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Perché fai il lavoro che fai?

Paola Barzaghi Ben-essere al lavoro

Per la rubrica di S News Ben-Essere al Lavoro Paola Barzaghi, psicologa, esperta di psicologia del lavoro, counselling e coaching, si cimenta su un tema e su un quesito significativo: “Perché fai il lavoro che fai?”

Cosa c’è, infatti, dietro le scelte professionali secondo la psicogenealogia?

Ecco indicazioni e risposte da parte dell’esperta.

Buona lettura!

PERCHÉ FAI IL LAVORO CHE FAI?

a cura di Paola Barzaghi

Oggi ti guiderò in una riflessione che parte con una domanda: perché svolgi (oppure hai svolto) proprio il tuo lavoro? Perché security manager, installatore, rappresentante, cyber security specialist, CEO, marketing manager, giornalista, app developer, imprenditrice, …?
I tuoi perché potrebbero essere: la retribuzione, la competenza, il caso, la passione. Una volta che hai dato le tue risposte (potrebbero essere quelle che ho elencato sopra, oppure altre) ti chiedo di andare più in profondità. Quando  leggerai le prossime righe fai attenzione a tutto ciò che emerge: pensieri, suggestioni, immagini. Nel caso tu abbia carta e penna, è meglio, perché puoi prendere nota.

  • Che cosa desideravi fare “da grande”? Verso quale professione sentivi attrazione? Eri “in fissa” con qualcosa? Chi o cosa ti ispirava? Ognuno di noi ha avuto sogni più o meno realistici, che in qualche caso si sono realizzati, in altri no (ad esempio, io volevo fare la detective).
  • E gli studi? Quali scelte hai fatto? Li hai lasciati per lavorare? Sono stati coerenti con gli impieghi che hai trovato? Hai seguito i tempi previsti? Ci sono persone che hanno avuto battute d’arresto (per esempio, aspiranti medici che a pochi esami dalla laurea non la conseguono).
  • A cosa ti serve il lavoro? Oltre l’aspetto di mantenimento, a quali bisogni risponde? Alla necessità di indipendenza? Alla voglia di riscatto, di espressione di capacità? Molti hanno l’esigenza di portare avanti l’impresa di famiglia (per esempio, King Charles guida una “impresa” già avviata).

Cosa dice la psicogenealogia sulle professioni e sul lavoro

Ora ti aiuterò a passare le risposte che hai dato attraverso il setaccio della psicogenealogia, cioè l’ambito che studia l’impatto degli antenati sulla nostra vita presente. La sua ipotesi è che, tramite le generazioni, la matrice familiare tesse per ognuno di noi talenti e risorse (Ann Schützenberger) ma anche trappole (A. Jodorowsky), cioè convinzioni limitanti e schemi ripetitivi non funzionali. Ogni persona può raggiungere lo stato di benessere legato all’espressione della propria autenticità (C. Rogers) a patto di comprendere come trarre forza e ispirazione dalle radici, invece che esserne stritolata.

Per conoscere gli aspetti poco manifesti dell’influenza familiare sulla scelta del tuo lavoro ti chiederò di applicare alla tua vita le seguenti 5 indicazioni della psicogenealogia.

1) Ogni bambino neonato è affidatario di una “missione segreta” che può riguardare anche il mestiere che andrà a svolgere. Si tratta di un’aspettativa non dichiarata dei genitori che ha radici nel retroterra familiare (M. Maston-Lerat). Per esempio: il desiderio che il nuovo nato diventi un avvocato per difendere  ingiustizie subite dagli avi. Indaga se è questo il tuo caso, verifica cioè, se all’epoca della tua nascita c’erano indizi di un destino professionale “segnato” da un mandato familiare, che potresti aver seguito o tralasciato.

2) Il bisogno al quale risponde il lavoro (per esempio, avere successo, fare carriera, guadagnare molto, avere un’utilità sociale, diventare famosi, …) potrebbe essere qualcosa di non pienamente soddisfatto nell’albero genealogico. Individua se nel tuo passato familiare ci sono stati bisogni delusi quali:  insuccessi, fallimenti, poca credibilità, che attraverso il tuo lavoro attuale potresti contribuire a  “compensare” indirettamente.

3) Il ruolo assunto negli ambienti di lavoro tende ad assomigliare a quello che si è rivestito in famiglia. Fai il punto su come colleghi, responsabili, clienti/utenti ti considerano (boss, problem-solver, pecora nera, precisetti, …). Metti ora il focus su ciò che in famiglia si diceva di te (il piccolino di casa, tu che hai il pallino della meccanica, non ne combini una giusta, …). Trova eventuali ruoli che si rispecchiano o che si oppongono.

4) I mestieri che hanno come oggetto sistemare, aggiustare, prendersi cura, tutelare, proteggere, educare, sanare, sono mestieri “riparativi”. Significa che cercano di porre rimedio in modo simbolico a qualcosa che nell’albero familiare non ha funzionato, è andato storto o è mancato (la sicurezza, la salute, l’istruzione…). Indaga se è questo il tuo caso, cioè se il tipo di lavoro che svolgi risponde ad una “logica riparativa”.

5) La persona in carriera può vivere un conflitto psicologico inconscio, soprattutto se i gradini di successo che sale (o che potrebbe salire) non sono mai stati raggiunti all’interno della famiglia di origine (V. de Gaulejac). Fai mente locale su titoli di studio non conseguiti, blocchi di carriera, opportunità non colte, che potrebbero essere forme di un tuo autosabotaggio in nome della lealtà familiare.

Conclusione

Non importa quanto hai scoperto finora, ciò che conta è che hai messo in moto un vero e proprio processo di ricerca. Ti ha dato la possibilità di comprendere che ci potrebbe essere un copione familiare dietro a scelte lavorative che hai compiuto o stai per compiere. Vivere e lavorare a modo tuo non significa stracciare quel copione, ma conoscerlo e interpretarlo con più consapevolezza e autenticità, così come queste poche righe centrate sulla psicogenealogia ti invitano a fare.

CHI È PAOLA BARZAGHI

Da più di 20 anni si dedica alla psicologia del lavoro, all’interno di diverse organizzazioni nelle quali ha seguito i processi di selezione, formazione e sviluppo. Tuttora si occupa di benessere organizzativo e di sviluppo professionale del personale in una grande università pubblica. Come psicologa che opera anche a livello individuale, aiuta le persone con percorsi di sostegno e crescita, attraverso gli strumenti del counseling e del coaching. Propone, infine, docenze su temi psicologici e conferenze per divulgare la psicogenealogia, un metodo che consente di affrontare quei blocchi di vita relazionale e lavorativa che hanno origine transgenerazionale.

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