precedente. Le richieste provengono principalmente da donne (79,7%) e riguardano violenza domestica e stalking.

Nel 2022, 26.131 donne sono state coinvolte in percorsi di uscita dalla violenza, con il 41,8% degli autori denunciati almeno una volta. Le richieste di provvedimenti di allontanamento hanno avuto esito positivo nel 69,7% dei casi. Un numero probabilmente ancora troppo basso, in considerazione del ripetersi di atti di violenza estrema proprio da parte di soggetti già segnalati dalle loro vittime.

Le donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza (CAV) hanno un’età prevalentemente tra i 30 e i 49 anni e spesso portano con sé il bisogno di ascolto e supporto. La violenza fisica e psicologica è molto comune, con il 66,7% delle donne che riporta violenza fisica e quasi il 90% violenza psicologica. La violenza viene perpetrata principalmente da partners attuali o ex.

I dati sugli omicidi

Nel 2022 in Italia si sono registrati 332 omicidi, con un tasso di 0,56 ogni 100.000 abitanti, in aumento rispetto al 2021 (0,52) e al 2019 (0,53). I tassi più elevati si osservano nel Sud (0,77) e nelle Isole (0,83), mentre nel Centro e nel Nord-Est si registra una diminuzione. Le vittime sono 204 uomini e 128 donne, evidenziando un incremento degli omicidi maschili, che si avvicinano ai livelli pre-pandemia.

Le donne, invece, subiscono omicidi principalmente in ambito familiare: l’84,9% è ucciso da una persona conosciuta, con il 50% da partners attuali o ex. Al contrario, solo il 28,1% degli uomini è vittima di conoscenti, mentre il 71,9% è ucciso da autori sconosciuti. La crescente preoccupazione per gli omicidi femminili è accentuata dalla persistenza di questa violenza nel contesto domestico. Il 66,7% delle donne segnala di aver subito una violenza fisica, il 50,7% una minaccia, l’11,7% ha subito uno stupro o tentato stupro.

La valenza dei dati

Chi avrà avuto la pazienza di leggere sin qui questa sintesi dei dati, in verità assai parziale per ovvie ragioni di spazio, a nostro modo di vedere più significativi contenuti nel rapporto dell’Istat, probabilmente si chiederà non tanto a cosa servono, ma come possono essere proficuamente utilizzati.

Per rispondere a tale domanda, ci viene in soccorso l’executive summary del Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria del 2023, altrettanto interessante del documento dell’Istat – anche se meno recente – promosso dal Ministero dell’Interno, dall’ABI e dall’Ossif (centro di ricerca sulla sicurezza dell’ABI).

Il suo obiettivo, come ci spiega il Rapporto stesso, è di “analizzare la distribuzione dei reati appropriativi ai danni dei singoli comparti esposti al rischio. Solo in questo modo è possibile studiare i fenomeni rapina e furto nella loro accezione più ampia: le strategie di prevenzione avviate in uno specifico settore, piuttosto che determinare una riduzione assoluta del fenomeno, possono indurre un semplice “spostamento” del rischio verso altri comparti ugualmente esposti. Un monitoraggio trasversale dei rischi rapina e furto, pur nella difficoltà di far dialogare fonti statistico-informative autonome e non coordinate, è il primo e fondamentale passo per la costruzione di un linguaggio e di una base conoscitiva comune”.

Il confronto intersettoriale dei furti

Lo stesso rapporto ci fornisce un’ulteriore fotografia, di confronto intersettoriale per i furti. Nel 2022, i furti in Italia hanno visto una netta predominanza negli esercizi commerciali (oltre 67.000 casi) e nei locali pubblici (quasi 38.000), con un aumento significativo nei furti in farmacie (+39,9%), locali pubblici (+47,8%) e uffici postali (+28,3%). Il livello di rischio è più alto per gli esercizi commerciali, con 14,4 furti ogni 100 punti operativi. I furti in banca e tabaccheria hanno registrato una diminuzione.

Le banche hanno il più alto tasso di fallimento nei tentativi di furto (78,5%), ma al contempo garantiscono le maggiori somme nei casi riusciti, con una media di oltre 41.000 euro per evento. A livello territoriale, Emilia-Romagna e Lazio mostrano rischi superiori alla media nazionale in vari settori. Milano presenta il livello di rischio più elevato con 49,9 furti ogni 100 punti operativi.

L’analisi di ASSIV e le possibili soluzioni

I trends sin qui evidenziati sottolineano non solo un ritorno alla stagione pre-Covid ma, come evidenziato più sopra, anche una parziale inversione di tendenza rispetto gli anni precedenti. Le ragioni sono complesse e certamente ulteriori rispetto il perimetro del presente contributo, tuttavia certificano la necessità, anzi l’urgenza, di implementare la collaborazione e le sinergie tra pubblico e privato per garantire la sicurezza della comunità.

Non possiamo più accontentarci della proposizione di buoni propositi, o sulla speranza che tale necessità prima o poi prevalga per forza di cose: al contrario, è necessario un impegno concreto e collaborativo. È sempre più evidente che la sicurezza non può essere demandata esclusivamente alle forze dell’ordine, impegnate su molteplici fronti ma con risorse tristemente decrescenti, ma richiede anche la partecipazione attiva di imprese e professionisti correttamente formati.

E non si pensi che tale soluzione rappresenti un aggravio per le casse pubbliche: siamo pronti a dimostrare, come già fatto in passato, con numeri alla mano, che è vero il contrario. La cooperazione tra pubblico e privato è fondamentale per creare un ambiente più sicuro, con specifici ambiti di azione e distinte responsabilità, ma tutti impegnati a porre le condizioni per garantire un sistema dove tutti possano sentirsi protetti.

La sicurezza è una responsabilità condivisa, lo afferma anche il quadro normativo vigente, e solo attraverso un’azione concertata possiamo affrontare efficacemente la crescente incidenza di certe tipologie di reato, in un circolo virtuoso dove sicurezza effettiva e percepita si alimentino reciprocamente per garantire una migliore qualità della vita ai nostri concittadini, a partire dalle categorie più esposte. Investire in partnership tra pubblico e privato significa investire sul futuro, perché senza sicurezza non può esservi sviluppo sociale.

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