Women in Security: intervista a Lynn De Vries
Women in Security è la nuova rubrica di S News, in collaborazione con ASIS Italy Chapter e WIS Liason ASIS Italy, che approfondisce le tematiche del Security Management, grazie ad una serie di interviste rivolte a professioniste che si distinguono nel panorama attuale del settore.
L’idea è nata con Anna Villani, madrina del progetto. “Sono estremamente felice – evidenzia Villani – di annunciare la nascita, grazie alla collaborazione con S News, di uno spazio dedicato al ruolo ed alla leadership del Security Manager visto in un’ottica anche al femminile. Avremo il piacere e l’onore di avere ospiti illustri colleghe di importanti realtà e contesti organizzativi sia in Italia che all’estero, che avranno l’opportunità di portare la loro voce di professioniste della security all’interno della community con un taglio tecnico-scientifico volto alla valorizzazione del ruolo e della sua crescita a vantaggio dell’intera collettività. La prima ospite della rubrica è Lynn de Vries, Security & Privacy Professional e Partner di DutchRisk, affermata società olandese che opera nel campo consulenza, del crisis management e della formazione. Benvenuta Lynn!”.
Ecco dunque l’intervista a Lynn De Vries, membro del Comitato Direttivo di Women in Security di ASIS International.
Signora De Vries, cosa l’ha spinta ad entrare e ad impegnarsi nell’ambito della Security?
In realtà, sono entrata nella Security per caso. Sono entrata a far parte di un grande provider multinazionale di servizi di security circa 20 anni fa. Da quando ho iniziato la mia carriera come amministrativa, ho avuto diverse funzioni di gestione finanziaria all’interno di questa organizzazione. Nel corso del tempo, sono stata sempre più coinvolta nell’aspetto della gestione operativa della security ed alla fine ho scoperto che era molto più allettante della “elaborazione dei numeri”. Quindi, quando è emersa l’opportunità di entrare in un ruolo di gestione della sicurezza operativa, non ho dovuto pensarci due volte.
Quali i temi caldi che si trova oggi ad affrontare all’interno della struttura Security della sua realtà aziendale?
Forse il mio punto di vista è un po’ contaminato, dal momento che il mio obiettivo principale si concentra maggiormente sui temi della privacy e dei relativi rischi e controlli per la sicurezza delle informazioni, ma onestamente penso che questo rappresenti il punto focale in cui si concentrano le grandi sfide per i security professionals oggi e sempre più in futuro. La pandemia globale ci ha costretto a diventare una società ancora più digitalizzata ed online di prima. Oggi si può fare molto comodamente da casa, tecnologie come l’Internet of Things ci stanno rendendo la vita molto più facile e i social media aiutano a rimanere in contatto con gli altri in tutto il mondo. Ciò non solo offre molte opportunità per le organizzazioni, ma allo stesso tempo offre anche molte opportunità per gli attori malintenzionati, poiché il panorama delle minacce sta diventando molto più ampio. Quindi, non dobbiamo solo concentrarci sui rischi informativi visibili e noti, ma adottare un approccio più olistico in un ambiente difficile in cui molti assets organizzativi, come ad esempio le informazioni, sono fuori dal nostro controllo. Ciò significa che una corretta due diligence sta diventando ancora più cruciale di prima e l’importanza ed il valore della consapevolezza stanno crescendo.
Oltre alle conoscenze e competenze, quali le soft skills che maggiormente contribuiscono ai risultati nel suo ruolo?
Sono una sostenitrice della diversità, non solo dal punto di vista di genere, ma anche nel modo in cui pensiamo ed agiamo. E questo valorizza le competenze trasversali che sono molto preziose nel nostro campo di lavoro. Inutile dire che le certificazioni svolgono un ruolo importante e, ovviamente, questo dovrebbe essere integrato da una formazione continua e dal garantire di essere sempre informati sulle tendenze e gli sviluppi, sia dal lato dei rischi che dalle possibili misure di mitigazione, in un panorama di minacce in continua evoluzione. Ma non possiamo fare affidamento solo sulla conoscenza e l’esperienza: le soft skills sono ciò che rende un buon professionista della security ancora migliore. Essere in grado di provare empatia e mostrare compassione, la capacità di adattarsi rapidamente e capire perché le persone agiscono in quel modo sono fondamentali nell’ambiente di sicurezza odierno.
