Il ruolo della Sicurezza Privata nella lotta alla pirateria somala
Si è tenuto il 24 ottobre il seminario “La Lotta alla Pirateria Marittima: aspetti normativi, strumenti di azione e prevenzione. Approccio Internazionale e italiano a confronto” organizzato dall' Università degli studi di Roma Tor Vergata – Dipartimento di Scienze e Tecnologie della Formazione, in collaborazione con S News, Aipsa, Asis International, A.I.PRO.S e FederSicurezza. Oggettivamente riuscito molto bene, con grande soddisfazione da parte degli organizzatori, il seminario ha messo a confronto varie e specifiche voci di esperti nel settore, che hanno presentato ed analizzato in profondità i diversi aspetti della problematica.
Proponiamo oggi il sunto di uno degli interventi, e specificatamente quello di Fernando Ibáñez Gomez, Università di Zaragoza, Observatory of the Black, Gulf and Mediterranean Seas, su “Il ruolo della Sicurezza privata nella lotta alla pirateria somala“.
LE CONSEGUENZE DELLA PRESENZA DI GUARDIE A BORDO
PIU GUARDIE ARMATE MENO SEQUESTRI
C’è certamente stato un notevole incremento della presenza di guardie armate negli ultimi due anni: Nel 2011 il 35% delle imbarcazioni attaccate aveva la sicurezza armata; 60% nel 2012, e 90% a partire dal 2013. Ritengo pertanto che vi sia una correlazione evidente e diretta tra l’incremento della presenza di vigilanza armata a bordo e il calo dei sequestri in acque somale.
MENO ATTACCHI O MENO ATTACCHI CONOSCIUTI
Non si può però neanche scartare la possibilità che dietro il calo del numero degli attacchi vi sia anche un calo delle denunce degli stessi, occultazione favorita proprio dalla presenza della sicurezza armata. Proprio perché nessuna imbarcazione con sicurezza armata è stata sequestrata, viene anche da pensare che gli stessi Comandanti delle imbarcazioni evitino di chiedere aiuto o fare segnalazioni, il che non implicherebbe l’assenza di attacchi, ma che questi sono stati respinti e pertanto non segnalati, anche al fine di non incrementare la parametrazione del rischio a fini assicurativi e i relativi costi.
OTAN
La OTAN informò, a Giugno 2012, che i comandanti stavano assumendo la consuetudine di informare il responsabile sicurezza dell’azienda piuttosto che gli abituali canali, istituzionali o meno.
UKMTO
A febbraio 2013, l’UKMTO raccomandò e spinse sul fatto che sia nell’interesse collettivo riportare qualsiasi accadimento immediatamente per telefono a UKMTO.
PIU' AVVICINAMENTI SOSPETTI MA MENO ATTACCHI
E’ anche evidente come i pirati operino con maggiore accortezza nell’avvicinarsi alle imbarcazioni, il che giustificherebbe l’incremento negli ultimi anni del numero di avvicinamenti sospetti, anche a verifica di presenza di mezzi di sicurezza integrativa. Si potrebbe cosi spiegare come negli ultimi anni il numero di avvicinamenti sospetti sia superiore al numero degli attacchi reali conosciuti.
PIRATI E INNOCENTI MORTI
Va evidenziato anche il calo netto del numero delle vittime, innanzitutto di quelle registrate tra i pirati, che di fatto hanno cambiato il loro modo di operare e si tengono più distanti dalle navi. Sono diminuiti anche gli attacchi notturni anche perché con la luce del giorno sono in grado di capire se le navi hanno vigilanza armata a bordo. Non sembrano però credibili i dati del 2012, poiché per quanto solo in casi isolati, non tutti i gruppi di sicurezza armata adottano regole di ingaggio sempre moderate e proporzionate al livello di rischio che riscontrano.
PIU ARMI: “ARSENALI GALLEGGIANTI”
Il gruppo che per le Nazioni Unite supervisiona la Somalia, crede che le attività delle società di sicurezza privata potrebbero rappresentare un canale per far arrivare armi in Somalia e nelle aree limitrofe. Esistono veri e propri “arsenali galleggianti” che si muovono in acque internazionali, ma senza il controllo di nessuna autorità internazionale. Parliamo di circa 7.000 armi in circolazione. Questi arsenali si trovano in vecchie imbarcazioni utilizzate proprio come piattaforme di scambio di armi al di fuori delle acque territoriali e pertanto delle normative nazionali. Circa 18 imbarcazioni attualmente operano come arsenali galleggianti, muovendosi tra il mar rosso il golfo di Oman ed il canale del Mozambico. Non esiste oggi un controllo o delle ispezioni di queste armi.
QUAL È LO SCOPO DELL’OPERAZIONE ATALANTA?
Qualche volta la conseguenza delle presenza di sicurezza armata a bordo sembra essere lo scopo ultimo dell’operazione “ATALANTA”. Alcuni stati sembrerebbe siano giunti alla conclusione che la sicurezza privata sia sufficiente ad evitare i sequestri, permettendogli in tal senso di ritirare i propri dispiegamenti militari; in tal senso consentirebbe di fatto di concludere l’operazione “ATALANTA” alla sua naturale scadenza del mandato nel dicembre 2016. A mio modo di vedere l’operazione Atalanta fino ad oggi ha significato probabilmente un maggior numero di attacchi, ma certamente non più sequestri.
