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Di Casoli : per EXPO indispensabile l’attenzione costante all’evoluzione degli scenari di minaccia

Di Casoli : per EXPO indispensabile l’attenzione costante all’evoluzione degli scenari di minaccia

S News incontra Manuel di Casoli, Direttore Field Operations Expo 2015.

Qual è l’evoluzione costante degli scenari di minaccia che un evento come Expo deve affrontare?
Expo è un evento planetario e per questo è intimamente connesso ai vari scenari di minaccia che possono, nel tempo, evolvere. Non ci ritroviamo a fronteggiare solo gli eventi interni e strettamente correlati al territorio italiano dove Expo insiste: sono 147 i Paesi partecipanti e ovviamente qualsiasi tipo di evoluzione del quadro delle minacce a livello internazionale interessa, direttamente o indirettamente, l’Esposizione Universale.

Non stiamo parlando solo di situazioni pandemiche, come quella dell’ebola in Africa o quelli in corso di rapida e critica evoluzione nel Medioriente e quindi geograficamente vicini, ma anche minacce che potrebbero essere rivolte ai Paesi partecipanti e che potrebbero riflettersi sia sulla qualità e sulla partecipazione degli Stati interessati, sia su quello che la loro partecipazione può comportare ed essere trasferito nell’ambito delle nostre competenze.”

Questi Stati che lei cita sono territori di crisi e molto pericolosi, ma possono rappresentare anche delle grandi occasioni di business.
“Certo, e non solo a livello di business. Il tema meraviglioso scelto dall’Italia per l’Expo, l’alimentazione, riguarda l’intero pianeta ed è anche un obiettivo del millennio dell’ONU e tema di grande attualità, per molti motivi.
Noi italiani, pensando all’alimentazione, decliniamo tutto ciò che riguarda il cibo alla cucina, ma per molti Paesi il problema della nutrizione è un problema alimentare in senso stretto.
Quindi abbiamo scelto un tema inclusivo che, per la prima volta, porta un numero quasi triplo di partecipanti che di solito partecipano ad un’Esposizione Universale: è per questo che riteniamo questo un obiettivo privilegiato, quasi naturale, e necessariamente comporta che tutti i Paesi partecipanti arrivino ad Expo con le loro opportunità, ma anche con il carico dei loro problemi.”

Qual è quindi la risposta di Expo?
“La nostra è una risposta da pianificare, con un’attenzione costante all’evoluzione di tutti gli scenari di minaccia che possono riflettersi sulla partecipazione dei Paesi che verranno qui, per ben sei mesi. Abbiamo poi la necessità di costruire un sistema che segua costantemente questi scenari durante lo svolgimento dell’Expo, anche attraverso un rapporto molto stretto e di grande collaborazione non solo con le Istituzioni nazionali, che hanno dimostrato molto interesse e una sensibilità meravigliose, ed in questo Expo è una palestra pure per le Istituzioni, ma anche con i sistemi collaterali degli altri Paesi partecipanti, con i quali c’è una collaborazione molto ampia e molto fruttuosa”.

a cura di Monica Bertolo

Nel video che segue l'intervista integrale a Manuel di Casoli


 

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