La difficile scelta per le protezioni perimetrali esterne
Oggi la sfida per i professionisti è quella di assicurare la giusta soluzione per la protezione dei siti ad alto rischio, efficace 24/7, 365 giorni all’anno. Garantire una protezione durante il giorno, in condizioni metereologiche favorevoli e di sufficiente e stabile illuminazione, è un compito relativamente agevole e dai risultati soddisfacenti. Durante la notte invece, quando la luce è insufficiente, se non del tutto assente, in presenza magari di condizioni atmosferiche avverse quali nebbia, pioggia, neve, ecc, le cose si complicano notevolmente.
Che cosa potrebbe essere rilevato se le telecamere fossero accecate dal sole o rese inutilizzabili dalla nebbia o ancor peggio dalla sabbia? E se il sito fosse spesso frequentato da piccoli animali?
La risposte non possono essere semplici e solo un’attenta valutazione porta alla scelta delle tecnologie appropriate.
Innanzitutto bisogna partire da un presupposto: la protezione deve essere garantita, nella sua massima efficacia, giorno e notte 365 giorni all’anno ed in qualunque condizione climatica ed ambientale. Oggi possiamo affrontare le protezioni esterne con 4 macro tipologie di prodotti:
– Volumetrici attivi e passivi (infrarossi, microonde, laser e radar)
– Su recinzioni (mems, piezo, microfoniche e ottiche)
– Interrate (radiofrequenza, piezo, liquido in pressione e ottiche)
– Analisi video (termica o standard).
Qualunque soluzione o tecnologia venisse scelta per la realizzazione del sistema di sicurezza, presenterebbe vantaggi e svantaggi, sia di natura tecnica che economica.
Per avere un quadro completo del costo totale (TCO, Total Cost of Ownership) della soluzione ipotizzata e del suo ritorno di investimento (ROI, Return on Investment) bisognerà considerare, non solo il materiale e la manodopera per l’installazione iniziale, ma anche i relativi costi operativi dovuti alla sua gestione nonché, alle future manutenzioni o upgrade.
Le soluzioni a barriera (infrarossi e microonde) sono ormai uno standard consolidato negli anni. Il progresso tecnologico ha reso disponibile componentistica decisamente più performante, sia dal punto di vista del campo di temperatura in cui può operare, sia dal punto di vista delle capacità computazionali (microcontrollori sempre più veloci e memorie sempre più capienti), nonché dalla sensibilità e affidabilità dei trasduttori, che forniscono oggi prestazioni di rapporto segnale/rumore assai migliori. Gli algoritmi di analisi sono diventati assai più raffinati ed efficaci grazie a schede comportamentali Fuzzy Logic. Anche il costo ha visto un’importante revisione al ribasso, soprattutto sui sensori volumetrici a breve raggio (15m). Rimangono sempre piuttosto elevati i costi di quelle tecnologie, relativamente nuove, quali laser-scanner (chiamati anche Lidar) e radar, che necessariamente per tipologia costruttiva e caratteristiche tecniche rimangono dedicate alla protezione di aree consistenti (> di 1000mq).
Per le protezioni su recinzioni (mems, piezo, microfoniche e ottiche), i sensori MEMS di nuova generazione hanno permesso di ottenere coperture sempre maggiori, riducendo il numero installato a campo ma soprattutto, grazie all’analisi digitale distribuita, si sono raggiunte prestazioni fino a poco tempo fa non raggiungibili. Il rapporto segnale/rumore è cresciuto esponenzialmente e l’individuazione del punto di intrusione, con una precisione fino a 1m, è diventato la caratteristica fondamentale da offrire, soprattutto su distanze medio lunghe (> di 300m).
Le protezioni interrate (radiofrequenza, piezo, liquido in pressione e ottiche) sono invece sempre state un mercato abbastanza di nicchia, molto desiderate ma limitate dalla difficoltà installativa e dal costo delle apparecchiature. Le performance sono state incrementate dalla possibilità di individuare il punto di intrusione. Anche questo, come per le recinzioni, un plus che oggi rimane la caratteristica da offrire, sia per identificare con maggior precisione l’intrusione, sia per avere una maggiore capacità di limitazione degli allarmi impropri.
L’analisi video (termica o standard) si è sviluppata fino dagli anni 2000, ed ha creato notevoli aspettative nei confronti degli utilizzatori finali che, purtroppo, sono state in parte deluse, in quanto spesso alimentate da un’aura miracolistica povera di fondamenti reali.
