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Jobs Act: una visione d’insieme

Jobs Act: una visione d'insieme

In relazione al Convegno sul JOBS ACT, organizzato da ASSIV per poter dare ai propri Associati tutte le informazioni e le indicazioni utili relative al nuovo provvedimento, considerata la grande importanza ed il forte impatto dello stesso sulla categoria, S News, media partner ASSIV, presenta nel seguente Focus alcune delle testimonianze, a partire dall’illustre relatore, il Prof. Riccardo del Punta, Ordinario del Diritto del Lavoro dell’Università degli Studi di Firenze, e consulente del Ministero del Lavoro.

Come il Jobs Act impatterà, in particolare sulla categoria della vigilanza privata?
“Il Jobs Act è un provvedimento complesso che consiste di vari decreti legislativi, alcuni dei quali non sono ancora usciti. Certamente l’aspetto più noto e più importante è la grande operazione di incentivazione del ricorso al contratto di lavoro a tempo indeterminato che, tra l’altro, nel vostro settore della Vigilanza mi risulta già molto usato. Adesso viene proprio considerato  il rapporto, e si cerca di fare confluire la domanda di lavoro delle imprese verso questa tipologia a tempo indeterminato. L’incentivazione viene realizzata innanzitutto con un importante esonero contributivo per le assunzioni, a tempo indeterminato, che saranno fatte nel 2015, che beneficiano di uno sconto contributivo fino a 8.060 euro annui. Ma, al di là di questo beneficio che si esaurirà nel 2015, è fondamentale sottolineare come sono mutate le regole sulla flessibilità in uscita, attraverso quello che, anche nel dibattito pubblico, è noto come “contratto a tutele crescenti”, che non è altro che il contratto a tempo indeterminato, ma con un nuovo regime di licenziamento, molto più flessibile. Questo andrà a valere per gli assunti dal 7 marzo 2015, cioè da quando il provvedimento è entrato in vigore.

Quando viene fatto un licenziamento, naturalmente questo causa costi ed incertezze per le imprese, perché lo stesso  potrebbe essere ritenuto non giustificato da un giudice su ricorso del lavoratore. Con questa nuova normativa, i costi derivanti da questa dichiarazione di illegittimità relativa al licenziamento in questione, diventano costi prevedibili in anticipo e fissi: praticamente due mensilità per ogni anno di servizio del lavoratore con un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro mensilità. In questo sta l’aspetto essenziale del nuovo provvedimento. In particolare per i lavoratori con bassa anzianità, i costi di licenziamento sono molto ridotti e questo, nelle intenzioni del Governo, intende incoraggiare la propensione delle imprese ad assumere con contratti a tempo indeterminato, e non con contratti flessibili o addirittura precari. Inoltre la famosa reintegrazione nel posto di lavoro di cui all’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, ormai è confinata come ipotesi marginale”.

Per quanto riguarda l’estero, questa maggiore flessibilità, secondo lei, potrà essere motivo di incoraggiamento da parte delle aziende della vigilanza a venire a calcare il suolo italiano del mercato della sicurezza?
“Io direi che non ci sia dubbio su questo perché, soprattutto per le imprese che operano su mercati internazionali, l’aspettativa più importante è la certezza dei costi, e la normativa precedente non poteva dare questa certezza, anche se nel 2012 la situazione sotto questo profilo era già stata migliorata dalla riforma Fornero. Oggi questo calcolo dei costi si può fare, e tra l’altro la normativa incentiva molto anche il raggiungimento di un accordo sui licenziamenti, attraverso il beneficio dell’esenzione da imposta delle somme che vengono date al lavoratore a titolo conciliativo, così che per il lavoratore è molto più conveniente raggiungere un accordo, magari con meno soldi, piuttosto che intentare causa.
Quindi, mettendo insieme le due cose, la maggiore certezza degli importi e la spinta alla conciliazione, la flessibilità in uscita si sdrammatizza molto, anche dal punto di vista particolare delle imprese, soprattutto anglosassoni, che sono abituate ad avere un regime molto tranquillo sulla chiusura dei rapporti di lavoro”.

