Ifi Advisory: Protocollo “S” di Umberto Saccone
Ifi Advisory, nella persona del suo Presidente, Umberto Saccone, è il protagonista della Cover Story del numero 47 di S News.
Una cover decisamente singolare per vari motivi.
Innanzitutto perché tratta di un tema sul quale c’era la necessità di fare informazione e cultura, come ben sottolinea l’autore del libro “Protocollo S”.
“Le aziende che operano in contesti critici – evidenzia infatti Saccone – devono sapere che i sequestri ricadono nelle previsioni del D.Lgs. 231 del 2001 e che il reato omissivo in carenza di norme prevenzionistiche è fortemente sanzionato dalla nostra giurisprudenza”.
Saccone sviscera tutti i temi e gli aspetti legati al fenomeno del sequestro di persona, per consegnare così alla community della sicurezza e, al contempo, alla collettività tutta un contributo importante, che, come sovente avviene con le sue opere, diviene pietra miliare per l’intero settore.
Buona lettura, quindi!
IFI ADVISORY: PROTOCOLLO “S” DI UMBERTO SACCONE
Nella cover di S News lei è presente con la copertina di un libro, che sta facendo parlare molto di sé. Di che cosa si tratta?
Come dice Cristhian Re nell’abstract che ci introduce alla lettura, Protocollo “S” è “il libro che ha la tipica fisionomia e praticità d’uso di un manuale”.
Ecco, ho voluto proprio studiare il fenomeno del sequestro in tutte le sue manifestazioni e implicazioni: dai sequestri a scopo di finanziamento terroristico, ai recenti cripto-sequestri, dal ruolo delle Società che non vogliono avere ricadute reputazionali negative, al coinvolgimento delle famiglie nella gestione della trattativa. Non solo: ho voluto anche approfondire il terrorismo psicologico utilizzato per demolire la personalità dei prigionieri, le dinamiche che lo governano, la “zona grigia” di cooperazione dei prigionieri con gli aguzzini dettata dalle necessità di sopravvivenza, la durata, il rapporto vittima-rapitore, le caratteristiche della vittima, la relazione con i media, le forme di comunicazione con i rapitori, le strategie di condotta, le trattative, le azioni di intervento, gli epiloghi.
Perché ha sentito l’esigenza di scrivere un libro, anzi un manuale, come Protocollo “S”?
Bisognava fare una sintesi per avere a disposizione un manuale che potesse sia orientare convenientemente scelte politiche, che sensibilizzare le aziende sui possibili rischi. Nella gestione dei sequestri manca totalmente la capacità di capire quello che è utile fare: come raccordarsi con le Autorità, come gestire le famiglie, quali comunicazioni bisogna ed è opportuno dare all’interno e all’esterno dell’azienda, quali settori aziendali devono essere coinvolti nel Comitato di Crisi. E poi ultimo, ma non ultimo, diffidare dai consigli delle multinazionali della sicurezza, in gran parte di estrazione anglosassone, con una civiltà giuridica molto differente dalla nostra. Nel libro vengono percorse le fattispecie di reato nelle quali un’azienda può incorrere, in caso di una gestione non informata di un sequestro.
Andando nel dettaglio, di cosa tratta l’opera?
Nulla di meglio che riproporre alcune parti dell’abstract di Cristhian Re, che ha magistralmente sintetizzato le circa 500 pagine del volume.
“Umberto Saccone apre il libro con le parole di Bruno Bettelheim, psicanalista austriaco superstite dell’olocausto, tratte da ‘Il cuore vigile’. Non è casuale. Il passo di Bettelheim, collocato in frontespizio, diventa così epigrafe: fonte di ispirazione e, al tempo stesso, chiave di lettura dell’intera opera.
Il sequestrato, esattamente come i prigionieri dei campi di concentramento o peggio ancora di quelli di sterminio, è costretto a identificarsi con i suoi guardiani. Il vuoto creatogli attorno lo rende psicologicamente ostaggio in misura proporzionale all’isolamento patito, diminuendo così la sua capacità di difesa e accrescendo parimenti la spinta a conciliarsi con il sistema. Bettelheim conclude il pensiero, infatti, affermando che il prezzo che si deve pagare è addirittura l'identificazione senza riserve con la tirannia, cioè la rinuncia alla propria autonomia. Un naturale meccanismo di difesa posto in essere dalle vittime di sequestri che finiscono per identificarsi, appunto, con il rapitore, cioè con colui che infligge l’angoscia ma che, al contempo, detiene il potere di dare sollievo emozionale al prigioniero.
Saccone, attraverso quella misurata ‘chimica delle parole’ già cara a Primo Levi, studia il fenomeno del sequestro in tutte le sue manifestazioni e implicazioni, ovvero l'elemento di volontario e consapevole terrorismo psicologico utilizzato per demolire la personalità dei prigionieri, le dinamiche che lo governano, la ‘zona grigia’ (cioè l'ampia zona di cooperazione dei prigionieri con le finalità degli aguzzini dettata dalle necessità di sopravvivenza), la durata, il rapporto vittima-rapitore, le caratteristiche della vittima, la relazione con i media, le forme di comunicazione con i rapitori, le strategie di condotta, le trattative, le azioni di intervento, gli epiloghi. Ciascuno di tali aspetti viene approfonditamente trattato all’interno delle sette distinte parti di cui si compone il volume e vivisezionato con una perizia chirurgica che non cede mai il passo a emotività e pathos.
