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Umberto Saccone: Sicurezza nazionale. Poteri, conflitti, informazioni

Umberto Saccone Adjunct Professor LUISS Business School Sicurezza Nazionale

Il libro “Sicurezza nazionale. Poteri, conflitti, informazioni”, che verrà presentato il 4 luglio al Centro Studi Americani, unisce saperi diversi tracciando di fatto un profilo dell’intelligence molto diverso dai manuali che siamo usi rinvenire negli scaffali delle tante librerie. Come sottolinea nella prefazione Gianni De Gennaro, Presidente del Centro Studi, pensare alla relazione e al bilanciamento tra questi elementi nei differenti sistemi politici, dai democratici agli autocratici, è l’obiettivo di questo testo. Con un comune denominatore: le organizzazioni preposte alla ricerca, alla raccolta e alla valorizzazione delle informazioni. I servizi d’intelligence.

Sette gli autori, Alessio Anelli, Antonio Malaschini, Dario Matassa, lo scrivente, Enrico Savio, Adriano Soi e Aronne Strozzi, che nella loro diversità, avvicendandosi senza mai allontanarsi dal tema, hanno fornito il loro contributo per la redazione di un testo organico, snello e magari a tratti anche avvincente.

Il capitolo 007, relazioni istituzionali e risk management da me scritto, esplora approfonditamente la necessità di una gestione strategica delle relazioni istituzionali e del risk management in un mondo sempre più globalizzato e complesso. Inizia discutendo l’aumento della volatilità strategica e la crescente complessità dei modelli decisionali delle organizzazioni, evidenziando come queste dinamiche richiedano una leadership capace di guardare oltre le problematiche immediate per tutelare l’interesse nazionale e i settori strategici dell’economia.

L’articolo sottolinea come la crescente internazionalizzazione delle imprese, inclusi i piccoli attori, le coinvolga in scelte strategiche che in passato erano appannaggio esclusivo degli organi statali. Un esempio è la coabitazione tra una multinazionale e una comunità locale, dove decisioni come la delocalizzazione di una fabbrica o la riduzione delle emissioni inquinanti possono avere impatti significativi su vari fronti, rendendo essenziale per gli enti pubblici mantenere contatti diretti con le imprese per adottare scelte condivise.

La partnership Pubblico Privato (PPP)

Si osserva una tendenza degli organi pubblici a concentrarsi su ambiti operativi altamente specializzati, lasciando compiti più generici ai privati. Dal punto di vista delle imprese, questa tendenza rappresenta un’opportunità per adottare un approccio basato sulla sostenibilità e avviare un dialogo di reciproco vantaggio con le istituzioni pubbliche, premessa fondamentale per l’adozione di decisioni condivise. L’articolo sostiene che una collaborazione stretta tra il settore pubblico, afflitto da budget limitati, e il settore privato, che deve competere su scala globale, è essenziale. La formula prevalente nei Paesi Occidentali avanzati è la Partnership Pubblico-Privato (PPP).

In una società del rischio, dove le minacce sono esponenzialmente aumentate e le loro cause ed effetti sono difficili da individuare chiaramente, le imprese devono implementare sistemi di protezione per ridurre i rischi. Le normative nazionali e internazionali impongono obblighi precisi per la tutela dei lavoratori, rendendo le aziende responsabili della protezione delle proprie persone. Il sistema di garanzia deve avere solide interfacce con le istituzioni nazionali per affrontare scenari complessi e imprevedibili. L’articolo evidenzia che le partnerships strutturate tra stato e aziende possono assicurare una protezione estesa a tutto il sistema Paese. Se le imprese subiscono danni da terrorismo, spionaggio, sabotaggi, frodi o furti, non sono solo loro a essere danneggiate, ma l’intera comunità.

Un’efficace PPP può regolamentare chiaramente la cooperazione tra forze dell’ordine, forze armate, organismi di sicurezza e le funzioni aziendali dedicate alla gestione delle crisi. Tuttavia, in Italia non è ancora definito chiaramente il tipo di rapporto che dovrebbe esistere tra aziende e istituzioni pubbliche responsabili dell’ordine pubblico, sicurezza e difesa. L’articolo suggerisce che è necessario implementare questa formula, per costruire un Sistema Paese dove le professionalità aziendali si integrano con quelle della pubblica amministrazione per garantire la sicurezza delle persone.

L’articolo continua spiegando come la profonda interconnessione tra aziende e sistema economico nazionale richieda la formalizzazione delle partnerships pubblico-privato, soprattutto per gestire questioni geopolitiche globali come l’approvvigionamento energetico. La sicurezza energetica, ad esempio, è strettamente legata alla collaborazione tra stato e aziende per il vantaggio dello stato e dei suoi cittadini. Si propone la creazione di organi permanenti di partnership pubblico-privato, dove attori pubblici e privati condividono informazioni e collaborano per integrare i dispositivi di sicurezza privati con quelli pubblici.

L’importanza delle relazioni istituzionali e il modello “risk based”

L’articolo discute anche l’importanza delle relazioni istituzionali come punto di incontro tra sistema pubblico e privato. Queste relazioni coprono tutte le attività di relazione e rappresentanza svolte per conto di persone giuridiche, associazioni o enti no-profit nei confronti di organi politici e amministrazioni pubbliche a livello regionale, nazionale o internazionale. Le relazioni istituzionali fanno parte dei “Public Affairs“, che mirano a mettere in relazione enti privati e decisori pubblici per promuovere e organizzare eventi, condividere proposte e studi, e influenzare le decisioni pubbliche a vantaggio delle imprese.

Le multinazionali hanno investito nelle relazioni istituzionali, riconoscendo l’importanza del “soft power” per creare punti di contatto tra stati, multinazionali e comunità locali. Lo stato cerca strategie di “soft law” per raggiungere accordi con le multinazionali senza misure coercitive drastiche, mentre le multinazionali cercano di influenzare le decisioni pubbliche a proprio vantaggio.

L’articolo propone un modello “risk based” per le relazioni istituzionali, articolato in cinque fasi: assessment, definizione degli obiettivi, attuazione, diffusione e review dei risultati. La fase di assessment implica un’analisi della situazione attuale e dei rischi, mentre gli obiettivi chiave sono trasparenza e prevenzione dei rischi. L’attuazione richiede formazione continua del personale e modifica dell’assetto organizzativo. La diffusione prevede visibilità esterna del nuovo approccio e comunicazione con gli stakeholders. Infine, la review dei risultati è un processo ciclico per migliorare continuamente il modello.

Conclusioni

L’articolo conclude analizzando l’intersezione tra relazioni istituzionali e crisis management. La comunicazione di crisi deve essere razionale, responsabile, trasparente e sensibile agli interessi di tutte le parti coinvolte. Un piano di comunicazione di crisi deve includere strategie per prevenire, gestire e uscire dalla crisi, con l’obiettivo principale di salvaguardare la reputazione dell’organizzazione e instaurare fiducia.

In sintesi, l’articolo presenta un’analisi dettagliata dell’importanza delle relazioni istituzionali e del risk management, proponendo un approccio strutturato e integrato per affrontare le sfide di un mondo globalizzato e complesso.

Umberto Saccone libro Sicurezza nazionale. Poteri, conflitti, informazioni
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