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Umberto Saccone, EY: Ucraina, 13 maggio 2023 si combatte ancora

Umberto Saccone EY Ucraina

Dopo 443 giorni di guerra la bandiera gialloblù dell’Ucraina sventola sul Torrino del Quirinale, accanto a quella italiana, a quella europea e allo stendardo del Presidente della Repubblica. È la prima visita in Italia di Volodymyr Zelensky dall’inizio dell’invasione russa. È un sabato romano uggioso e blindatissimo.           

È una città blindata con l’attivazione di speciali misure di sicurezza con servizi ad ampio raggio in tutta la Capitale, assicurati da un ingente dispositivo di forze dell’ordine per dare sicurezza all’incontro con Mattarella, il pranzo con la premier Giorgia Meloni, la visita in Vaticano da papa Francesco.

Tutto questo mentre, nel Paese martoriato dalla guerra, gli scontri continuano a concentrarsi in prevalenza lungo le linee di contatto nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Mentre nella regione di Luhansk le forze russe sono impegnate in operazioni difensive a Kupyansk, si registrano progressi limitati delle truppe di Mosca nella conquista di Bakhmut. Il leader della compagnia Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha minacciato di ritirare le forze del gruppo dal fronte di Bakhmut, a causa di una penuria di munizioni. Secondo il think tank statunitense “Institute for the study of war”, l’escalation delle dichiarazioni di Prigozhin è il risultato della sua incapacità di rispettare una scadenza non specificata per la cattura di Bakhmut.

La controffensiva dell’Ucraina

Stando a quanto dichiarato da diversi blogger di guerra, in data 11 maggio avrebbe avuto inizio la controffensiva ucraina. Le truppe di Kiev avrebbero iniziato la loro operazione per circondare le forze russe vicino a Bakhmut e sarebbero riuscite a sfondare le linee del fronte di Soledar. La CNN, in data 12 maggio, citando un alto funzionario militare statunitense, conferma che le forze ucraine avrebbero iniziato le operazioni di preparazione in vista della controffensiva contro l’esercito russo.

Il conflitto nei prossimi mesi

È verosimile ipotizzare che nei prossimi mesi il conflitto oscillerà tra la cristallizzazione delle attuali posizioni territoriali, il rischio di un ulteriore aggravamento a livello locale ed una pericolosa escalation (potenziale) che coinvolgerebbe direttamente altri attori internazionali.

Le forze ucraine hanno dimostrato la capacità tecnica di compiere attacchi a distanza nel territorio della Russia, come avvenuto a più riprese negli ultimi mesi. Tali attacchi colpiscono prevalentemente le regioni più prossime al confine tra Russia e Ucraina, ma possono anche raggiungere obiettivi più lontani, come accaduto a dicembre 2022 presso la base aerea di Ryazan (situata circa 180 chilometri a sud-est di Mosca). Se l’azione fosse effettivamente da attribuire alle forze di Kiev, l’attacco sarebbe probabilmente da interpretare più come un’azione di disturbo e un gesto intimidatorio che come un attentato a Putin. D’altra parte, le modalità della reazione russa e dell’attacco stesso non permettono di escludere che l’azione sia stata un’operazione “false flag”, creata artificiosamente dalle autorità di Mosca. Vista la tempistica dell’attacco, registrato a pochi giorni dalle celebrazioni per la Festa della Vittoria (il 9 maggio), l’evento potrebbe essere stato creato ad arte per rafforzare il sostegno della popolazione al conflitto in corso in Ucraina. In alternativa, l’operazione potrebbe essere stata organizzata anche per danneggiare i rapporti tra l’Ucraina e i suoi partner occidentali, finora contrari ad azioni di alto profilo contro la Russia.

Al di là della sua portata comunque limitata, il presunto attacco del 3 maggio potrebbe preludere verosimilmente – che si tratti di un’effettiva azione ucraina, di una “false flag” o di un’azione compiuta da un gruppo di opposizione russo – a un’ulteriore escalation di attacchi effettuati dalla Russia in territorio ucraino. Tale escalation, nel breve periodo, potrebbe assumere la forma di attacchi missilistici più intensi e frequenti contro città e infrastrutture critiche in territorio ucraino, come quelli registrati nelle ultime settimane. In alternativa, l’attacco potrebbe fornire alle autorità russe il pretesto per avviare una nuova mobilitazione, anche in vista della prevista controffensiva delle forze ucraine (che dovrebbe prendere il via nelle prossime settimane).Nei prossimi mesi l’offensiva russa verosimilmente proseguirà su più direttrici. L’obiettivo primario delle forze russe nel medio termine sarà la conquista della totalità delle regioni di Donetsk e Luhansk, comprese le città di Toretsk, Kramatorsk e Slovyansk. Le direttrici di attacco russe (come accaduto tra marzo e aprile 2022) proseguiranno contemporaneamente su più assi: est-ovest (da Lysychansk, Kreminna e Svatove) e sud-nord (da Donetsk). In quest’ottica, l’esito della battaglia di Bakhmut rappresenta un fattore chiave in grado di influenzare gli equilibri nel quadrante orientale e l’andamento del conflitto stesso. L’eventuale conquista di Bakhmut e Avdiivka, eventualità che non può essere esclusa nei prossimi mesi, porrebbe le forze russe in una posizione strategica vantaggiosa per un’offensiva contro le città di Slovyansk e Kramatorsk. I militari di Mosca potrebbero impiegare le infrastrutture, stradali e ferroviarie, di Bakhmut per avanzare verso ovest e nord-ovest sfruttando, inoltre, l’assenza di difese naturali tra Bakhmut e Slovyansk/Kramatorsk. Un elemento indicativo circa le possibilità russe di avviare un attacco contro queste due città sarà l’eventuale conquista delle città di Siversk e Kostjantyniwka. Sul fronte meridionale appaiono poco probabili offensive russe oltre Dnepr, verso le città di Kherson e Zaporizhia. In questo quadrante le truppe russe verosimilmente si attesteranno su posizioni difensive.

