
Il Normatore del 2017, come ben sanno i professionisti della sicurezza, è diverso da quello del 1995. Venti pagine si aggiungono come una valanga alle sole quattro che disciplinavano la precedente regolazione.
Il Normatore-revisore ha riempito tutti i vuoti ponendo un argine ad ogni interpretazione capace di sollevare dubbi o ammettere processi di accomodamento. Ci sono voluti vent’anni per vedere riecheggiare toni di ispirazione asburgica e per depotenziare la cifra lassista che aveva caratterizzato l’approccio sommario del 1995. Così si definisce a tutto tondo un profilo professionale che nella subcultura del business si vedeva relegato ad opporre la sua fisicità ai cancelli di ingresso degli stabilimenti. Oggi la Security è altra cosa. Per sovrammercato seguono appendici (sei per l’esattezza) cariche di imperativi. Tra queste è rigorosamente indicato il bagaglio di conoscenze che deve accompagnare gli esperti di settore: “vaste programme” (A. 4). Sembra prevalere su tutto l’approccio tecnologico (A.4.8).
Téchne, per i greci, è tecnica, abilità nel mestiere, atteggiamento scientifico, approccio teoretico ed esaltazione della creatività.
I cinesi con un solo ideogramma esprimono il senso di arte, mistero e processo. La sua origine è il simbolo del crocevia che significa cammino, strada, comunicazione.
E la tecnologia si è imposta: lenta dapprima, impetuosa poi. La Security è attività di contrasto alla minaccia che per sua natura ha una spinta di creatività che paradossalmente ha determinato il progresso scientifico. Il Security Manager è chiamato a fronteggiare le minacce palesi e ad intuire i segnali di quelle insorgenti in un conflitto ibrido nelle forme, ma canonico nelle reazioni: ad ogni minaccia palese deve corrispondere un argine, ad ogni minaccia intuita deve seguire una pianificazione.
Anche l’attività di tutela del patrimonio aziendale (inteso come protezione di assets, processi e capitale umano) da decenni beneficia di innovative e originali applicazioni tecnologiche che hanno prodotto come risultato la riduzione di lavoro fisico, tempi e costi fissi, incrementando prestazioni, efficacia ed efficienza. Le macchine, quando perfettamente funzionanti, riducono il margine di errore umano approssimandolo allo zero.
Nel numero 60-2021 di S News avevamo affrontato il tema offerto dalle specificità di impiego del personale di Security in taluni settori industriali su cui, più di altri, si concentrano le attenzioni di comunità e istituzioni e sulle quali volteggia l’occhiuto interesse della minaccia.
Le delicate tematiche ambientali e tutti i reati ad esse connessi, puniti dal Codice Penale (come l’inquinamento e il disastro ambientale, il traffico o abbandono di materiale ad alta radioattività, l’omessa bonifica, ecc.), impongono profonde riflessioni circa l’utilizzo della tecnologia in grado di impedire o quantomeno contenere danni economici o di natura reputazionale/di immagine.
Al di là delle contromisure e dei controlli (anche di natura organizzativa) che le aziende già pongono in essere per prevenire e contrastare illeciti penali e amministrativi, il mercato è una miniera inesauribile di soluzioni tecnologicamente avanzate, dall’efficacia esimente, che escludono o limitano errori e contrastano le azioni dolose di terzi.
Tali tecnologie spesso operano in ambienti diversi e non esperiti dalle aziende; si tratta quindi di adattare quelle applicazioni, ancorché rivolte ad altri fini, alle esigenze specifiche di ogni singolo settore. E di tali applicazioni ora il mercato ridonda, consentendo forme di monitoraggio impensabili solo pochi anni fa. A proposito di monitoraggio, un mio antico maestro sosteneva che l’allarme contabile deve scattare quando ad una verifica di cassa emerge il centesimo in più che è spesso segnale di malversazione, a differenza del centesimo in meno che è quasi sempre frutto di incuria. Aggiungeva il mio maestro che è maggiore il danno potenziale di qualcosa che entri nello stabilimento e non vede registrata l’uscita, di quanto invece esca driblando i controlli. Regole, queste, di cui ho potuto apprezzare la matematica aderenza ai casi reali in cui ci siamo imbattuti. È l’annosa questione della tracciabilità: un pezzo di ferro se entra come rottame non deve essere accompagnato da materiale intruso di cui non si possa legittimare la presenza.
