Home » News » Attualità

Motorola Solutions: chi è oggi e chi vuole diventare. Intervista a Spadoni

Lorenzo Spadoni Motorola Solutions

S News presente al CCW 2025 (Critical Communications World) tenutosi a Bruxelles dal 17 al 19 giugno, incontra nello stand di Motorola Solutions Lorenzo Spadoni, Direttore Vendite Southern and Western Europe e ONU.

Quale la recente evoluzione di Motorola Solutions, dopo le importanti acquisizioni di Pelco, Avigilon, IndigoVision, Videotec, solo per citarne alcune? 

Motorola è un’azienda storica americana nata nel 1928 creando sistemi radio, ovvero sistemi per connettere le persone tramite la voce. Con l’evolvere della tecnologia la voce è diventata una parte di un quadro più ampio, all’interno del quale le immagini arrivano come conseguenza naturale. Quindi, dopo la cessione di Motorola Mobility nel 2011 a Google, con più di 11.000 brevetti, al fine anche di aiutare Google in tutte le sue azioni di allora, Motorola si è rifocalizzata solo sul settore business to business, cercando di creare valore e di garantire maggiore capacità di operare alla pubblica sicurezza. Quindi, dopo tale cessione, il nostro CEO Greg Brown, che è ancora l’attuale CEO, ha adottato una strategia di investimenti per rimodellare una nuova Motorola, che fondamentalmente ad oggi è composta da tre main pillars:

  • la parte di comunicazione che è la parte storica, dove copriamo tutte le tecnologie DMR, TETRA, P25, Push-to-Talk;
  • la parte video, fatta da acquisizioni come Avigilon, Pelco, IndigoVision, Openpath e tante altre. Sono infatti più di 11 le aziende che negli ultimi cinque anni abbiamo acquisito per un valore totale di quasi 3 miliardi di dollari. Queste aziende hanno di fatto creato un portfolio, adesso armonizzato sotto Motorola, per garantire sicurezza video e fisica con controllo accessi, lettura targhe e quant’altro;
  • e l’ultimo pillar, ovvero quello di comando e controllo, quindi centrali di comando e controllo che permettono di dispacciare risorse e gestire eventi, 911, 112, questo attualmente è molto più sviluppato nelle Americhe e nei Paesi Anglosassoni, quindi in Inghilterra, ed è in forte espansione anche nel resto dell’Europa. Da sottolineare che attualmente il 70% delle chiamate 911 negli Stati Uniti avvengono tramite il software Motorola. Quindi anche lì è stata fatta una grossa campagna acquisti di diverse aziende.

Attualmente quindi, considerati i 3 pillars dei quali abbiamo parlato, Motorola si focalizza nel creare una sinergia tra il mezzo di comunicazione, la risorsa informativa (il video) e la capacità di gestione. Questa è dunque attualmente la strategia della nuova Motorola, dopo la cessione di Mobility.

Ecco, proprio parlando della nuova Motorola, il vostro nuovo claim è “Solving for Safer”. Ce lo spiega?

È difficile da tradurre in italiano. Fondamentalmente nasce dalla locuzione inglese: “Solving for X”, quindi risolvere un’equazione matematica. Quando si dice troviamo la X, ovvero troviamo l’incognita, e l’incognita in questa equazione è la sicurezza. Quindi il “Solving for Safer” nasce proprio per cercare di trasmettere questa idea. Da sottolineare che abbiamo un gerundio, quindi qualcosa che è in progress, non qualcosa di compiuto e finito, perché la soluzione è un qualcosa a cui lavoriamo costantemente. Ed è un po’ diverso dal motto precedente che era: “We help people be their best in moments that matter” cioè “noi aiutiamo le persone a dare il loro meglio nei momenti che contano”. Questo naturalmente è ancora vero ma indica solo un sottoinsieme di quelle che sono le capacità delle nostre tecnologie, perché tutto il resto che serve per garantire maggiore sicurezza deriva appunto dal video, dalla capacità di dispacciare risorse, dal monitorare anche il post event, e questo è un work in progress

Interoperabilità è la vostra parola d’ordine. Come la realizzate?

Altra domanda interessante. Fondamentalmente non c’è un modo specifico per realizzarla, se non quello che fa contento il cliente. Quindi in base alle esigenze del cliente, Motorola ha un panel di tecnologie che permette di interconnettere sia reti radio legacy, quindi quelle analogiche di vecchio stampo, piuttosto che reti radio di nuova generazione digitali come TETRA, P25 oppure Push-to-Talk. Non esiste una formula unica.
La formula è un abito su misura rispetto alle necessità del cliente e anche rispetto alle procedure che il cliente ha, perché ci sono soluzioni On Prem, soluzioni On Cloud, soluzioni Ibride. Quindi l’interoperabilità, di fatto, a livello tecnologico ha sempre una sua architettura, ma a livello pratico quello che noi cerchiamo di fare, è creare soluzioni utilizzabili poi dai clienti in base alla loro esigenze.

Chiarissimo. Per quanto riguarda le novità che presentate qui al CCW. Quali le più importanti?