Facendo qualche previsione, partendo da recenti rilevazioni, cosa si sente di dire?
“Da quello che si sta già vedendo, le previsioni sono che saranno numerose le trasformazioni di contratti a termine o collaborazioni, in contratti a tempo indeterminato, e questo è già un fatto positivo, anche se poi non significa incentivare l’impresa a licenziare. Com’è noto le imprese non licenziano apposta: il licenziamento è una risorsa alla quale si è costretti a ricorrere, in certi momenti di difficoltà.
Questo aggiustamento diventerà sicuramente più facile. Se poi ci sarà anche creazione di occupazione netta, questo dipenderà dall’andamento in generale dell’economia.
Bisogna aggiungere che il Jobs Act non è ancora esaurito: ci sono altri provvedimenti che stanno per uscire, in particolare il cosiddetto “codice dei contratti flessibili” e ci sarà anche qui una norma sulle mansioni del lavoratore, in particolare, che favorisce una maggiore flessibilità del lavoratore anche verso il basso, entro certi limiti dell’impresa. Poi usciranno altri decreti, fra cui uno che conterrà varie norme di semplificazione e anche una nuova normativa dei controlli a distanza sul lavoro, considerata tecnologicamente superata rispetto alla versione del 1970. Poi altri decreti sugli ammortizzatori sociali e sui servizi per l’impiego. Insomma, il Jobs Act è veramente un provvedimento di ampio respiro”.


Maria Cristina Urbano, Vicepresidente ASSIV

Grande partecipazione e grande attenzione da parte dei vostri associati per il Jobs Act.
“Sì, sicuramente anche per il valore del relatore, il Professor Del Punta, Ordinario di Diritto del Lavoro all’Università degli Studi di Firenze, nonché consulente del Ministero del Lavoro, un professionista e un docente che ha avuto le “mani in pasta” con questa normativa, fin dall’inizio.

È stato bravissimo per sintesi, chiarezza, ma anche per qualche anticipazione ed aneddoto su quello che sta già succedendo nel mondo giudiziario, dal momento che siamo difronte alle primissime  pronunce, nonostante il Jobs Act sia solo agli inizi, anzi, non è nemmeno stato completato, e questo è stato detto con grande chiarezza.

Sono solo due i decreti che sono stati emanati, altri sono già stesi e sono in corso di approvazione, alcuni devono essere completamente scritti. Siamo di fronte, sicuramente, ad una modifica profonda di quello che è il mercato del lavoro ed il Professore ha tenuto a sottolineare che buona parte di questa modifica è venuta da una necessità economica: infatti ha parlato della quasi battaglia tra economisti e giuristi nella predisposizione delle norme, in particolare quella relativa  alle “tutele crescenti”, che poi non è altro che il risarcimento dovuto, in ragione del tempo di permanenza in azienda, in caso di licenziamento. Sicuramente il Jobs Act si tratta di un complesso di norme  che andrà ripreso e rivisto, via via che viene non solo completato, ma anche applicato.

Un nuovo inizio, quindi?
È un nuovo inizio e credo che sia stato giusto e necessario proporre questo tipo di intervento agli associati,  che hanno, infatti, risposto molto numerosi. Tra l’altro in platea non c’erano soltanto, e questo mi ha fatto tanto piacere, i ruoli tecnici, e cioè chi si occupa più direttamente dell’amministrazione del personale, oppure i consulenti o i professionisti che curano gli incombenti retributivi o il contenzioso, ma proprio gli imprenditori, in prima persona.

Questo è la conferma di quanto i rapporti di lavoro, il personale, siano per noi un punto cruciale del nostro business.

Noi svolgiamo delle attività che sono “labour intensive”: i nostri costi sono praticamente tutti legati al personale. Ecco perché l’enorme interesse che tutte le novità in materia suscitano, non solamente negli addetti ai lavori, ma proprio nell’imprenditore”.

Prevede altri appuntamenti, dal momento che il Jobs Act è un work in progress?
“Certo, infatti ci siamo lasciati tutti quanti con la promessa di ripetere degli incontri via via che questo complesso normativo, che ancora deve essere non solamente completato, ma testato, evolverà. L’appuntamento di oggi è quindi il primo di una serie. Penso che anche il fatto di aver scelto Firenze, che è una città centrale nel panorama territoriale e comunque molto gradevole, abbia contribuito al successo della manifestazione, e dunque io mi ritengo molto soddisfatta”.


