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La diossina: come proteggersi

La diossina: come proteggersi

Le diossine sono un gruppo di sostanze chimiche molto tossiche ed in genere altamente persistenti nell’ambiente e nei sistemi biologici.
La scienza non ha dubbi sulla natura cancerogena delle diossine, sull’effetto tossico che hanno sul sistema endocrino e sui seri problemi che possono provocare alla riproduzione ed allo sviluppo.
La loro capacità di indurre effetti negativi sulla salute anche ad esposizioni molto basse dà a queste sostanze grande rilevanza sanitaria.
Da tempo è stata accertata la correlazione tra diossine e patologie di varia natura e gravità: alterazioni del sistema immunitario, del sistema riproduttivo maschile, endometriosi, danni al feto, mortalità prenatale, tumori.
Nello svolgimento del proprio lavoro, ci si ritrova spesso in situazioni in cui è necessario respirare in tutta sicurezza ed essere protetti da pericoli invisibili.
Non è possibile scegliere la propria missione, ma è tuttavia possibile scegliere la propria attrezzatura in funzione del compito ricevuto.

Come proteggersi
Nei casi in cui i compiti non possono essere eseguiti in condizioni di totale sicurezza  devono essere scelti equipaggiamenti di protezione idonei a garantire ed a mantenere condizioni operative sicure, dando priorità alle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale.
Qualora queste misure da sole non bastino ad evitare o a ridurre sufficientemente i rischi per la sicurezza e la salute durante la missione, in relazione alla quota ineliminabile di rischio residuo, subentra l’obbligo del ricorso ai dispositivi di protezione individuale (DPI  art. 40 D.Lgs. 626/94).
Per quanto concerne il DPI, questo fornisce solo un limitato livello di protezione, considerando che: protegge solo la persona che lo indossa; non può garantire il 100% della sicurezza; pone restrizioni alla mobilità e/o alla visibilità; introduce disagio e, spesso, fatica dovuta al suo peso.

Le criticità per la scelta
Elementi fondamentali, per una corretta scelta dei DPI, sono la determinazione della natura del rischio ed i vincoli imposti dallo scenario operativo.
In linea generale i principi che regolano la scelta dei DPI sono:
1. analisi e la valutazione dei rischi che non possono essere evitati con altri mezzi;
2. caratteristiche dei DPI necessarie affinché questi siano adeguati ai rischi;
3. valutazione, sulla base delle informazioni e delle norme d’uso a corredo dei DPI, della rispondenza dei requisiti tecnici di protezione dei dispositivi disponibili con quelli individuati al punto 2;
4. aggiornamento della scelta ogni qualvolta intervenga una variazione significativa negli elementi di valutazione.
Questa sequenza sembra essere chiara e di facile applicazione, ma in realtà non risulta così semplice.
Si presentano tre ordini di difficoltà:
1. valutazione oggettiva della stima dei rischi;
2. valutazione del corretto collegamento tra i livelli di rischio ed i livelli di prestazione dei DPI;
3. valutazione del corretto compromesso fra l’esposizione a più tipologie  di  rischio, i livelli di protezione ed i tipi di DPI

Classificazione dei DPI
I DPI sono classificati in base alle parti del corpo che devono proteggere (allegato VIII del D.Lgs. n. 81/08): dispositivi di protezione della testa; dispositivi di protezione dell’udito; dispositivi di protezione degli occhi e del viso; dispositivi di protezione delle vie respiratorie; dispositivi di protezione delle mani e delle braccia; dispositivi di protezione dei piedi e delle gambe; dispositivi di protezione della pelle; dispositivi di protezione del tronco e dell’addome; dispositivi di protezione dell’intero corpo; indumenti di protezione.

Prevenzione e controllo
L’azione di prevenzione è fondamentale per evitare la formazione di diossine e la loro diffusione nell’ambiente.
Risulta fondamentale quindi l’individuazione delle fonti di contaminazione presenti sul territorio e in particolar modo discariche o impianti di smaltimento rifiuti non a norma ed industrie al di sopra dei limiti di emissione.
La riduzione della formazione di diossine deve essere effettuata anche negli ambienti urbani mediante una corretta gestione dei gas di scarico generati dagli autoveicoli e dagli impianti di riscaldamento domestici.
Tuttavia bisogna considerare che tali sostanze tossiche hanno la possibilità di spostarsi in aree anche molto distanti dalla zona di origine, e quindi la problematica residuale deve essere considerata a livello mondiale e non solamente come un eventuale fenomeno locale o circoscritto.
La Comunità Europea prevede dei piani di monitoraggio in modo da poter individuare l’eventuale presenza di diossina nell’ambiente e nelle derrate alimentari. Nei cibi risulta impossibile il cosiddetto “residuo zero”, ovvero la totale assenza del contaminante.
Per questo motivo, sulla base di numerosi studi tossicologici, sono state stabilite delle concentrazioni soglia al di sotto delle quali non vi è alcun rischio alimentare per la salute umana.


di Domenico Cipollone

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