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Rivieccio, Cersa : le certificazioni richieste dal Disciplinare del Capo della Polizia

Rivieccio

Tra i relatori del Seminario Tecnico organizzato da ASSIV “Certificazione di Conformità per gli Istituti di Vigilanza Privata”, svoltosi a Roma giovedì 19 Marzo, S News incontra Luciano Rivieccio, Amministratore Delegato di Cersa, Organismo di Certificazione.

Quali le novità del Disciplinare del Capo della Polizia?
Il Disciplinare del Capo della Polizia ha introdotto delle regole tecniche su come seguire le Certificazioni di Conformità, che sono richieste in adempimento al Decreto Ministeriale 115/2014 in capo agli Istituti di Vigilanza. Tali Istituti devono dimostrare la loro conformità ad una serie di requisiti, sia del Decreto 269 sia, ovviamente, delle Norme Tecniche Uniche che sono richiamate nello stesso Decreto 115.
La novità sostanziale è che il Disciplinare ha, per la prima volta credo nella storia, dato delle disposizioni tecnico-operative agli Organismi di Certificazione che saranno chiamati dagli Istituti di Vigilanza per rilasciare queste Certificazioni, quindi per eseguire queste verifiche ispettive.
La novità sostanziale è che il Disciplinare non ha consentito agli organismi di Certificazione di utilizzare degli strumenti secondo le proprie capacità e flessibilità operative: ha praticamente imposto, non solo gli strumenti, ma anche le regole e le qualifiche delle competenze che dovremmo mettere in campo per eseguire queste valutazioni.
Diciamo che il Disciplinare ha voluto tutelare due aspetti : il primo, sicuramente, il fatto che queste verifiche devono essere fatte con persone che hanno competenza specifica nel mondo della Sicurezza; il secondo aspetto è che si è voluto usare ogni possibile forma per garantire la perfetta omogeneità degli interventi: ecco perché quindi pari competenza e pari strumenti.

Per quanto riguarda eventuali altre Certificazioni, quali sono richieste dal Disciplinare?
Il Disciplinare abbraccia le tre certificazioni obbligatorie che sono richieste dal Decreto 115: la più importante, riguarda la Norma Tecnica UNI 10891, parla dei requisiti di qualità dei Servizi e degli Istituti di Vigilanza ed è la norma più importante, quella che il Decreto 269 abbraccia integralmente nel suo articolato e nei suoi allegati;  c’è poi un’altra certificazione richiesta che riguarda quelli che una volta si chiamavano le “Centrali di Telesorveglianza” e ad oggi si chiamano “Centri di Monitoraggio Ricezione e Allarme”, e il riferimento Normativo per queste Certificazioni sono rispettivamente la Norma UNI 11068 che è stata sostituita dalla nuova Norma UNI CEI EN 50518, una norma molto tecnica, molto complessa e richiede veramente una notevole competenza per la Certificazione; e poi, l’altra norma, citata dal Decreto 115 è la Norma che riguarda le Professionalità, quindi il professionista della Security, figura che deve essere presente negli Organismi di Vigilanza e si fa riferimento in questo caso alla Norma UNI 10459, ormai già aggiornata con l’edizione 2015 che anche qui ha introdotto delle novità molto importanti, perché è una norma che ormai parla di Certificazione della Persona come siamo abituati normalmente a sentirla, quindi con riferimento ai livelli EQF: quindi una Norma molto avanzata che si rispecchia pienamente nel nuovo ordinamento delle Certificazioni delle Professioni con riferimento al Quadro Europeo delle Competenze.

Un’altra domanda, dal suo punto di vista, di Tecnico Esperto, quali migliorie una certificazione come questa può portare all’Azienda?
Diciamo che tutte le Certificazioni vanno interpretate, secondo me, non dal punto di vista di una chiara imposizione di cogenza. Io credo che, qualsiasi organizzazione di Vigilanza o meno, se crede di portare avanti la Certificazione perché qualcuno glielo chiede, sia in errore.
Le Certificazioni sono dei momenti di rivisitazione dei propri processi interni dal punto di vista organizzativo e dal punto di vista economico e, il mettere in discussione le organizzazioni, il mettere in discussione quello che si fa per il fine ultimo, che è comunque un fine societario di ricavo, credo che debba essere sempre preso in considerazione.
Io credo che le Certificazioni debbano essere sempre viste da questo punto di vista; il fatto che poi servano per rispondere, in questo caso al requisito cogente, mi creda, è un di cui. Il famoso ciclo di Deming che ha un po’ tracciato la strada nel mondo delle Certificazioni credo che sia una cosa che è assolutamente indipendente dalla Certificazione: oggi tutte le organizzazioni vivono sui concetti del Ciclo di Deming. Qualsiasi cosa si faccia, si parte da un analisi, un analisi del rischio, quella che vogliamo, ma alla fine si raggiunge sempre il risultato che viene rimesso in discussione, e questo secondo me è importante.

a cura di Monica Bertolo

Nel video che segue l'intervista integrale a Luciano Rivieccio, Amministratore Delegato di Cersa, Organismo di Certificazione


 

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