Assiv, Urbano: Fondo Nuove Competenze. Per chi, perché, come
Assiv, per voce della sua Presidente, Maria Cristina Urbano, presenta questo interessante approfondimento, dall’adamantina chiarezza e stringente attualità, sul Fondo Nuove Competenze.
Buona lettura!
la Redazione
IL FONDO NUOVE COMPETENZE: VALORIZZARE IL CAPITALE UMANO QUALE CHIAVE STRATEGICA PER LA RIPARTENZA
Costituita solo in tempi piuttosto recenti (nasce nel 2015), l’ANPAL già vanta un record, in un ambito che non è esattamente quello nel quale i suoi ideatori avrebbero voluto che eccellesse: una sproporzionata attenzione da parte dei media, che le hanno dedicato in questi pochi anni di vita migliaia di articoli di stampa. Si tratta, in effetti, dell’agenzia che a partire dal 2018, sotto il precedente governo Conte, ha prima cercato e quindi assunto a tempo determinato circa 3.000 “navigator” che, secondo l’impostazione data allo strumento del reddito di cittadinanza, avrebbero dovuto implementarne l’attuazione e, nella più rosea delle speranze, ridurre in misura significativa l’impressionante esercito dei milioni di disoccupati italiani, sintomo delle patologiche criticità tra le quali si dibattono da decenni l’economia ed il mercato del lavoro di questo Paese. Il contesto di riferimento, quindi, seppur grave e dalle devastanti conseguenze sociali, era purtroppo familiare tanto al decisore politico quanto agli economisti e alla pubblica opinione. Ma dal momento che, come ricorda il detto, al peggio non c’è mai fine, la crisi che si è venuta a creare a seguito della pandemia da Covid-19, imprevedibile per estensione e durata, ha mischiato le carte sul tavolo e ha inevitabilmente fatto cambiare di prospettiva l’idea originaria alla base delle politiche attive del lavoro, che hanno trovato sostanza nel binomio reddito di cittadinanza/navigator, che per tale ragione oggi, a distanza di circa due anni, sconta una valutazione negativa sulla sua reale efficacia.
In un contesto di tal fatta si inserisce il Fondo Nuove Competenze, istituito con il decreto rilancio del maggio scorso, presso ANPAL. I refrain di questi mesi, a partire dall’“andrà tutto bene”, ci hanno fatto scoprire improvvisamente un popolo di ottimisti, per il quale “dalla crisi nascono opportunità” oppure che “la crisi ci renderà migliori”. Personalmente non so se questo è o sarà vero, ho però il forte dubbio che, in assenza dello choc causato dall’attuale crisi, difficilmente ci saremmo dotati di un tale strumento. Inspiegabilmente di scarso appeal nell’ambito del dibattito politico ed economico e quindi poco noto al grande pubblico e ai suoi destinatari, il Fondo in questione risulta di estremo interesse per gli imprenditori, soprattutto per coloro che sono ben consapevoli che, crisi o non crisi, le aziende che non si evolvono e che non pensano al proprio futuro, inevitabilmente saranno protagoniste di un futuro assai gramo, ossia non essere protagoniste affatto.
Dotato di risorse non insignificanti (lo stanziamento previsto con il decreto agosto ha portato la dotazione a 730 milioni di euro), il Fondo Nuove Competenze è uno strumento che consente all’imprenditore di far fruire ai propri lavoratori centinaia di ore di formazione, integralmente finanziate come costo del lavoro (retribuzione e relativi contributi) e con pagamento integrale della retribuzione senza limiti di massimale (a differenza dei sistemi di sostegno al reddito) e di categoria di inquadramento (si applica anche ai dirigenti). Il programma permette fino a 250 ore di formazione a lavoratore, da completarsi in un periodo di 90 o 120 giorni a seconda che vengono o meno attivati i fondi interprofessionali.
La finalità è duplice:
1) sostenere le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi determinati dall’emergenza epidemiologica da COVID-19, consolidando la capacità dell’azienda di trovare nuovi sbocchi nel mercato, grazie all’aumento di know-how conseguente alla valorizzazione professionale dei dipendenti;
2) innalzare la qualità del capitale umano nel mercato del lavoro, offrendo ai lavoratori l’opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle nuove condizioni del mercato del lavoro, anche in caso di ricollocamento.
Imprescindibile l’accordo sindacale sulla rimodulazione dell’orario di lavoro, per consentire ai lavoratori la frequenza ai corsi, e sui contenuti dei percorsi formativi, che dovranno tener conto delle mutate esigenze dell’impresa, in ragione delle innovazioni necessarie. Anche su questo si valuterà la maturità delle rappresentanze sindacali, che sono chiamate ad un ruolo non antagonista ma collaborativo con la direzione aziendale.
In proposito risulta assai interessante l’utilizzo dello standard europeo delle qualifiche (European qualification framework) che introduce un sistema già in uso negli altri Paesi UE, che il nostro Paese dovrà finalmente imparare ad utilizzare, se vorrà entrare efficacemente nel processo di utilizzo dei fondi europei.
Qual è il limite? Il termine cogente del 31 dicembre 2020 per la sottoscrizione degli accordi sindacali rappresenta una criticità difficilmente sormontabile. Considerati anche i ritardi nell’emanazione degli strumenti attuativi (avvenuta solo tra ottobre e novembre scorsi) è auspicabile, anzi necessario, prevedere una proroga adeguata a consentire l’altrettanto adeguata valorizzazione dello strumento, e tale proroga, stando ai rumors di provenienza ministeriale, dovrebbe effettivamente essere disposta.
Occorre evidenziare, inoltre, come l’architettura organizzativa del sistema è incentrata sull’ANPAL, struttura dell’amministrazione centrale nata con compiti di coordinamento e promozione delle politiche attive del lavoro e, dunque, non avvezza alla gestione amministrativa, che invece in questo caso è ad essa riservata. D’altronde la progressiva moltiplicazione dei soggetti chiamati a gestire risorse destinate alla formazione continua (Stato, Regioni, Fondi paritetici interprofessionali) è facilmente prevedibile che sarà foriera di confusione, con l’inevitabile sovrapposizione di competenze che, nella PA, si traduce nell’inerzia di tutte.
Vi sono tutti i presupposti perché questo nuovo sistema di sostegno, varato, nel nostro Paese, sotto la spinta dell’emergenza, si consolidi quale strumento strutturale di politica attiva per il lavoro. Se, come penso, questa si rivelerà essere la prima di una serie di iniziative in tal senso, dobbiamo assolutamente usare e sperimentare questa opportunità. È per questo che Assiv attraverso la sua società di servizi, e con la collaborazione dello Studio legale Materia, si pone quale obiettivo quello di assistere le imprese del nostro settore che vorranno cimentarsi nelle varie fasi di questo processo di qualificazione delle proprie risorse umane.
Terminiamo questa breve riflessione citando quanto affermato dal ministro Catalfo, in linea con quell’“andrà tutto bene” che, con forse immotivato ottimismo, vogliamo fare nostro: “[con il Fondo Nuove Competenze] si apre una fase inedita, che punta alla valorizzazione del capitale umano, delle competenze e della formazione. Un tassello in più per raggiungere gli obiettivi in agenda”. Anche di questo ha disperato bisogno la ripartenza del nostro sistema-Paese.
di Maria Cristina Urbano, Presidente ASSIV