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Urmet Ate: le proposte per la “nuova vigilanza”

Urmet Ate: le proposte per la “nuova vigilanza”

Urmet Ate è una realtà consolidata ed in crescita sul mercato da molti anni. Tra i focus di Urmet Ate, sicuramente, le linee di prodotto tecnologico per gli Istituti di Vigilanza. Per approfondire questi aspetti, abbiamo intervistato Donatella Monegato, Amministratore Delegato Urmet Ate.

Signora Monegato, quali le peculiarità e i punti di forza della vostra proposta?
Per Urmet ATE l’innovazione è sempre stato un elemento centrale. Per questo motivo disponiamo di un ufficio tecnico interno che progetta e sviluppa tutti i prodotti strategici, sui quali siamo in grado di effettuare personalizzazioni ed upgrade. Continuiamo a credere nelle periferiche di teleallarme ed investiamo sia in quelle di tipologia più tradizionale, ma pur sempre molto utilizzata, ovvero radio, sia nei nuovi e più innovativi vettori: gprs/gsm e tcp-ip. Di questi, entro l’anno renderemo disponibili due nuovi prodotti, uno top ed uno low cost, che si affiancheranno a quelli già disponibili.
Per ampliare ulteriormente la nostra proposta abbiamo poi iniziato a operare in nuovi ambiti, sempre collegati alla telesorveglianza. In questo senso ci è stato di grande aiuto fare parte di un Gruppo che annovera al proprio interno quasi 60 Aziende, molte delle quali riferiscono alla sicurezza, sviluppando un fatturato complessivo di circa 400 milioni di euro.
Si tratta in effetti di un’azione sinergica, che ha consentito ad Urmet ATE di allargare la propria offerta a due nuove linee di prodotti: la videosorveglianza e l’antintrusione. Con il supporto e la consulenza di professionisti di pluriennale esperienza, abbiamo individuato le soluzioni più adeguate alla realtà degli Istituti di Vigilanza e realizzato un listino ad hoc. In alcuni casi abbiamo realizzato delle integrazioni di prodotto, garantendo come sempre la gestione unificata sulla nostra Centrale Operativa, Ateargo.
Abbiamo poi reso disponibili nuovi sviluppi software, che semplificano e velocizzano l’operato del personale di centrale.

Analizzando il mercato al momento attuale, come considera evolverà la domanda nello specifico settore da voi così particolarmente seguito e quale la risposta che Urmet Ate si prepara a dare?
Vi sono due questioni fondamentali da considerare. In primo luogo la pesante crisi economica in corso che induce inevitabilmente gli Istituti verso una minore spesa sugli acquisti e verso soluzioni che consentano di ridurre il più possibile i costi di gestione. La seconda è la nuova configurazione di mercato che si profila in Italia a seguito del Decreto che sta per entrare in vigore. Dopo anni di immobilità, stiamo assistendo ad una rivoluzione che porterà alla graduale scomparsa di molti piccoli Istituti, a favore di grandi Gruppi o concentrazioni.
Per i produttori si presenta un’importante sfida: il mercato ci chiede di diventare sempre più bravi e competitivi, sia nella capacità di tenere il passo con l’evoluzione tecnologica, sia nel rapporto qualità-prezzo. In buona sostanza questo vuol dire prodotti sempre più performanti, prezzi sempre più contenuti e proposte commerciali innovative. Ed è in questa direzione che Urmet ATE sta orientando tutte le proprie energie.

Sempre di più si sta andando verso la convergenza tra tecnologie e servizi, come è visto tale trend e quali sviluppi prevedete?
Da tempo il servizio sta prendendo sempre più piede a discapito del prodotto, ma questo non vuol dire che i prodotti siano destinati a scomparire. E’ necessario però modificare la prospettiva e sviluppare prodotti che facilitino l’erogazione del servizio e siano parte di un sistema quanto più possibile integrato e monitorabile. Dal nostro punto di vista vi sono poi due diversi livelli di servizio, il primo è quello rivolto all’utente finale, il consumatore; il secondo è quello del produttore verso l’Istituto, la formula all’apparenza semplice di fornitore-partner. Noi curiamo da sempre il servizio nei confronti dei nostri clienti: garantiamo un’assistenza h24 anche in reperibilità e forniamo consulenza gratuita su vari temi. Per gli Istituti l’evoluzione tecnologica, così come la nuova normativa, rappresentano un’opportunità, ma spesso anche un problema, in quanto richiedono competenze specifiche in ambiti sempre più vari. Per questo motivo, da tempo, assicuriamo supporto e consulenza sull’utilizzo dei nuovi vettori di trasmissione, talvolta non impiegati solo perché non conosciuti: sulla stipula di contratti con i carrier telefonici, sulla progettazione di nuove centrali, soprattutto per quanto riguarda le centralizzazioni, sempre più complesse, dove un errore può comportare gravi rischi in termini di maggiori costi e ritardi operativi, e su molti altri aspetti ancora.

Manca ormai poco tempo all'entrata effettiva in vigore del DM 269. Quali risultati positivi avrà sul mercato e quali problematiche lascia invece irrisolte, dal vostro punto di vista?
Il Decreto offre a questo settore l’opportunità di “riqualificarsi” sul mercato, regole chiare ed uniformi rappresentano una garanzia per la qualità e la sicurezza del servizio.
Noi auspichiamo che la normativa rappresenti per gli Istituti una sorta di spartiacque, che divide il buono dal cattivo, l’abbandono di un modello ormai desueto, e spesso conflittuale, a favore di uno nuovo, sano, presidiato, per realtà aziendali organizzate e di successo.
Nel futuro gli Istituti di Vigilanza allargheranno i propri ambiti di attività e sempre più spesso opereranno in regime di sussidiarietà, si tratta di opportunità interessanti che riguardano non solo il mercato nazionale, ma anche quello europeo.
Condizione necessaria perché tutto ciò si verifichi è il rispetto delle regole: diventa quindi fondamentale un adeguato controllo da parte degli enti competenti.

 

di Alessandra C. Emanueli

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