Giulia Cavalli: vuoi far del bene al tuo cervello? Esci!
Giulia Cavalli, psicologa psicoterapeuta, psicoanalista e parte del Comitato Scientifico di S News, curatrice della Rubrica Ben-Essere al lavoro, presenta un interessante e stimolante articolo, che propone davvero molti spunti di riflessione, su vari ambiti.
Molte le informazioni, le indicazioni ed i consigli che scaturiscono dalla penna dell’esperta.
Buona lettura, quindi!
la Redazione
VUOI FAR DEL BENE AL TUO CERVELLO? ESCI!
Probabilmente tutti noi già sappiamo intuitivamente che passare del tempo all’aperto fa star bene: ci sentiamo più in forma, più sorridenti e, magari dopo una bella passeggiata, possiamo percepirci più motivati e concentrati al lavoro.
Le ricerche neuroscientifiche sul cervello già avevano mostrato gli effetti dello stare all’aperto per periodi prolungati e, ancora di più, in contatto con il verde della natura. Ora arrivano nuove evidenze [1] , rilevate durante la pandemia di Covid-19, periodo in cui molti hanno riscoperto il piacere di fare passeggiate regolari fuori. Addirittura in Norvegia la frequentazione degli spazi esterni è triplicato, in Germania è raddoppiato e in generale in tutti in Paesi europei è aumentato molto, cambiando le nostre abitudini nel rapporto con lo spazio aperto [2].
Non solo si è visto che star fuori migliora l’umore, ma ci sono effetti materiali anche sulla struttura cerebrale. E questo vale anche se si trascorre poco tempo all’aperto. Un motivo in più per fare un tratto a piedi per recarsi al lavoro e tornare a casa o per uscire all’aperto durante la pausa pranzo!
E non deve per forza esserci il sole, perché il cervello benefici dell’aria aperta, così come si è visto che non è necessario camminare. Certo, far movimento, godere della luce del sole e poter stare fuori a lungo sono elementi in più che portano benessere al nostro corpo e alla nostra mente, ma se abbiamo a disposizione anche solo un quarto d’ora, durante una giornata nuvolosa, non facciamoci sfuggire l’occasione di star fuori.
Concretamente, passare del tempo all’aperto influisce sulla quantità di materia grigia del cervello, nella parte della corteccia prefrontale dorsolaterale destra (ovvero la parte del lobo frontale che sta in alto a destra). Quest’area è fondamentale per la capacità di pianificare le attività e le decisioni, così come nel riuscire a regolare le azioni e i pensieri. Non a caso, in molti disturbi psichiatrici la materia grigia cerebrale in quest’area risulta ridotta.
Le capacità di regolazione e pianificazione influiscono direttamente sulla concentrazione, sulla memoria, sull’apprendimento. Oltre che sul benessere psicologico generale. Si può quindi pensare allo stare all’aria aperta come a una vera e propria terapia! E, in ottica lavorativa, come a un approccio fondamentale per sostenere le persone a lavorare con motivazione, concentrazione e capaci di affrontare anche gli imprevisti.
È ancora da verificare quanto l’uscire in un ambiente urbano senza verde e inquinato influisca diversamente rispetto allo stare in contatto con la natura. Quello che oggi sappiamo è che poter beneficiare di un po’ di verde, anche all’interno delle città, consente di sperimentare più serenità e abbassare la ruminazione mentale, ovvero il rimuginare in maniera esagerata su una questione o un problema, preoccupandosene eccessivamente a scapito di altre attività. Addirittura si è visto [3] che stare nella natura per mezz’ora alla settimana previene la depressione e persino l’ipertensione!
Inoltre, la possibilità di stare in contatto con la vegetazione sembra aumentare la coesione sociale [4], quindi migliora la solidarietà tra persone, la fiducia e i legami, tutti aspetti importanti se pensiamo non solo alla comunità in cui viviamo in generale, ma anche ai piccoli teams di lavoro in cui è richiesta collaborazione e fiducia reciproca.
La speranza è che le nuove abitudini acquisite durante la pandemia, che ci ha portato a fruire in maniera più consapevole e prolungata degli spazi aperti, permangano nel tempo e sostengano l’inserimento di più spazi naturali intorno alle case e ai luoghi di lavoro. Il nostro cervello ne sarà grato!
[1] Ricerca comparsa nel 2021 su The World Journal of Biological Psychiatry, portata avanti dai ricercatori del Max Planck Institute for Human Development e del Medical Center Hamburg-Eppendorf, che hanno utilizzato la risonanza magnetica (MRI) per vedere cosa accade al cervello dopo essere stati all’aperto.
[2] Ricerca di Venter e colleghi, comparsa nel 2021 su Landscape e Urban Planning.
[3] Ricerca di Shanahan e colleghi, comparsa nel 2016 su Scientific Report.
[4] Ricerca di Cox e colleghi, comparsa nel 2018 su Landscape e Urban Planning.
a cura di Giulia Cavalli