Pecunia non olet. La mafia nell’industria pubblica. Il caso Finmeccanica
Pecunia non olet. La mafia nell’industria pubblica. Il caso Finmeccanica, di Alessandro Da Rold, viene recensito da Cristhian Re, nella rubrica Arcipelago Libri di S News.
“In tutte le nazioni – Francia e Stati Uniti in primis – l’industria dell’aerospazio e difesa è sostenuta dalla politica in maniera spesso vistosa o addirittura connivente. La differenza è che nel nostro «sistema paese» la politica diventa partitocrazia e invade in maniera capillare ogni corridoio delle aziende di Stato, la loro organizzazione e le loro scelte, impedendo la valorizzazione del merito e appannando la lucidità della strategia”. [Alessandro Da Rold]
Al figlio Tito che lo criticava per aver imposto una tassa anche sulle urine, il padre, mettendogli sotto il naso il denaro della prima riscossione: “Puzza?” – gli domandò. E alla risposta negativa, aggiunse: “Eppure è dalla latrina che viene”. Ecco raccontata dallo storico romano Svetonio la risposta dell’imperatore Vespasiano (quello appunto degli orinatoi eponimi) al figlio Tito.
Alessandro Da Rold, nel dare probabilmente per assodata la traduzione e l’origine della locuzione latina “Pecunia non olet” (il denaro non ha odore), vuole che il lettore parta, evidentemente, proprio da qui… dai vespasiani. E noi lo facciamo.
Quanti nomi! Se l’autore avesse redatto anche un indice dei nomi forse non sarebbero bastate una trentina di pagine per contenerli tutti. Per non parlare poi dei fatti citati che abbracciano oltre un quarantennio di sporca e insanguinata storia italica!
Quando si leggono libri del genere ci si domanda sempre se in Italia qualcosa o qualcuno si salvi. L’impressione che se ne ricava è che tutto sia marcio sino al midollo, che vi sia un mondo parallelo, invisibile ai più, popolato da un esercito di persone che tiene saldamente in pugno l’economia dell’intero Paese disponendo a piacimento di qualsiasi risorsa (soprattutto umana). Il denaro non solo non puzza, ma rende ogni cosa possibile consentendo il passaggio dalla potenza all’atto.
La lunga storia italiana, raccontata da Da Rold quasi con piglio romanzesco, è quella consegnata agli annali da sentenze definitive e passate in giudicato. In questi quarant’anni l’autore ritaglia, però, uno spazio tutto speciale a Finmeccanica (da qualche anno ribattezzata Leonardo), uno degli ultimi fiori all’occhiello dell’industria italiana, operante nei settori dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. Il periodo oggetto di analisi è quello compreso tra il 2002 e il 2011: la c.d. “Era Guarguaglini”.
Tuttavia, solo chi ha vissuto quel periodo in Piazza Monte Grappa a Roma (sede dell’azienda) può sapere veramente cosa sia stato il Progetto della “Grande Finmeccanica” sognato negli Anni ’90 da Fabiano Fabiani, ma realizzato da Pier Francesco Guarguaglini. È a loro che, di tutta evidenza, si rivolge l’autore in quanto unici in grado di comprendere pienamente riferimenti e affondi, tipici da cronista.