Quali a suo avviso i supporti che potrebbero contribuire a migliorare le performances del ruolo, anche in ottica di welfare aziendale?
Penso che la cosa principale sia la flessibilità in termini di luogo di lavoro, orari di lavoro e definizione delle proprie priorità. L’attenzione non dovrebbe essere solo sulle “mamme che lavorano”, ma anche sui papà che lavorano o altri in qualità di badanti, come ad esempio nel caso di chi si prende cura di un anziano o di un familiare malato. Consentire ai dipendenti di bilanciare gli obblighi aziendali e personali, porta a dipendenti più felici, più fedeli, con maggiore produttività e meno interruzioni per l’attività.
A suo parere, come vede il futuro di questa professione anche in ottica al femminile e quali i consigli che si sente di dare alle future security managers che desiderano intraprendere questa carriera?
La professione della security si è evoluta molto negli ultimi due anni: da un settore tutto maschile, ex militari/forze dell’ordine, a un settore più diversificato. Ciò è evidente anche nell’approccio olistico alla gestione della sicurezza, ad esempio in una strategia di enterprise security risk management nelle organizzazioni aziendali. Tuttavia, non ci siamo ancora del tutto e abbiamo bisogno di un afflusso maggiore di giovani professionisti per assicurarci di mantenere lo slancio. E ci sono molte regioni in cui la “diversity” è inesistente nella nostra professione, spesso non perché il settore non vuole adattarsi, ma perché alcuni percepiscono ancora la security come una professione da “macho” o semplicemente perché le opportunità non esistono. Il mio consiglio a chiunque stia considerando una carriera come responsabile della security è: provaci! La gestione della sicurezza non è un campo di lavoro polveroso e noioso, ma molto dinamico, pieno di sfide e che dà molti risultati e soddisfazioni. O per meglio dire: mai un momento di noia.
Chi è Lynn de Vries
De Vries è una professionista della privacy e della security aziendale, che fornisce consulenza e supporto alle organizzazioni per mitigare i rischi con le proprie esigenze di sicurezza. Ciò include la gestione del rischio, le politiche e le procedure di privacy e security, la gestione delle crisi e la formazione, dalla consapevolezza dei dipendenti, ai corsi di formazione e training, al CPP. Grazie alla sua esperienza lavorativa, una laurea in economia e diverse certificazioni di security e privacy, è in grado di coniugare la gestione della sicurezza con le capacità di gestione aziendale per ottenere risultati in entrambe le discipline. Ha più di vent’anni di esperienza in sicurezza e privacy, inclusi vari ruoli di gestione operativa in G4S, come consulente e formatrice dei clienti di DutchRisk e come responsabile della privacy nel settore sanitario. De Vries ha condiviso la sua conoscenza ed esperienza attraverso presentazioni a varie conferenze internazionali ed è una volontaria attiva in ASIS International, dove attualmente è membro del Comitato Direttivo per Women in Security.
Chi è Anna Villani
Security Manager certificato UNI 10459:2017 con esperienza ventennale nel mondo della physical security e della sicurezza integrata. È membro dell’IAHSS, International Association for Healthcare Security & Safety e della Commissione Security della CFPA-Europe, Confederazione delle associazioni europee di Fire Prevention, Security & Natural Hazards. È Liason WIS – Woman in Security – di ASIS Chapter Italy e Presidente dell’APC Security & Safety di AIAS Sicurezza. Inoltre è Security Manager in ReS On Network.
Nella foto, Lynn de Vries e Anna Villani.