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Giulia Cavalli: metafore per andare oltre

Giulia Cavalli: metafore per andare oltre

Giulia Cavalli, psicologa psicoterapeuta, psicoanalista e parte del Comitato Scientifico di S News, curatrice della Rubrica Ben-Essere al lavoro, presenta un interessante e stimolante approfondimento, che può essere d’aiuto a chi sta vivendo un periodo di stress.

Molte le riflessioni ed i consigli che scaturiscono dalla penna dell’autrice, quindi…

Buona lettura!

la Redazione

METAFORE PER ANDARE OLTRE

La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale un fedele servo. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.
Albert Einstein

Ci sono periodi, più o meno brevi, in cui capita di sperimentare nella quotidianità lavorativa e/o personale un forte stress e disagio, oppure disorientamento o rabbia per quanto stiamo vivendo. Non è facile attraversare questi momenti mantenendo lucidità di pensiero e azione. A volte le strade più semplici si rivelano il mollare tutto e tutti oppure, al contrario, combattere aggressivamente trovandosi alla fine senza energie. Si può cercare conforto e consiglio in chi è accanto a noi, ma non sempre questo ci porta a trovare un nuovo punto di vista, che ci permetta di intraprendere azioni realmente costruttive.

Può essere utile, innanzitutto, pensare che vivere un periodo non facile è un buon momento per crescere, trovando risorse in sé inaspettate e avendo fiducia che – come accade nella vita, nella quale tutto ha un inizio e una fine e tutto è in movimento – non si sarà in quello stato per sempre.
Possiamo allora scegliere come vivere ogni momento della vita, sapendo che spesso l’unica cosa che possiamo avere sotto controllo è il nostro stato emotivo. Possiamo lasciarci trascinare dalla rabbia o dallo sconforto, oppure provare a guardare con serenità a ciò che accade. Non è certo semplice, ma già avere in mente che è in mano nostra la possibilità di scegliere come affrontare le giornate, indipendentemente da ciò che accadrà, ci può rendere più accorti nel non lasciarci andare a facili lamentele, vittimismi e nervosismi.

Un altro aiuto può venire dalle metafore. E non bisogna essere dei letterati per poter sfruttare la meravigliosa capacità della mente di uscire dai confini dei soliti schemi di pensiero.
Cosa sono le metafore? Sono figure retoriche che si basano sulla somiglianza tra un termine di partenza (per esempio, la situazione lavorativa difficile) e un altro termine, appartenente a un ambito differente (per esempio, un animale, un luogo, un ritmo musicale, un profumo, un colore, …). Quando diciamo “Oggi mi sento un leone!” oppure “Sei proprio un orso” o “Questa giornata è nera”, stiamo utilizzando delle metafore che danno immediatamente l’idea di cosa intendiamo.
Tanto più è atipico e imprevisto l’accostamento tra ambiti di significato, quanto più si crea una suggestione capace di modificare prospettive e allargare lo sguardo.
Nella metafora l’astratto (come può essere un sentimento, un vissuto non facilmente esprimibile a parole) e il concreto (un’immagine tangibile) si fondono e, proprio per questo, aprono strade nel nostro cervello emotivo, riattivando ciò che per noi in questo momento è importante e aggiungendo nuovi scorci di visuale.
L’origine etimologica della parola “metafora” rimanda al significato di “portare oltre”, al di là. Viene anche chiamata “similitudine abbreviata”, perché è una similitudine a cui viene tolto il “come”: è meno esplicita e per questo più evocativa. La frase “i tuoi occhi sono azzurri come il mare” è una similitudine, mentre “i tuoi occhi sono il mare” è una metafora, in cui possiamo cogliere qualcosa di ulteriore rispetto alla similitudine, di inafferrabile e dal sapore profondamente soggettivo (perché per ciascuno il mare ha colori di significato emotivo e sensoriale differente).
Con poche parole, a volte anche una sola, possiamo così racchiudere un’idea o una sensazione complessa. Le metafore, per questa loro struttura, portano a considerare più concetti contemporaneamente, offrendo diversi punti di vista e molteplici livelli di analisi di una questione e, quindi, portando a soluzioni non preventivate, a comprensioni profonde e cambiamenti.