Carlo Matarazzo, Vicepresidente ASSIV ed Amministratore Delegato di Cosmopol

Quale la sua impressione, da imprenditore, del Jobs Act, e quali gli aspetti che più vi toccheranno come categoria?
“Dal punto di vista della riforma del lavoro, il Jobs Act va incontro a quelli che costituivano  parecchi dei desideri di diversi imprenditori privati, perché, in qualche modo, presenta una riforma strutturale del mercato del lavoro, con alcuni aspetti significativamente importanti, che impatteranno molto nella vita e nei rapporti tra lavoratori e imprese.
Il primo è legato alle cosiddette tutele crescenti, cioè all’applicazione dell’art.18 in caso di licenziamenti, per motivo economico. La tutela dell’art.18, da gennaio di quest’anno in poi, non sarà più applicabile, per cui non ci sarà la reintegrazione, nel caso in cui il licenziamento economico sia considerato illegittimo, ma un risarcimento di natura economica.

Questo aspetto semplifica molto i rapporti di natura lavoristica ed è in tendenza rispetto a quelle che sono le richieste di semplificazione del mercato del lavoro, che vengono dall’Europa, perché tanti imprenditori non investono in Italia in quanto la normativa del lavoro, oggettivamente, è una normativa complessa, che presenta una serie di aree di incertezza che non sono sostenibili per un imprenditore estero, quindi dovrebbe anche semplificare l’investimento da parte di capitali esteri.

L’altro aspetto positivo, che va significativamente evidenziato, è lo sgravo economico triennale, anche se la copertura finanziaria è prevista solo per l’anno in corso.

È altresì ragionevole attendersi che la copertura avvenga anche per gli esercizi successivi, visto che lo sgravio è di natura triennale, che consente di liberare risorse di natura economica che spero vadano verso l’ammodernamento delle imprese, investimenti in ricerca e sviluppo, in informatizzazione delle imprese italiane, che hanno ancora un gap negativo rispetto alle altre imprese europee: insomma un processo di  modernizzazione delle imprese, dal momento che queste risorse che vengono tenute dal minor costo del personale, possono essere poi reinvestite per rendere più efficienti le aziende italiane.

Questi sono gli aspetti che io ritengo più importanti, e che ci fanno accogliere con segno positivo questa normativa che comunque, come tutte le riforme, poi dovrà sedimentarsi, dato che ci saranno i vari orientamenti giurisprudenziali del giudice del lavoro. Diciamo però che va verso la semplificazione e l’ammodernamento del mercato del lavoro”.

 

Tommaso Mattioli, Presidente dell’Istituto di Vigilanza “La Vigile”.

Quali, dottor Mattioli, le sue impressioni su questa nuova normativa?
“Riteniamo che il Jobs Act, per quanto ci riguarda essendo noi un gruppo storico, possa essere un’occasione occupazionale ed imprenditoriale molto importante: porta alla luce delle modifiche richieste dall’Unione Europea, importanti per il mercato del lavoro italiano, che era un po’ fossilizzato.

Il superamento di vincoli porterà sicuramente all’apertura di nuove aspettative occupazionali, e non solo, e quindi permetterà anche al mercato del lavoro, che apprendiamo oggi e che si prepara per domani, a nuove sfide imprenditoriali  proficue per i nostri collaboratori”.

Lei è molto giovane, e qui in associazione tutti fanno il tifo per i giovani. Come vede il futuro della vigilanza, quale il ruolo dei giovani imprenditori della vigilanza italiana?
“Il futuro della vigilanza italiana lo vedo con spunti molto positivi, perché i giovani possono essere sicuramente coloro i quali apprenderanno e potranno guidare in parte il cambiamento, che è in atto nella vigilanza italiana, così come all’interno del nostro Paese e del mondo in generale.

Guardiamo con fiducia il mercato in continua evoluzione e quindi a realtà ed a possibilità di business che possono aprirsi per un mercato come il nostro.”

a cura di Monica Bertolo

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