Diciamo che l’ultima novità riguarda una tecnologia molto specifica che è quella che si chiama DIMETRA Connect, che fondamentalmente permette di utilizzare reti 5G e 4G come media di trasmissione, come punto di accesso, usando un protocollo legacy che è il TETRA. Quindi io riesco a installare dinamicamente una comunicazione TETRA, se si ha rete con copertura TETRA via TETRA, se non c’è copertura TETRA tramite un operatore telefonico o il WiFi. Questo è di grande importanza, perché permette di estendere e di raggiungere più capillarmente gli operatori sul territorio e di garantire, appunto, la famosa interoperabilità di cui parlavamo precedentemente, che è quella che estende la capacità di agire. Quindi, nella nostra ottica, non abbiamo l’approccio del “nuovo che mangia il vecchio”, bensì quello del “nuovo che si affianca al vecchio per una transizione”. Questo è un esempio, e poi, nel mondo video, abbiamo delle soluzioni per il controllo delle frontiere, nelle quali il Long Range Video viene associato al radar e all’Intelligenza Artificiale, sia per monitorare il passaggio di veicoli o persone ma anche per monitorare i droni. Quindi, nel momento in cui un radar, che in base allo scopo è dimensionato opportunamente, rileva un oggetto, ecco che le nostre telecamere, che riescono a puntare fino a decine di chilometri, vanno ad identificare, sia nell’aspetto termico che visibile, l’oggetto e poi da lì si prende una decisione su come fare. Ovviamente si torna al punto di cui parlavamo prima, al “Solving for Safer”: una volta che è rilevato il rischio o la possibile minaccia e ovviamente poi tramite i sistemi di comunicazione si riesce ad attivare il personale. Queste sono due tra le molte novità che presentiamo al CCW, oltre alle bodycams e a tanti altri progetti.

Certo. Focalizzandoci sull’Italia, i grandi progetti sia a livello pubblico che privato sono il vostro core. A quali esigenze danno risposta?

All’efficienza. Abbiamo diversi progetti, sia in ambito governativo che in ambito privato, con i quali fondamentalmente cerchiamo di risolvere dei problemi, e qui si torna al discorso che facevamo prima. Abbiamo diverse regioni alle quali forniamo i sistemi TETRA e le manteniamo. A livello di infrastrutture critiche, lavoriamo con aeroporti o con il mondo oil & gas e, in questo settore, il nome più importante che facilmente si può immaginare è uno dei nostri migliori clienti. In ambito Difesa abbiamo costruito diverse reti e diversi sistemi anche di videosorveglianza, per garantire maggiore efficienza ai vari stakeholders della Difesa e per armonizzare quella che è la user experience, così come la logistica e la formazione, perché avere un sistema replicabile garantisce anche maggiore efficienza nella formazione del personale.

Chiarissimo. Partendo da queste considerazioni, come evolveranno, a vostro avviso, le esigenze a breve/medio termine?

Arriveranno nuove tecnologie, per far fronte alle crescenti minacce e alla necessità di sempre maggiore sicurezza, perché è evidente che nelle grandi città c’è comunque sempre più tensione, specialmente in certe aree. Fondamentalmente quello che pensiamo succederà è di riuscire a introdurre tecnologie nuove che aiutino l’operatore a gestire le emergenze. In questa ottica l’AI, per noi, è un elemento asservito all’utilizzatore, non un elemento che prende decisioni. È un aiuto, un agevolatore, un qualcosa che segnala quello che l’occhio di un operatore, che da tre ore è di fronte a un monitor, non vede, perché la natura umana purtroppo tende ad appiattire la soglia di attenzione dopo un certo periodo. Quindi l’AI come elemento di aiuto e nuove tecnologie che permettono di identificare droni o unmanned vehicles oppure, dall’altro lato, a pilotare e quindi a controllare questo tipo di veicoli. Non a caso, i recenti annunci di acquisizione di Silvus Technologies, che è un marchio americano molto noto nell’industria di apparati radio MANET. Di fatto sono mesh network systems, che permettono di pilotare mezzi autonomi o di garantire comunicazione in assenza di infrastrutture. L’acquisizione si dovrebbe concludere entro l’anno, e si tratta di un investimento molto importante da parte dell’azienda, perché i dati parlano di circa 4 miliardi e mezzo di investimento. Questo rappresenta uno degli esempi che dimostra come Motorola Solutions investe anche in tecnologie esterne oltre che nella Ricerca e Sviluppo organica.

E allargando ulteriormente lo sguardo, quale la vostra strategia a livello globale?

Si torna al motto “Solving for Safer”: continuare ad innovare per riuscire a consegnare degli strumenti che garantiscono sempre più sicurezza ai cittadini. Perché, di fatto, si ignora o si dà per scontata la sicurezza, che è invece quell’elemento che ci permette di vivere tutti i giorni la nostra vita, di andare in metropolitana sapendo che non succederà niente, piuttosto che andare a cena e passare una serata tranquilla, oppure andare allo stadio. Poiché il mondo evolve in modo sempre più articolato e le minacce cambiano, il nostro obiettivo è riuscire a dare degli strumenti che siano al passo con l’evoluzione delle minacce, per garantire che la sicurezza continui a essere una cosa data per scontata, cosa che, purtroppo, non sempre è.

Condividi questo articolo su:

Fiere ed eventi

S NewsLetter

Rimani sempre aggiornato sulle ultime novità della sicurezza.

Ho letto e compreso la vostra privacy policy.