Una delle metafore più potenti e facilmente accessibili alla maggior parte delle persone, qualsiasi età abbiano, è quella di luogo. È piuttosto immediato immaginare se stessi, la propria situazione personale o lavorativa, il gruppo di lavoro, il rapporto con una persona e così via, come se fossero dei luoghi.
Se vuoi provare, cerca nell’elenco dei luoghi nel box qui sotto un’immagine che evoca come ti senti in questo periodo al lavoro. Se vuoi, puoi anche utilizzare un luogo che non è nell’elenco (se sei abile a disegnare, puoi anche disegnarlo).
Ricordiamoci che le metafore di luogo evocano significati differenti in ciascuno. Per qualcuno, ad esempio, la cucina disordinata potrebbe rimandare a una situazione ansiosa e caotica, per qualcun altro a un momento di creatività e vitalità. Per questo non ha senso giudicare come positivo o negativo un luogo: semplicemente possiamo utilizzarlo per esplorare più a fondo ciò che sta accadendo e per trovare delle strade per recuperare o mantenere il benessere.
Ora, sempre utilizzando lo stesso elenco dei luoghi, identifica un luogo che rappresenti il “come vorrei fosse la mia situazione lavorativa in questo momento” (oppure, se avevi utilizzato la metafora in relazione al tuo rapporto con il gruppo di lavoro, con il cliente o altro, chiediti come ti piacerebbe che fosse).
In questo modo si avranno due metafore di luogo, una relativa al presente e una relativa alla direzione che si vorrebbe dare alla situazione che si sta vivendo. Il gioco consiste nel considerare il luogo attuale e quello desiderato e immaginare in che maniera si possa passare da uno all’altro. Il modo in cui ciascuno immaginerà di passare o trasformare il primo luogo (attuale) nel secondo (desiderato), fornirà indicazioni preziose sui passi concreti da fare.
Per esempio, potrei sentire la situazione attuale come un ruscello in secca, mentre vorrei che fosse un mare. Immagino concretamente i due luoghi e mi chiedo: come posso passare da un’immagine all’altra? Potrei per esempio immaginare di seguire il letto del ruscello in secca per raggiungere il mare, oppure potrei cercare di capire dove l’acqua del ruscello si è bloccata per riattivare la corrente e poi farmi portare dal ruscello fino al mare. Altri potranno trovare ancora differenti soluzioni.
È come crearsi un film ed è importante che ci siano anche tutti i dettagli (per quanto tempo cammino? Come immagino il cammino? Cos’è che frena l’acqua? Come tolgo l’ostacolo?). La prima soluzione che ci viene alla mente è quella da tenere in considerazione, perché probabilmente sarà la più adatta al proprio modo di essere e alla situazione.
Ora non rimane che passare dall’immaginazione metaforica alla concretezza della realtà. Nell’esempio, potremmo interrogarci su cosa significhi camminare seguendo il ruscello oppure cercare ciò che blocca l’acqua e rimuoverlo con un esplosivo, piuttosto che scavando delicatamente con le mani. Sperimenterete che le soluzioni trovate sono sempre quelle più efficaci.
A volte può emergere che non si possa far nulla e sia necessario aspettare del tempo. Per esempio, se ci si sente come un mare in tempesta e si vorrebbe raggiungere un’isola paradisiaca, può darsi che serva aspettare che la tempesta si plachi e poi individuare la direzione. Anche questa è un’indicazione preziosa: non sempre dobbiamo muoverci, anzi a volte muoversi in alcune situazioni può essere più dannoso dell’aspettare e lasciare che il tempo mostri nuove prospettive e nuovi sprazzi di luce.

Giocando con le metafore, troverete nuove prospettive e rinnovata fiducia sulla personale capacità di affrontare con creatività le situazioni!

Benessere57

a cura di Giulia Cavalli

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