Tutto inizia nel 2010 con la lettura, guarda caso, di un libro: “Mafia pulita” di Antonio Laudati e Vittorio Veltri, finito casualmente nelle mani di Francesco Maria Tuccillo, allora direttore di Finmeccanica per l’area Africa subsahariana. Il Caso – quello di machiavellica memoria, arbitro dell’altra metà delle azioni dell’uomo – vuole che il libro lo aiuti a ricordare di essersi imbattuto pochi mesi prima, a Luanda (Angola), per lavoro in tale Robert von Palace Kolbatschenko, finanziere internazionale, al secolo Vito Roberto Palazzolo di Terrasini (“Vituzzu” per i sodali), latitante libero contumace, riconosciuto colpevole di concorso nel delitto di associazione di tipo mafioso aggravato, considerato il cassiere di Cosa Nostra, esperto riciclatore di denaro, molto vicino ai principali narcotrafficanti italo-americani nonché tesoriere di Bernardo Provenzano e Totò Riina. Iniziano così i casini. In verità si tratta di ulteriori guai che vanno a sommarsi a quelli che già da tempo hanno investito Finmeccanica su vari fronti. E insieme ai casini corrono a ritmo incalzante i protagonisti della Finmeccanica di allora, le loro vicende, i loro ruoli. Come Tuccillo sulla via di “Vituzzu” così il lettore non potrà non essere folgorato da una galleria sterminata di personaggi: dal già menzionato Guarguaglini alla moglie (Amministratore Delegato di Selex Sistemi Integrati), passando per il Direttore Generale, il Chief Financial Officer, i Direttori Centrali del Commerciale, Relazioni Esterne e Risorse Umane, il Capo della Security, il Chief of Staff, il Capo Ufficio Stampa, il Presidente di Agusta, gli Amministratori Delegati di Agusta Westland, Telespazio, Alenia Aeronautica e Ansaldo Energia ecc. E per ognuno di essi Da Rold, come un Giorgio Vasari contemporaneo, non lesina in particolari biografici accostando alcune di dette figure a quelli del già citato “Vituzzu”, Lorenzo Cola, Gennaro Mokbel, Valter Lavitola, Massimo Carminati, Luigi Bisignani, Debbie Castaneda (chi mai può dimenticare Miss Colombia 1996!) e ad altri decisamente illustri come il Col. dei carabinieri Sergio De Caprio (più noto come “Capitano Ultimo”, quello che arrestò Totò Riina) e il Cap. Pietro Rajola Pescarini che il 12 febbraio 2013 fanno scattare le manette ai polsi di Giuseppe Orsi, succeduto a Guarguaglini alla guida di Finmeccanica.
Il libro inizia con “Vituzzu” in Angola e termina con il suo arresto in Thailandia, avvenuto nel 2012 grazie alle dichiarazioni di Francesco Maria Tuccillo rese a ben cinque magistrati di due distinte Procure (Napoli e Palermo): Enzo Piscitelli, Herry John Woodcock, Francesco Curcio, Gaetano Paci, Antonio Ingroia.
Tutto è bene ciò che finisce bene? Da Rold non sembra nutrire grandi speranze. Egli descrive senza mezzi termini lo “ossimoro Finmeccanica” che ha caratterizzato l’Azienda di Stato dal 1948, anno della sua costituzione: “Nel backstage tutto era come prima: omertà, raccomandazioni a raffica, tendenza al complottismo, guerre di bande, intrinseca certezza che nulla possa avvenire se non attraverso i canali del compromesso politico… Alla fine, come sempre avviene, il backstage avrebbe prevalso sul palcoscenico perché è dietro le quinte che si manovrano le macchine di scena. È vero per il teatro come per le aziende”.
Indubbie le doti di abile giornalista d’inchiesta e di brillante saggista; tuttavia le analisi di Alessandro Da Rold non rivelano quell’acume e quel guizzo che permettono, al di là della fondatezza delle proprie idee, di comprendere decisioni spesso difficili dettate da (cinico) pragmatismo unito a una visione strategica funzionale all’interesse nazionale. Virtù, queste, che devono necessariamente connotare grandi timonieri come Guarguaglini.
Questi – è bene ricordarlo, Da Rold sorvola – eredita nel 2002 un coacervo di aziende di circa 41.000 dipendenti che vende, oltretutto facendosi spietata concorrenza tra di loro, i propri prodotti (aerei, elicotteri, missili, siluri, carri armati, radar, satelliti, ecc. ecc.) principalmente al Governo italiano (andamento ordini: oltre 80% Italia, meno del 20% all’estero) e lascia nel 2011 un Gruppo industriale internazionale, coeso e con una precisa identità, uno dei maggiori player a livello mondiale con oltre 75.000 dipendenti, con un fatturato e un portafoglio ordini quasi quadrupli e che colloca i propri prodotti prevalentemente all’estero (le percentuali degli ordini sono rovesciate a causa dei drastici tagli apportati dai vari Governi alla Difesa italiana).
La sorte subita dal Gruppo ha giovato forse al Paese? Sono stati forse difesi l’interesse nazionale, il prestigio e la reputazione dell’Italia? Per non parlare poi dei livelli occupazionali (oggi circa 45.000 dipendenti).
Chi scrive è certo che la storia saprà rendere a Guarguaglini la giustizia che merita e tributargli gli onori dovuti.
di Cristhian Re
ARCIPELAGO LIBRI
Arcipelago libri è una speciale rubrica di S News a cura di Cristhian Re, nata nel 2016 per parlare di libri. Uno spazio, forse “più grande di altri” (di qui appunto il titolo Arcipelago), dedicato all’approfondimento letterario di settore. Un momento destinato alla riflessione e alla promozione culturale.
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