Lumachelli: “Violenze in Rete”, il caso “OnlyFans”
Alessandra Lumachelli, grafologo forense, saggista e docente, approfondisce in questo secondo contributo, il fenomeno delle “violenze in rete”, partendo dal recente caso “OnlyFans”. Lumachelli è anche autrice del libro “Fantasmi in Rete (Il costo sociale del ghosting)”.
Buona lettura!
VIOLENZE IN RETE: IL CASO ONLYFANS (seconda parte)
a cura di Alessandra Lumachelli
È stato detto che OnlyFans stia tentando di “ridefinire” il porno, cercando di ramificare gli interessi con la commedia, la musica e le corse automobilistiche. L’azienda risulta in rapida crescita: possiede 1,3 miliardi di dollari di entrate, 4,1 milioni di “creatori” e più di 300 milioni di utenti, che sono quasi quadruplicati negli ultimi anni. Ma sembra che i creatori siano più orientati a pubblicare porno e chattare con i propri abbonati online.
Come funziona OnlyFans?
I dipendenti sono solo poche decine. Leonid Radvinsky, il suo proprietario miliardario, raramente viene visto in pubblico. Non esiste alcuna insegna aziendale al di fuori della sua sede legale a Londra. Una parte molto importante delle operazioni della piattaforma, compresa la moderazione dei contenuti, ha sede in Ucraina, che è tuttora un Paese in guerra. OnlyFans era nato nel 2016, come un sito privo di pornografia creato da una famiglia britannica, per arrivare ad essere un fenomeno di social media internazionale per soli adulti. Durante la sua ascesa, OnlyFans ha cercato di usare contenuti espliciti come un potente trampolino di lancio verso una scala più ampia, posizionandosi come un pioniere della tecnologia, con un posto fra i giganti dei social media. La chiave di questo tentativo è provare a rendere il porno “socialmente accettabile” e cercare di allontanare l’azienda dagli abusi, frequentemente associati al settore (ndr. Violenze in Rete: il caso OnlyFans).
Il CEO di OnlyFans è Keily Blair, un’avvocatessa irlandese quarantenne, con due figlie, che si è autoproclamata femminista e “nerd della sicurezza”. “Le persone affollano OnlyFans – afferma Blair – perché offre porno etico”. È lei il volto pubblico di OnlyFans, che ritiene la piattaforma redditizia e non svilente, bensì “autorizzante”, in particolare per le donne, e cita spesso le sue due figlie. In una conferenza sulla protezione dei minori del 2023 nel Regno Unito, ha detto: “Voglio che [le mie figlie] abbiano una buona vita online. Voglio lo stesso per i vostri figli”.
Ci aspettiamo, dopo queste affermazioni, che tale piattaforma “autorizzante” venga proposta dai suoi ideatori nel curriculum scolastico mondiale, con l’obiettivo (immagino) di insegnare, soprattutto alle ragazze, che cosa significhi essere donna nel mondo interconnesso senza regole né tutele del 2025.