Le arterie che portano ossigeno al cuore dell’opera sono rappresentate, invece, dai primi tre capitoli introduttivi e di ambientazione, incentrati rispettivamente sull’evoluzione storica della disciplina di tale fattispecie di reato, il quadro normativo.
L’excursus storico abbraccia oltre due millenni: dal diritto romano ai nostri giorni passando per gli Stati preunitari (Regno delle Due Sicilie, Stato Pontificio e Regno di Sardegna), senza tralasciare il Regno d’Italia (dal Codice Zanardelli al Codice Rocco, ancora vigente). La digressione poi vira dolcemente in prora andando all’orza della sociologia criminale fino a disporsi nel letto dei numeri. Con il vento in poppa l’imbarcazione di Saccone solca i mari della giurisprudenza. La sua analisi procede affrontando le onde della giurisdizione penale italiana con un livello di approfondimento via via maggiore. Disamina così le tre fattispecie di sequestro di persona previste dal nostro Ordinamento (a dolo generico e a dolo specifico, a scopo di rapina o estorsione, a scopo di terrorismo o eversione), le circostanze aggravanti e attenuanti, la differente natura che li connota, i profili di responsabilità delle imprese nel caso di commissione di reato da parte di sue persone, senza mai dimenticare la cornice internazionale e i relativi riferimenti normativi, pagamento del riscatto incluso.
Tavole, cartine e grafici, disseminati all’interno del saggio, hanno lo scopo di fornire sempre una precisa visione d’insieme e corroborano gli argomenti trattati da Saccone conferendo all’opera la tipica fisionomia e praticità d’uso di un manuale o meglio di un… Protocollo”.
Quando si potrà leggere il volume?
Il libro sarà presentato a Roma giovedì 9 maggio presso la sede di Confindustria, in via dell’Astronomia 30.
Parteciperanno Angelo Tofalo, Sottosegretario di Stato alla Difesa e già membro del COPASIR, Giacomo Stucchi Presidente dello stesso COPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) nella XVII Legislatura, oltre che dell’AD di IFI Advisory Romolo Pacifico, società promotrice dell’iniziativa.
A seguire l’intervento di Marco Vallisa, sequestrato in Libia il 5 luglio 2014 e liberato dopo 131 giorni di prigionia, di Mariasandra Mariani rapita il 2 febbraio 2011 nel sud dell'Algeria, da terroristi di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) e liberata dopo 440 giorni di prigionia e di Giovanna Motka, madre di Federico Motka sequestrato in Siria nel 2013 da terroristi dello Stato Islamico e liberato dopo 439 giorni di prigionia.
Ci saranno poi tra i relatori, Pasquale Angelosanto, Generale dei Carabinieri, Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) e Erminio Amelio, magistrato, Pubblico Ministero alla Procura della Repubblica di Roma.
Giovanna Motka, dopo questo traumatico evento, è divenuta insieme a Vallisa e ad altri la promotrice di Hostage Italia, una onlus che vuol contribuire al reinserimento delle vittime di rapimento in famiglia e nella società. Modererà l’incontro Marco Ludovico giornalista professionista, caposervizio alla redazione di Roma del Sole 24 Ore, da sempre impegnato a seguire le attività di sicurezza, immigrazione, intelligence, difesa e cronaca giudiziaria.
A chi è indirizzato questo libro e che cosa può insegnare agli Esperti di Sicurezza e più in generale agli Uomini d’Azienda, visto appunto che viene presentato proprio in Confindustria?
Come le dicevo è indirizzato ai curiosi, a chi si occupa di sequestri e, in particolare, alle aziende. Le aziende che operano in contesti critici devono sapere che i sequestri ricadono nelle previsioni del D.Lgs. 231 del 2001 e che il reato omissivo in carenza di norme prevenzionistiche è fortemente sanzionato dalla nostra giurisprudenza. Anche se solitamente sono le nostre Autorità a gestire un sequestro, le aziende devono saper valutare gli impatti reputazionali, come relazionarsi con i media e vivono un momento estremamente critico. Se non danno risposte convincenti agli stakeholder possono vedere effetti devastanti sul titolo, essere criticati per la loro inefficienza e essere messi sotto pressione dai familiari delle vittime che, se perdono fiducia nell’azienda, possono accusarla di non fare abbastanza per salvare i propri cari; quindi una gestione complicata dove molti capi azienda hanno fatto un mea culpa per non aver investito preventivamente nella sicurezza delle loro persone. Molte volte una colpa che non può essere fatta risalire direttamente a loro, ma a quel management poco informato che non li ha messi nelle condizioni di fare scelte consapevoli.
Ultimo ma non ultimo il supporto che vogliamo dare con i proventi del libro a Hostage Italia. Hostage Italia nasce da un gruppo di persone che hanno vissuto la traumatica esperienza del rapimento. Cinque soci fondatori, ciascuno con la propria storia: ostaggi sopravvissuti al sequestro e alla prigionia, con familiari e amici che li hanno aspettati, talvolta per tempi lunghissimi. Sono dure esperienze che segnano per l’intera vita. L’idea di dar vita ad un’organizzazione di volontariato è venuta a Giovanna Motka, in seguito alla liberazione del figlio Federico, ritornato alla vita dopo un anno e mezzo nelle mani dei sequestratori dell’ISIS.
Questa fortuna, che altri non hanno avuto, ha spinto Giovanna a creare un’organizzazione per aiutare le vittime di rapimento e i loro familiari durante e dopo la prigionia. Noi vogliamo sostenerli.
a cura di Monica Bertolo