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Quale architettura per assicurare la business continuity?

Quale architettura per assicurare la business continuity?

La business continuity è legata all’architettura scelta per ottenere la massima disponibilità di energia possibile. E’ importante osservare che non esiste un’architettura migliore di un’altra in termini assoluti.
La migliore architettura per aumentare la business continuity va analizzata caso per caso, considerando tutte le variabili: dalla dislocazione dei vari apparati nell’edificio, alle compartimentazioni dei locali, all’impianto elettrico corrispondente, alla criticità del dowmtime sui singoli apparati, ed altro.

La disponibilità di energia, infatti, elemento essenziale per la business continuity, va considerata sul carico e tenendo conto delle disponibilità dei singoli elementi presenti nell’impianto.
La disponibilità si calcola con la formula A.
La disponibilità quindi sarà elevata quando il parametro MTBF (Mean Time Between Failures) sarà il più elevato possibile, e il parametro MTTR (Mean Time To Repair) il più basso possibile.

Come costruttori di sistemi di continuità ci concentreremo sui gruppi statici di continuità, sui sistemi statici di trasferimento del carico e loro applicazioni.
Un gruppo statico di continuità (abbreviato UPS, acronimo di Uninterrupted Power System) è un dispositivo che si interpone fra l’alimentazione elettrica del fornitore (es. la presa di corrente), e il carico (es. il computer).
Lo scopo dell’UPS è garantire al carico un’alimentazione di alta qualità (stabilizzata quindi in frequenza e tensione, a prescindere dalle variazioni di frequenza e tensione della rete a monte) e di continuità (al mancare della rete di alimentazione l’UPS provvederà ad alimentare il carico, senza interruzione, per un tempo previsto e limitato nel tempo).

L’UPS dovrà avere un’elevata efficienza (al “ne di contenere le spese energetiche altrimenti dissipate in calore), la massima potenza attiva disponibile (il rapporto kVA-kW), e un elevato valore di disponibilità.
Per applicazioni particolarmente critiche un singolo UPS può non essere ritenuto sufficiente: in questi casi si fa ricorso a 2 o più UPS collegati in parallelo, introducendo così il concetto di ridondanza. Previa verifica del livello di ridondanza, se un UPS si guasta il carico rimane comunque alimentato dagli UPS rimanenti, garantendo così un’alimentazione del carico ancora ottimale.

Questa soluzione tuttavia può essere perfettamente idonea per alcune situazioni, meno idonea per altre.
Ad esempio, se il sistema di continuità risiede nel medesimo locale dei carichi, questa soluzione risulta essere indicata, in quanto le variabili (quadri elettrici, protezioni, condotti cavi ecc) sono ridotte al minimo.
Infatti, circa il 70% dei guasti che causano l’interruzione di alimentazione di carichi critici avvengono tra l’uscita dell’UPS e il carico stesso, per varie cause: errori umani, interruzione di cavi, guasti delle utenze, allagamento dei locali tecnici, sgancio protezioni, o altro.

Qualora il o i sistemi UPS siano fisicamente lontani dai carichi, potrebbe risultare utile l’utilizzo dei sistemi di trasferimento del carico (STS).
Gli STS sono sistemi a 2 ingressi (sorgenti) e una uscita. Solo 1 dei 2 ingressi erogherà verso l’uscita, l’altro sarà presente in stand by. Qualora ci siano anomalie sulla sorgente in erogazione l’STS trasferirà automaticamente il carico, collegato all’uscita dello stesso, sull’altra sorgente disponibile in tempi di circa 4 msec, garantendo così l’alimentazione del carico.
 

di Juri Valente, Technical Marketing Sicon Srl – Socomec UPS

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