Se l’umile pezzo di ferro non risponde all’appello, la tecnologia va in allarme con una efficacia che è impensabile richiedere a un controllo umano. Ormai le norme penali a tutela della correttezza di queste attività sono così cogenti e invasive da rendere meno preoccupanti le altre situazioni di rischio.
Una prima soluzione sfrutta le possibilità offerte dalla video analisi intelligente, quei sistemi cioè di videosorveglianza che, debitamente programmati, generano degli alerts o degli allarmi in modo automatico. Le informazioni raccolte attraverso i c.d. metadati (grandi insiemi di dati provenienti dall’analisi delle immagini) sono solitamente utilizzate per segnalare persone, cose o altre entità rilevati nel video, analizzando il loro aspetto o i movimenti che compiono all’interno dell’area ripresa dalle telecamere. In base a precisi parametri pre-impostati, il sistema di video analisi è capace di valutare quali azioni siano “consone” rispetto alla programmazione e quali, invece, “anomale”. Se, ad esempio, volessimo identificare come anomali una serie di comportamenti che desideriamo non si verifichino, distanze da rispettare e oggetti che non vorremmo trovare all’interno di determinati carichi trasportati, oggi sarebbe possibile farlo. La tecnologia ha raggiunto una piena maturità. I controlli degli operatori potranno essere effettuati da remoto (e non più esclusivamente sul campo) grazie a un sistema TVCC ad altissima risoluzione di gran lunga più sofisticato e all’avanguardia rispetto a un impianto tradizionale di videosorveglianza.
Una seconda soluzione, anche più audace della precedente, è rappresentata dall’utilizzo di un portale di grandi dimensioni, di uno scanner cioè di rilevamento e screening già in uso in particolari ambiti come quello aeroportuale, portuale, della sicurezza urbana e nelle applicazioni militari.

Un acceleratore lineare emette un fascio di raggi-x che attraversa la struttura del camion/container. Lo sforzo compiuto dai raggi nel penetrare i materiali genera differenti segnali luminosi, più o meno attenuati, convertiti poi in segnali elettrico/digitali, a loro volta trasformati in immagine radioscopica. Il portale permette di verificare così l’omogeneità del carico trasportato attraverso un software che distingue il materiale organico da quello inorganico, fornendo un’analisi pluricromatrica, dimensioni e stima del peso incluse.

Anche in questo caso l’operatore di Security, che potremmo definire a ragione Imint Analyst, potrà svolgere le sue attività da remoto (Control Room) senza che un solo spillo (e non è affatto un modo di dire) sfugga alle maglie dei suoi controlli e al tracciamento di ogni dinamica che lo riguardi.
Soluzioni tecnologiche che al vantaggio della tracciabilità sommano consistenti ritorni economici (ROI) anche sotto forma di savings: gli ammortamenti richiedono tempi brevi a prescindere dall’entità dell’investimento.
La legge non concede deroghe, per cui l’operatore di settore deve affrettarsi ad aderire al profilo indicato poiché gli viene fatto carico di una serie di responsabilità, alle quali non saranno chiamate altre figure professionali.
Chi è Cristhian Re
Security Manager con oltre venti anni di esperienza maturata nell’industria della difesa, dell’energia, delle multiutilities, della siderurgia e dei semi conduttori. Laureato in Scienze Politiche e in Lettere, Master of Arts in Intelligence and Security. In ambito professionale CBCI, PFSO, Lead Auditor ISO 9001, 37001, 22301, 27001, 20000-1. Articolista e membro del Business Continuity Institute Italy Chapter, del Comitato Scientifico della rivista S News e del Centro Interistituzionale di Studi e Alta Formazione in materia di Ambiente (CISAFA). Autore nel 2011 de “La misurazione della sicurezza” – (Ed. Bit.Book) e nel 2012 della “Introduzione all’analisi dei rischi” (Ed. Edisef). Ufficiale in congedo dell’Arma dei Carabinieri.