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Chi ha rubato la mia banca?

Chi ha rubato la mia banca?

Un libro di successo, dedicato alle strategie con le quali affrontare il cambiamento, si intitola così: “Chi ha rubato il mio formaggio?”. Prima il formaggio c’era, e in abbondanza, e alcuni dei piccoli personaggi della storia davano per assodato che ci sarebbe stato per sempre, e poi, quasi improvvisamente, il formaggio non c’era più, e bisognava affrontare il futuro.

Da qui il nostro titolo: un tempo la banca era fatta in un certo modo, e molti davano per assodato che sarebbe rimasta sempre così. Invece tutto è cambiato, e spesso anche in modo radicale. Non si tratta di immagine ma di sostanza. E non è stato facile, ed è ancora meno facile oggi, vivere il cambiamento, specie per chi ha conosciuto antiche certezze ora svanite.

Ma limitiamoci alla sicurezza, che è divenuta anche analisi dei rischi e costante ricerca di soluzioni per eliminarli o ridurli, come è nello spirito delle leggi derivate dall’applicazione negli Stati Nazionali delle Direttive Europee.
Tra gli oggetti di studio nei campi della Safety e della Security, nel Settore del Credito, rientrano appieno elementi un tempo non considerati, come lo stress lavoro correlato, le rapine e, viene da aggiungere, come valutazione consequenziale, tutti i rischi di natura psicosociale.

E qui nascono grandi questioni, in parte risolte dal lavoro di specifiche commissioni ministeriali o della Conferenza delle Regioni, ma sicuramente ancora oggi al centro del dibattito: quali siano gli elementi importanti, come fare le valutazioni, quali correttivi applicare, come collegate le norme del D. Lgs. 81/2008 con le responsabilità della Legge 231/2001, quali siano i limiti dati dalle norme sulla Privacy e come applicare in modo corretto i sistemi organizzativi.

Il dibattito sulla Sicurezza nel Settore del Credito è quindi sempre più vivo, e sia i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, sia i Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione, hanno iniziato, seppure tra molte difficoltà, a dialogare in modo più costruttivo di un tempo, fatte salve le eccezioni, nel quadro di un Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale che non considera più l’RLS solo come un fattore di pericolo da sopportare.
D’altro lato la progressiva attenzione data agli aspetti di formazione sta alimentando la crescita di professionisti sempre più consapevoli della realtà, delle norme e, soprattutto, delle necessità, anche di tipo organizzativo, che una corretta applicazione del D. Lgs. 81/2008 impongono al Settore.

Tuttavia permangono dei problemi, difficili da gestire ma non per questo meno importanti, riflessi, come anticipavano all’inizio, delle trasformazioni radicali vissute negli ultimi vent’anni delle aziende di Credito. La stessa organizzazione interna e qualità dei servizi, non programmata sempre in modo organico ma realizzata e tarata, in alcune Aziende, su parametri di sola produttività, ha creato e crea situazioni di difficoltà, e si innesta su di una serie di vecchi problemi interni mai pienamente risolti. La costruzione dei grandi gruppi si é basata spesso sul principio della razionalità operativa senza riguardo alle ricadute che l’organizzazione può avere sulle persone coinvolte.

Ma vediamo due elementi caratteristici del Settore.
In primo luogo permane una situazione difficile per le rapine in banca, che vedono quelle perpetrate in Italia ancora a metà del numero di quelle commesse in Europa, malgrado si stia assistendo ad una loro progressiva (speriamo) riduzione.
In secondo luogo non si sono ancora affrontati in modo omogeneo, continuativo e con determinazione i rischi di tipo psicosociale, e ad oggi solo grazie alle norme di legge si discute, per necessità più che per volontà, di valutazione dei soli aspetti di stress lavoro-correlato.
Vediamo ancora, in certi casi, sistemi organizzativi differenti, originati dalle strategie delle vecchie banche, permanere e coesistere senza ancora una strategia organica che le renda omogenee, e manca un piano integrato di formazione ed informazione somministrato uniformemente e che permetta un vero salto di qualità da parte di tutte le compagini aziendali.

Il problema e’ che le politiche di sicurezza non sempre sono condivise tra le parti sociali, e quindi non rappresentano un elemento comune utile a costruire una comune cultura della sicurezza e della prevenzione, e non vedono una adeguata partecipazione attiva dei lavoratori alle politiche di prevenzione.

WORK IN PROGRESS
Con il nuovo CCNL si erano richieste norme di sostanza e di forma migliorative rispetto alle norme di legge. Tali norme erano e sono parte integrale per la costruzione di un progetto di confronto operativo su problemi concreti, quali il riconoscimento ed il potenziamento del ruolo dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza e una migliore tutela delle disabilita’.
Devono poi essere sollecitate soluzioni per questioni determinanti per le Aziende in tema di Responsabilità Sociale, di Sicurezza e di Privacy: i processi devono essere integrati e realizzati in modo integrato, magari con il coinvolgimento, dove possibile, degli stessi lavoratori che devono essere resi consapevoli di questi aspetti.
Va ricordato per inciso che anche dopo l’elezione degli RLS, gli RSA possono ancora e comunque occuparsi di Sicurezza, visto che il dettato dell’Art. 9 della Legge 300/70 esiste ancora. Ed anzi è tempo di dare piena attuazione all’articolo, potenziando le progettualità sindacali in tema di propositività, anche elaborando linee strategiche da portare in richiesta nelle varie sedi di trattativa: con evidente riferimento alle politiche di miglioramento, perché in tema di sicurezza quanto previsto dalla Legge va semplicemente applicato e non trattato.

Poi vi sono le specificità date dall’introduzione di sistemi di videosorveglianza, utilizzati per fini antirapina, in tema di controllo a distanza dei lavoratori.
Infine va rilevato come oggi l’utilizzo di tecnologie in tema di sicurezza presenti implicazioni ben più vaste di un tempo, investendo la stessa organizzazione del lavoro aziendale: pensiamo alla allocazione sempre più diffusa di casseforti intelligenti ad uso della clientela, con introito ed esborso valori.
In questa ottica devono essere considerate anche le politiche degli appalti in tema di sicurezza, specie con riferimento alla Vigilanza, perché i fattori di costo sono importanti ma deve essere considerata la qualità dei servizi resi.

CONCLUSIONI
Il D.Lgs. 81/2008 impone la stesura di un documento di valutazione dei rischi che tenga conto di tutti i rischi, tra i quali certamente le rapine ed i rischi di tipo psicosociale. E oltre a ciò, a nostro avviso, la grave questione dei disturbi post traumatici da stress, conseguenti, nel settore, alle rapine ed agli attentati.
RLS ed RSPP devono operare per identificare i rischi e ricercare soluzioni adeguate secondo le rispettive competenze: trovare indicazioni e soluzioni vuol dire anche osservare il panorama italiano nel contesto internazionale.
Il principio ispiratore credo debba essere lo stesso espresso da Luigi Devoto quando istituì la prima clinica del lavoro in Italia (ed in Europa), oggi principio cardine dell’ergonomia: è il lavoro che deve adattarsi all’uomo e non il contrario.

di Loris Brizio

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