LE RAGIONI DEL CALO DEGLI ATTACCHI DI PIRATERÍA
Ci sono diverse ragioni dietro il calo delle azioni di pirateria davanti alle coste somale, e mi concentro su quattro di queste:
1) Un evidente miglioramento nella protezione del corridoio di sicurezza del Golfo di Aden con una presenza piu proporzionata da parte delle forze militari internazionali. Di fatto nel 2012 ci fu il maggior numero di attacchi sia fuori che dentro il corridoio di sicurezza; ma in entrambi gli anni non ci sono stati sequestri dentro il corridoio di sicurezza.
2) L’uso di maggiore forza negli interventi militari; il 15 Maggio 2012 nell’ambito dell’operazione ATALANTA è stata attaccata per la prima volta una base di terra. Operazione realizzata anche grazie all’affiancamento delle cosiddette azioni di “disruptions”, un tipo di intervento che può avere un effetto limitato nel tempo (cattura e successiva liberazione dei pirati) o permanente (i pirati vengono trattenuti e successivamente processati). Per esempio la OTAN e EUNAVFOR registrarono 124 “disruptions” nel 2011 e 55 nel 2012, una ogni due attacchi dei pirati. Queste azioni hanno certamente avuto un effetto evidente sulle strategie logistiche dei pirati.
3) Migliora la situazione interna in Somalia: Lo scorso Agosto Mohamed Abdi Gafaje, uno dei leader dei pirati fu arrestato in Mogadiscio dalle forze armate somale; nel 2013 un altro dei leader, Afweyne, ha annunciato il suo ritiro, ottenendo il perdono del presidente di uno degli stati somali e un passaporto diplomatico del Governo somalo. Le autorità belghe con una operazione segreta, facendosi passare per registi cinematografici proposero a Afweyne di girare un film sulla sua vita. Dopo mesi di trattative Afweyne e un suo collaboratore partirono a Bruxelles per iniziare a girare la furono arrestati dalle autorità belghe. Afweyne è stato condannato a 20 anni di prigione.
Dalla esplorazione dei pozzi di petrolio nel 2012 in Puntland, il possibile commercio di petrolio potrebbe essere stata ragione di abbandono degli atti di pirateria. Le autorità del Puntland hanno collaborato anche con saggi e leader religiosi, e molti di essi colpevolizzarono i pirati di non rispettare la religione, oltre ai valori sociali e le loro tradizioni. Va segnalato anche il ruolo avuto dalla polizia marittima di Puntland costituita nel 2010, come forza paramilitare privata sostenuta finanziariamente dagli Emirati Arabi Uniti. Nel 2012 liberò 22 marinai sequestrati dall’imbarcazione ICEBERG e detenuti quasi tre anni. Nel 2013 ha sequestrato 5 pescherecci e 78 cittadini iraniani accusandoli di pesca illegale sotto i 20 km dalla costa somala. E’ stata la prima volta che le autorità somale hanno sequestrato pescherecci per pesca non autorizzata.
A dimostrazione della determinazione del governo nel combattere la pirateria. A Marzo del 2014 i rappresentanti europei in Somalia hanno annunciato che avrebbero contribuito alla formazione della Polizia Marittima, dando anche supporto finanziario al Puntland.
4) La quarta ragione è la presenza di vigilanza armata nelle imbarcazioni, certamente con effetto dissuasivo, poiché già gli spari di avvertimento sono spesso sufficienti perché i pirati avvertano la loro presenza e abortiscano il loro tentativo.
ATTACCHI PIRATA IN SOMALIA (2006-2013)
TORNIAMO AI LIVELLI DEL 2006?
Sembrerebbe esistere una correlazione tra la presenza di vigilanza armata e i cambi di rotta nella navigazione e lo spostamento degli attacchi in zone più vicine alla costa. Poiché i comandanti si sentono più sicuri e navigano più vicini alla costa, abbattendo in tal modo i costi economici di navigazione. Si potrebbe cosi giustificare lo spostamento degli attacchi dei pirati verso la costa. Ma quale dei fenomeni descritti ha avuto maggiore influenza sulla riduzione del numero degli attacchi?
Il maggior presido nel Golfo di Aden?
Le “disruptions”?
La sicurezza armata a bordo?
Certamente una presenza piu proporzionata di mezzi militari ha contribuito all’abbattimento dei sequestri e il dispiegamento di mezzi ha causato diversi problemi logistici ai pirati. Ma la sicurezza privata li ha indubbiamente costretti a cambiare modus operandi, ridurre le operazioni, e quasi escludere gli attacchi notturni. Oltretutto per salvare la pelle tendono a verificare prima l presenza di vigilanza armata a bordo prima di qualsiasi attacco.
CONCLUSIONE
In totale tra il 2011 e il 2013 la presenza militare non è aumentata , mentre la vigilanza armata si. Mi è logico e mi sento pertanto di supporre l’influenza di quest’ultimo fattore sia stata certamente decisiva nella riduzione del fenomeni di pirateria.
a cura di Monica Bertolo e Francesco Farina*
*Dipartimento di Scienze e Tecnologie della Formazione Università degli Studi di Roma Tor Vergata