Di tempo ne è passato parecchio, e gli algoritmi sono migliorati offrendo svariate possibilità di analisi e con un numero di falsi positivi in diminuzione, ma ancora oggi lontani da essere impiegati come unica tecnologia. Negli ultimi anni poi si è inserito con forza, nel mondo del TVCC, il fattore IP offrendo telecamere standard, che forniscono algoritmi di analisi dell’immagine più pesanti, ma allo stesso tempo con maggiori dettagli. Oltre a questo da considerare l’ingresso, negli ultimi 3 anni, delle termo camere non raffreddate (ancora oggi abbastanza costose) e relativamente poco dettagliate (640×480 pixel), per poter offrire una stabilità nella identificazione in caso di forte nebbia, pioggia, grandine o tempesta di sabbia.
Passando ora alla parte più progettuale, per chi deve valutare un impianto di protezione esterna, scorriamo qui sotto il vademecum, suddiviso in 6 punti, che si dovrebbe sempre tenere in considerazione, affinché si possa realizzare una protezione esterna affidabile:
1. FAR (False Alarm Rate) valore che indica il numero di allarmi causati da eventi sconosciuti generalmente espresso in eventi/mese (deve essere il più basso possibile)
2. NAR (Nuisance Alarm Rate) valore che indica il numero di allarmi impropri dovuti all’ambiente generalemnte espresso in eventi/mese (deve essere il più basso possibile)
3. PD (Probability of Detection) percentuale che indica la probabilità di rilevazione generalmente espresso in percentuale (deve avvicinarsi il più possibile al 100%)
4. VD (Vulnerability to Defeat) valore che indica la possibilità di essere bypassato o manomesso (difficile da esprimere con numeri o percentuali, deve comunque essere la più bassa possibile)
5. MTBF (Mean Time Between Failures) tempo medio tra il verificarsi di un guasto ed il successivo (deve essere di diversi anni)
6. MTTR (Mean Time To Repair) tempo medio di riparazione (deve essere il più breve possibile dell’ordine di un’ora o meno).
Non tutte le tecnologie sono in grado di fornire queste caratteristiche, in maniera adeguata, perché molto dipende dal sito nel quale si installano, e pochi produttori sono in grado di fornire dati attendibili in tal senso. Solo le aziende più storiche, che hanno realizzato ed analizzato per molto tempo il campo, riescono ad esprimere tali valori in maniera certa e chiara, con tecnologie che hanno un’esperienza sul campo verificabile e comprovata. Pertanto per rispondere alla domanda: qual è la migliore protezione per esterno da utilizzare, bisognerà per forza di cose lavorare su una risposta piuttosto articolata.
Infatti, solo dopo un’attenta analisi del sito ed una valutazione dei rischi, insieme con l’impiego di un adeguato utilizzo di difese fisiche (che sono fondamentali per il rallentamento dell’intrusione), si potrà ipotizzare il raggiungimento del miglior rapporto costo/prestazioni. Una soluzione estremamente valida, che spesso viene utilizzata, è l’integrazione di più soluzioni tecnologiche, in modo da permettere una rilevazione affidabile, con pochi allarmi indesiderati e una rilevazione certa.
Durante una progettazione, bisogna considerare che un sito potrebbe spesso avere situazioni di nebbia o la presenza di violente precipitazioni; questo, ad esempio, non permetterebbe a scanner laser, infrarossi o a normali telecamere di lavorare in maniera stabile ed efficiente. In tali condizioni, anche le termocamere vedrebbero le loro prestazioni pesantemente influenzate e quindi ridotte. Ecco perché l’integrazione di più tecnologie che operano in modo sinergico, spesso aiuta a consegnare un sistema efficiente, sia in termini di continuità di servizio, che di numero di allarmi impropri. L’esperienza insegna che le aziende con una storia solida alle spalle e che hanno da sempre progettato le migliori soluzioni di protezione perimetrale esterna, sono ancora entità attive sul mercato; portano innovazione, sia a livello di ricerca, con prodotti sempre più stabili ed efficienti, ma al tempo stesso studiano soluzioni user friendly, aumentando sempre più la CSI (Customer Satisfaction Index) dell’utilizzatore.
a cura di Andrea Cuttica, Business Development Manager, CIAS