Food Security e Food Safety : Normativa e Controlli (prima parte)
S News incontra Luigi Romano, Vice Presidente ASIS International, Italy Chapter.
Signor Romano, ci eravamo lasciati al workshop di ASIS International sulle nuove tecnologie per la Food Security e la Food Safety, con la promessa di ritornare sull’argomento della Sicurezza Alimentare in vista di EXPO 2015.
Ogni promessa è debito. Il settore Food è un settore strategico per l’Italia ed anche molto ampio: va dalla produzione primaria, alla nostra tavola, con moltissimi passaggi e molte industrie coinvolte. Le società attuali, in quanto società del rischio, hanno tra i loro compiti fondamentali quello di valutare, gestire e possibilmente diminuire i rischi presenti ai vari livelli ed in ambiti eterogenei. In tale contesto, la Sicurezza alimentare è divenuta un aspetto sempre più importante.
Ci puo’ spiegare meglio che cosa sono la Food Security e la Food Safety?
Obbiettivo della Food Safety è quello di assicurare alimenti “sani”, “completi” e “sicuri”, ovvero assicurare un'alimentazione che sia la migliore possibile sul piano nutrizionale e sul piano della “qualità”, e che presenti i minimi rischi per la salute, ovvero l’assenza di contaminazioni e difetti di ogni tipo, che possano provocare danni alla salute ed aumentare il rischio di malattia.
La Food Security si riferisce, invece, ad un aspetto di approvvigionamento e autosufficienza alimentare della società o delle comunità nazionali che la invocano, ed ha quindi l’obbiettivo di assicurare alla popolazione un'alimentazione adeguata al sostentamento “biologico”, per fornire le adeguate dosi caloriche e componenti nutrizionali.
Attraverso quali sostanze, in quali fasi produttive e per quali motivi la filiera alimentare può mostrarsi particolarmente fragile?
Uno studio recente ed approfondito di SecuFood ha indicato che gli episodi di contaminazione dolosa degli alimenti avvengono, nel 58% dei casi, a livello del consumatore, mentre nel 38% delle circostanze, ad essere coinvolti, sono i ristoranti, le mense, i locali pubblici e la grande distribuzione (supermercati e mercati all’ingrosso). Il restante 4% delle manomissioni risulta, invece, causato in ambito produttivo, ad opera di personale interno “infedele” e a livello di allevamento e agricoltura.
Una fase molto sensibile agli aspetti di sicurezza è il passaggio dalla produzione all’imballaggio del prodotto, che rappresenta il momento nel quale la contaminazione del prodotto può raggiungere gli effetti più estesi, in termini di diffusione.
Tra i principali tipi di rischi per la salute ricordiamo quelli associati alle seguenti fonti di contaminazione: botulino, micotossine, somatropina, residui chimici e antiparassitari, additivi e conservanti, bse, salmonella, escherichia coli, ogm, lysteria, cibi irradiati, rottura della catena del freddo.
Quali sono i sistemi di tutela esistenti anche in ambito legislativo?
Lo scenario attuale si è delineato con l’intervento dell’Unione Europea e con la pubblicazione del Libro Bianco sulla Sicurezza Alimentare, avvenuta nel 2000.
L’intento della Commissione Europea era quello di raggruppare una serie di misure, atte a soddisfare l’esigenza di garantire un elevato livello di sicurezza nei prodotti alimentari.
Temi principali di questi interventi sono stati:
– l’istituzione di un’Autorità Alimentare (E.F.S.A. con sede a Parma), che fornisca pareri scientifici indipendenti in base ai quali la Commissione stessa possa legiferare;
– la gestione dei sistemi di allarme rapido e la comunicazione verso i consumatori.
Ma in particolare l’obbiettivo principale era quello di creare un nuovo quadro giuridico che coprisse l’intera catena alimentare, compreso il settore dei mangimi per l’alimentazione animale, e che attribuisse in modo chiaro la responsabilità primaria di una produzione alimentare sicura alle industrie, ai produttori e ai fornitori.
Per questo motivo oggi le imprese del settore agroalimentare sono soggette a pressioni sempre più crescenti, sia legislative, sia in seguito alle richieste di sicurezza e garanzia dei prodotti alimentari dei consumatori finali.
In che modo si puo’ garantire la sicurezza alimentare?
L'obiettivo è quello di salvaguardare i necessari requisiti di salubrità del prodotto, grazie all'adozione di prassi idonee, da parte dei produttori dei generi alimentari, ma anche di tutti coloro che intervengono nei successivi passaggi e intermediazioni, che l'alimento subisce, fino all'acquisto da parte del consumatore finale. Mi riferisco quindi alla tracciabilità di filiera.
Esistono diversi strumenti utili a raggiungere questo obbiettivo. Taluni risultano obbligatori per legge, come ad esempio l'insieme di misure chiamate comunemente HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points, letteralmente Analisi dei Pericoli e Controllo dei Punti Critici), mentre altri possono essere comunque opportunamente osservati, anche se non imposti legislativamente, come ad esempio lo standard UNI EN ISO 22000:2005, con cui è possibile certificare la rintracciabilità nelle filiere agroalimentari.
a cura di Monica Bertolo