Urbano, Assiv: è necessario un incisivo intervento del Ministero dell’Interno affinché gli Istituti intraprendano con decisione il percorso di verifica e certificazione, per una sana competizione di mercato.
S News incontra Maria Cristina Urbano, Vice Presidente Assiv, l’Associazione Italiana Vigilanza e Servizi Fiduciari.
Vice Presidente Urbano, Assiv da oltre tre anni ed in particolare nell'ultimo anno segue da vicino e per prima, tra le varie realtà del settore, l'iter della Certificazione di Conformità per gli Istituti di Vigilanza.
Esattamente il 19 marzo 2015, presentavate lo stato dell'arte, al Seminario Tecnico Assiv, organizzato prima a Roma e poi a Milano.
Quali le più recenti e salienti novità, alla luce anche del Documento congiunto Ministero dell’Interno/ACCREDIA?
Ribadisco che Assiv ha seguito fin dall'inizio il processo di qualificazione degli Istituti di Vigilanza (IDV), credendo fermamente nel progetto generale e nelle ricadute positive che l'impianto porterà all'intero comparto.
Non nascondo che è una visione ardita e molto impegnativa, per gli imprenditori del settore, e queste furono le considerazioni che veicolammo nelle iniziative pubbliche che prendemmo un anno fa, da lei ricordate in apertura.
In questo anno abbiamo cercato di dare il massimo sostegno agli associati per l'implementazione dei modelli di conformità.
È vero che il processo ha avuto un avvio lento, ma la riunione del 17 febbraio a Milano, presenti il Ministero dell'Interno, Accredia, Uni, le Associazioni e una folta rappresentanza di certificatori, consulenti e security managers degli IDV, ha dimostrato come fin da subito tutti i protagonisti del processo di verifica/certificazione si siano avvicinati ai complessi problemi di validazione del sistema con grandissima serietà.
Il documento emesso dal Ministero dell'Interno, a valle della riunione del 17 febbraio u. s., ne è la prova lampante.
L'ampio dibattito sviluppatosi in quella sede, relativamente a punti controversi della norma, ha portato ad un costruttivo processo di confronto fra enti di certificazione, Ministero e Accredia, e le risposte date sono un valido strumento di orientamento per tutti, IDV compresi. Penso a punti qualificanti, quali la soluzione ipotizzata da UNI per le difficoltà applicative della Uni CEI EN 50518:2014, che dovrebbe portare alla stesura di linee interpretative della norma EN mirate per gli IDV, oppure ai chiarimenti in merito ai contenuti del certificato, o quelli relativi agli obblighi ed alle modalità di certificazione dei servizi previsti da leggi o regolamenti speciali.
Il convegno di oggi si pone come uno strumento di ulteriore stimolo al processo di certificazione. La presenza costante del Ministero dell'Interno in queste tappe di avvicinamento al pieno regime del sistema, fornisce la misura di quanto la pubblica amministrazione conti sulla sua completa applicazione per avere il controllo, dettagliato quanto mai successo in passato, del grado di compliance degli IDV, rispetto alla norme che stabiliscono i requisiti per fornire quei servizi, che, ricordiamolo, sono di sicurezza sussidiaria a quelli erogati dalla forze dell'ordine.
Quale la vostra posizione ed il vostro giudizio a riguardo?
Per parte nostra, come imprenditori del settore, abbiamo creduto e tutt'ora crediamo che la qualificazione, mediante attuazione di norme certe e definite per tutti, porti alla permanenza sul mercato solo di quelli, fra noi, che saranno capaci di rispettare le regole e farne occasione di business, ma in questo la Pubblica Amministrazione deve fare la sua parte, con determinazione e velocità, prendendo gli opportuni provvedimenti nei confronti di quelle aziende che non sono conformi.
Quali quindi i prossimi passi che Assiv si sta impegnando a fare su tale fronte?
È sotto gli occhi di tutti il fenomeno del dumping sui servizi di sicurezza, favorito anche da stazioni appaltanti di diritto pubblico, che aggiudicano appalti a tariffe ridicole, che si pongono ben al disotto dei costi del lavoro, derivanti dall'applicazione del CCNL.
Sappiamo bene che in questi casi non siamo difronte ad imprenditori che decidono, legittimamente, di “investire” in perdite di bilancio per acquisire importanti fette di mercato.
Nella stragrande maggioranza dei casi siamo invece difronte a imprenditori più che disinvolti, che si aggiudicano i servizi ben sapendo di doversi poi finanziare “risparmiando” sugli obblighi di legge, e cioè proprio su quei parametri che garantiscono la conformità, e dunque la certificazione.
Questo giro vizioso deve essere spezzato.
Gli strumenti oggi ci sono.
Abbiamo chiesto al Ministero una lista pubblica degli Istituti certificati, che valga quale strumento per identificare gli IDV positivamente controllati.
Abbiamo chiesto al Ministero una verifica sulle iniziative portate avanti fin qui dalle singole Prefetture.
Come associazione abbiamo costituito, al nostro interno, una commissione di controllo sugli appalti, che si pone come obiettivo quello di intercettare i bandi non conformi ai principi di cui alla Determina ANAC del 22 luglio 2015, così da poter prendere iniziative di confronto con le stazioni appaltanti, e speriamo che questa attività possa essere condotta di concerto con le altre associazioni datoriali rappresentative della categoria, e possa velocemente divenire un punto di riferimento non solo ex post, a bando pubblicato, ma di collaborazione preventiva con le stazioni appaltanti per la corretta individuazione degli elementi fondamentali dei servizi di sicurezza: ambito esclusivo di competenza, declinazione operativa dei servizi, individuazione dei costi incomprimibili, qualificazione e valorizzazione dei livelli di eccellenza.
Siamo consapevoli che il recupero di una competitività sana non passa solo dalla correttezza dei procedimenti di gara, che pure ne rappresentano un elemento trainante, ma anche dalla percezione del prodotto/servizio da parte dell'utenza, che deve avere gli strumenti per scegliere fra ciò che è affidabile e ciò che lo è meno o non lo è affatto.
Anche in questo senso la certificazione obbligatoria può svolgere un ruolo formidabile per promuovere il prodotto “sicurezza”, un prodotto quanto mai intangibile, che necessita, per essere apprezzato, di continue prove di oggettività.
Su questa sfida ASSIV si sta impegnando con varie iniziative, come quella che stiamo conducendo con ANIE per Secursize, ma anche qui abbiamo bisogno del deciso intervento del Ministero dell'Interno.
Un’ultima domanda: pensa che ci potrebbero essere delle ricadute sui livelli occupazionali, a fronte di questa Certificazione di Conformità?
La domanda dei servizi di vigilanza non è calata. Ciò che ha subito un drammatico crollo sono i prezzi praticati da imprese che, così facendo, vanno sottocosto e si finanziano non pagando IVA, contributi, risparmiando sulle dotazioni necessarie, stressando il personale ed in alcuni casi non riconoscendo il dovuto salariale.
Sono questi i livelli occupazionali che vogliamo tutelare? La certificazione di conformità, laddove presente, garantisce la verifica anche della regolarità contributiva, fiscale e contrattuale: è dunque una garanzia per i lavoratori.
Un mercato sano garantisce i livelli occupazionali e la qualità dell’occupazione. Decisamente, la certificazione è un’opportunità, non una minaccia, anche per i livelli occupazionali.
a cura di Monica Bertolo