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Violenze in Rete: il caso OnlyFans

Alessandra Lumachelli - Caso Onlyfans

Alessandra Lumachelli, grafologo forense, saggista e docente approfondisce il fenomeno delle “violenze in rete”, partendo dal recente caso “OnlyFans”. L’autrice ha anche pubblicato da poco il libro “Fantasmi in Rete (Il costo sociale del ghosting)” con Argento Vivo edizioni.

Buona lettura!

VIOLENZE IN RETE: IL CASO OnlyFans

a cura di Alessandra Lumachelli

Il recente caso “OnlyFans” ha portato alla luce ciò di cui generalmente si parla pochissimo: la mancata tutela individuale navigando in Internet, o come risulta più appropriato definire il fenomeno: le violenze in Rete.

OnlyFans è una piattaforma online di intrattenimento, lanciata nel settembre 2016 ad opera di Timothy Christopher Stokely (nato nel 1983 ad Harlow e soprannominato dal “The Sunday Times” il re del porno casalingo), con sede legale a Londra, in cui i “creators” vendono foto, video e performances di vario tipo, agli spettatori (i “fans”), che si registrano e pagano un abbonamento per accedere a questi programmi.

Nonostante i contenuti possano riguardare ogni genere, dal fitness alla cucina, alla musica, tuttavia il business è esploso grazie al porno, ai filmati hot caserecci. Nel 2021 la società ha registrato ricavi per 932 milioni di dollari, e i creators (che trattengono l’80% delle tariffe concordate) più di 4 miliardi di dollari.

La piattaforma è spesso oggetto di controversie, in particolare relativamente a pornografia e sfruttamento minorile. Una delle più recenti vede la richiesta di tre legislatori statunitensi e due britannici di tutele più severe contro lo sfruttamento sessuale online, dopo che un’indagine dell’agenzia di stampa britannica Reuters del marzo 2024 ha identificato più di 140 denunce della Polizia per presunta pornografia non consensuale su OnlyFans.

La deputata statunitense Ann Louise Wagner ha sponsorizzato una legge federale, approvata nel 2018, che permette alle vittime di citare in giudizio i siti web, che ospitano consapevolmente attività commerciali abusive riguardanti il sesso. Una donna della Florida ha intentato una causa contro la piattaforma nel 2022, sostenendo che un video del suo stupro è stato pubblicato e venduto su OnlyFans.

Il senatore statunitense Richard Joseph Durbin ha detto che le piattaforme di social media sono diventate un porto sicuro per i predatori: “Le vittime di stupro, compresi i bambini, non vengono solo violentate al momento della loro aggressione, ma vengono vittimizzate continuamente con la rapida diffusione online del loro materiale abusivo. Ancor peggio, le piattaforme traggono profitto da questa attività”.

La deputata statunitense Jennifer Lynn Wexton ha chiesto una maggiore responsabilità per garantire che “stiamo proteggendo i diritti e le vite delle vittime”.

Dal canto suo, OnlyFans afferma, sul proprio sito web, che sta costruendo “la piattaforma social più sicura al mondo”, con l’esaminare il 100% dei contenuti utilizzando moderatori umani e strumenti di intelligenza artificiale.

In risposta ai risultati pubblicati dall’agenzia Reuters, un portavoce di OnlyFans ha dichiarato che “nei pochi esempi in cui i malintenzionati hanno utilizzato in modo improprio la nostra piattaforma, OnlyFans ha rimosso rapidamente il contenuto, bannato l’utente e supportato attivamente indagini e procedimenti giudiziari”. Ha aggiunto che alla fine del 2022 OnlyFans ha rafforzato le procedure di verifica del consenso. Ma Reuters sostiene di aver trovato più di una dozzina di denunce di pornografia non consensuale successive a tale data.

Fra queste denunce, (la notizia risale al 23/10/2024) c’è quella riguardante il ventiduenne del New Jersey, Ethan Diaz, accusato di aver venduto video di sesso di una sedicenne sul sito OnlyFans, il quale ha patteggiato in un tribunale della Florida cinque anni di carcere e cinque anni in libertà vigilata. L’uomo avrebbe incontrato la ragazza online e l’avrebbe convinta a produrre contenuti sessuali di se stessa da vendere sulla piattaforma.

L’approfondimento, a breve, continuerà con una seconda parte.

Violenza in rete - Caso OnlyFans

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