In prospettiva, un elemento sistemico suscettibile di sostentare la prosecuzione del conflitto è il mancato raggiungimento degli obiettivi politici e strategici da parte di entrambe le fazioni, ovvero la completa liberazione dei territori ucraini per Kyiv e la conquista della totalità Donbas e dei territori meridionali per Mosca. Le probabilità che la guerra in corso possa proseguire nel medio periodo saranno maggiori qualora le forze in campo confermassero l’intransigenza circa i propri obiettivi politici e strategici.

Gli sviluppi nel medio termine  

Nel medio termine, l’azione militare russa appare strutturata su di un piano strategico definito, condotto e alimentato autonomamente da Mosca. Quella ucraina, invece, risulta intrinsecamente legata alla prosecuzione dell’invio degli aiuti militari da parte degli alleati ed è pertanto suscettibile di variazioni a causa di elementi esogeni. Gli aiuti militari giunti sino ad oggi a Kyiv (tank, artiglieria pesante, sistemi anti-aerei) non appaiono sufficienti per strutturare un’offensiva tale da riconquistare la totalità dei territori persi nel corso del conflitto. Inoltre, le forze ucraine hanno oggi in dotazione differenti sistemi d’arma, ognuno dei quali richiede costanti rifornimenti e ricambi specifici, elemento questo che potrebbe rendere meno sostenibile l’azione militare di Kyiv. In prospettiva, infine, andrà valutata anche la sostenibilità del flusso di aiuti militari da parte degli alleati di Kyiv, sia dal punto di vista bellico (si segnalano carenze negli stoccaggi di taluni sistemi d’arma nei Paesi Occidentali), sia socio-economico.

Sul lungo termine  

Sul lungo termine, pertanto, in virtù del fatto che quello in corso è un conflitto di attrito, l’esercito che gestirà in maniera più efficace l’impiego e i rifornimenti dell’artiglieria pesante e dei sistemi missilistici potrebbe acquisire un vantaggio incrementale nei confronti dell’avversario.

I Paesi NATO e UE, pur con alcuni distinguo e tensioni interne, confermeranno il loro sostegno militare all’Ucraina. Gli aiuti militari potrebbero, inoltre, in linea con quanto registrato nel 2022, conoscere un progressivo incremento qualitativo.

La prosecuzione dell’azione armata di Vladimir Putin deve essere valutata anche alla luce delle conseguenze del conflitto sul piano sociopolitico interno per la Russia (contratto sociale e oligarchia). Tuttavia, la possibilità della messa in discussione della figura e delle scelte di Vladimir Putin appare un’ipotesi remota. Ad oggi, a prevalere sono una diffusa rassegnazione da parte di coloro che si oppongono all’operazione militare russa in Ucraina e un crescente sentimento antioccidentale dall’altro. L’ipotesi di variazioni dell’attuale status quo russo e dei rapporti di forza tra Putin, l’oligarchia e la popolazione, potrebbero, potenzialmente, subire variazioni qualora il Cremlino dovesse proclamare la legge marziale su tutto il territorio della Federazione Russa.

Dal punto di vista diplomatico, le trattative risultano attualmente bloccate. Gli sviluppi relativi al mandato della ICC conforterebbero l’ipotesi, allo stato attuale, la distanza tra le parti in conflitto, ed i rispettivi sponsor, per la definizione di un cessate il fuoco. Tempistiche, modalità e contenuti di un’eventuale tregua saranno verosimilmente dettati dall’andamento militare del conflitto.

Le molteplici risoluzioni votate all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite descrivono uno scenario multipolare con posizioni ibride.

Il significato ad oggi dell’azione di Mosca in Ucraina   

Ad oggi, l’azione militare di Mosca in Ucraina ha evidenziato, e accelerato, i processi di ridefinizione degli equilibri di potenza e delle alleanze a livello globale, acuendo le contrapposizioni tra singoli Paesi (Stati Uniti e Cina), tra blocchi definiti geograficamente (Occidente e Eurasia/Oriente) e tra alleanze fluide e contingenti definite dall’interpretazione, talvolta in senso democratico, talvolta in senso autoritario/personalistico, delle modalità di governo a livello nazionale.

Umberto Saccone è Leader Employee & Physical Assests (EPA), Security Risk Management, Forensic & Integrity Services
EY (Ernst&Young), nonché Adjunct Professor alla Luiss Business School.

EY Ernst & Young
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