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Stupidi si nasce? Il mistero è svelato. E a quanto pare l’unico a non saperlo ero io. L’amico Francesco mi invitava ormai da tempo a leggere il breve saggio del prof. Carlo M. Cipolla (1922-2000) “Le leggi fondamentali della stupidità umana”. Galeotto un giro in libreria. Trovo in un angolo della sezione spiritualità-religioni (humor del Caso) il pamphlet dell’esimio storico pavese. Lo acquisto e lo leggo. Illuminante. Scopro fin dalle prime pagine l’esistenza di un simbolo (σ, il sigma) che rappresenta la quota insopprimibile di persone stupide che, inspiegabilmente e talvolta a nostra e a loro insaputa, possono occasionare danno grave. La nostra vita è punteggiata da vicende in cui si incorre in perdite di varia natura, a causa delle improbabili azioni di qualche assurda creatura che capita nei momenti più impensabili e sconvenienti a provocarci mali, frustrazioni e difficoltà, senza avere nulla da guadagnare da quello che compie. Nessuno sa, capisce o può spiegare perché quella creatura fa quello che fa. Non c’è spiegazione, o meglio, c’è una sola spiegazione: la persona in questione – dichiara Cipolla – per volere imperscrutabile e insindacabile della Divina Provvidenza è stupida e, in taluni casi, super-stupida.
Le quattro categorie del genere umano secondo Cipolla
L’autore, nemmeno fosse un matematico puro, riconduce l’intero genere umano a quattro sole categorie in funzione dell’incontro dei due segni algebrici (+ e -) e della prevalenza del vantaggio/svantaggio (per se stessi o per gli altri). Le azioni compiute, dunque, connotano l’essere umano che può risultare più o meno intelligente, più o meno bandito, più o meno sprovveduto, più o meno stupido. Lo spettro per ciascuna categoria è assai ampio, ma i confini nettissimi. La maggior parte delle persone (quelle i cui comportamenti rientrano nelle prime tre tipologie), dice Cipolla, non agisce coerentemente. L’unica importante eccezione alla regola è rappresentata dalle persone stupide che normalmente mostrano una massima propensione per una piena coerenza in ogni campo d’attività e un potenziale che deriva dalla posizione che occupano. E, poiché per la Seconda Legge (in totale sono solo cinque) la probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa, quella frazione σ è presente ovunque nella società, in tutte le categorie umane e professionali: tra professori universitari (suoi colleghi), bidelli, Capi di Stato, impiegati, uomini di Chiesa, burocrati, generali e persino Premi Nobel. Insomma, tutti. Nessuno escluso.
Il vero dramma
Il vero dramma – afferma Cipolla – è che lo stupido non sa di essere stupido. Pertanto, tale assenza di consapevolezza contribuisce a dare maggior forza, incidenza ed efficacia alla sua azione devastatrice. Gli stupidi sono pericolosi e funesti perché le persone ragionevoli trovano difficile immaginare e capire un comportamento stupido. Una persona intelligente può capire la logica di un bandito in quanto segue un preciso modello di (perversa) razionalità, in forza del quale le sue sporche e deplorevoli azioni possono essere previste e contrastate con opportune difese. Con una persona stupida, invece, tutto ciò è assolutamente impossibile. Egli ci perseguiterà senza ragione, senza un piano preciso, nei tempi e nei luoghi più improbabili e più impensabili. Non vi è alcun modo razionale per prevedere se, quando, come e perché, una creatura stupida porterà avanti il suo attacco. Di fronte a un individuo stupido, si è completamente alla sua mercé. È un gruppo, quello degli stupidi, non organizzato, non facente parte di alcun ordinamento, che non ha un capo, né presidente, né statuto, ma che riesce tuttavia a operare in perfetta sintonia come se fosse guidato da una mano invisibile, in modo tale che le attività di ciascun membro contribuiscono potentemente a rafforzare ed amplificare l’efficacia dell’attività di tutti gli altri membri. Lo stupido – conclude il professore – col sorriso sulle labbra come se compisse la cosa più naturale del mondo, comparirà improvvisamente a scatafasciare i nostri piani, distruggere la nostra pace, complicarci la vita e il lavoro, farci perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività e tutto questo senza malizia, senza rimorso e senza ragione. Stupidamente.
Le parole di Cipolla se da un lato sconvolgono forse per crudezza e cinismo, dall’altro sono di grande conforto. Non tutte le colpe sono nostre: alcune dipendono da altri. Su col morale, quindi!
Stupidi si nasce? La conclusione
L’amico Francesco, però, sostiene che tutti quanti noi nasciamo con una quota parte di quella stupidità, che in fondo ci rende veramente umani. È vero che questa quota nello stupido è dilatata ed espansa, ma è altrettanto vero che quel pizzico con il quale ci è dato di caratterizzarci come produttori di coscienza, ci offre un’ancora di salvezza e uno strumento di sopravvivenza. Per cui è bene non rinunciare o arrivare a soffocare la parte che ci è concessa, perché in qualche caso quello schizzo di stupidità può salvarci la vita.