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Women in Security: Teresa Gravante e la Security Governance

Teresa Gravante A2A Security Governance

È  Teresa Gravante l’ospite di Women in Security, la rubrica di S News in collaborazione con WIS-Women In Security ed ASIS Chapter Italy, ed il tema che viene approfondito è quello relativo alla Security Governance, Security Intelligence e Business Continuity.

Women in Security è la rubrica che nasce per esaminare le tematiche del Security Management con un’ottica anche al femminile, grazie ad una serie di interviste rivolte a varie professioniste che si occupano di settori specifici nell’ambito della sicurezza.

“Anno 1982, all’età di 19 anni Teresa si è arruolata nel Corpo della Guardia di Finanza, dove ha concluso l’iter di formazione di 5 anni conseguendo una Laurea in Scienze della sicurezza economico-finanziaria con il grado di Tenente del ruolo normale – sottolinea Anna Villani, Referente italiano WIS di Asis International e madrina del progetto. – Al termine del corso di formazione ha prestato servizio per 2 anni presso la Scuola Ispettori e Sovrintendenti de L’Aquila, ha comandato per i successivi 2 la Tenenza di Paderno Dugnano e i 4 a seguire la Compagnia in sede Aeroportuale di Linate. Ha poi concluso l’ultimo periodo con il comando della sezione antiriciclaggio del Gruppo Tutela Mercati e Capitali dell’allora Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze. Allo stesso tempo Teresa ha anche conseguito una laurea specialistica in Economia e Management e la laurea quinquennale in Giurisprudenza, oltre ad aver frequentato i corsi di Alta formazione in tema di diritto doganale e delle accise e di reati tributari. Nel 2015 ha deciso di intraprendere un nuovo capitolo della sua vita lavorativa in azienda. Ha lavorato 6 anni in SNAM occupandosi di Security Intelligence, Travel Security e servizi di Ingegneria e realizzazione dei sistemi integrati d security. Oggi in A2A si occupa di Security Governance, Security Intelligence e Business Continuity.”, conclude Villani.

Procediamo quindi approfondendo proprio tali temi con Teresa Gravante.

Come si è appassionata di Security e perché ha deciso di impegnarsi in questo ambito?

Nasco, lavorativamente parlando, nel 2001 quando 19enne mi sono arruolata nel Corpo della Guardia di Finanza. Durante il corso quinquennale di formazione prima, e negli anni di servizio poi, ho sviluppato sempre maggiore passione per la “protezione” dei principi, delle leggi, delle persone e dei beni. Ho sempre avuto un forte senso civico che mi ha guidato verso la vita al servizio dello Stato, per poi arrivare ad impiegare esperienza e competenza a tutela dei servizi di pubblica utilità.

La passione che metto nel lavoro e nel contribuire alla diffusione della cultura della Security è una rappresentazione della mia indole più profonda, che mi porta ad avere un forte senso di protezione per tutto ciò a cui tengo e ritengo meritevole di tutela, ritratto dei valori con i quali sono cresciuta, personalmente e professionalmente.

Quali i temi caldi che si trova oggi ad affrontare all’interno della struttura security della sua realtà aziendale?

Occupandomi di Governance mi confronto quotidianamente con tutti i rischi di Security, sia quelli più tradizionali, che quelli emergenti. Le analisi del rischio, con tutte le diverse complessità rispetto ai diversi ambiti della security, sono il Leitmotiv delle mie più sfidanti attività quotidiane, che si tratti di Travel, di analisi terze parti o di continuità operativa. La sfida più avvincente resta sempre e comunque quella di continuare a creare e far crescere la cultura della security, anche in quegli ambiti nei quali il rischio viene più difficilmente percepito.

Nel ruolo che ricopro oggi, lavorando per un Gruppo con A2A che eroga servizi di pubblica utilità, sicuramente una delle tematiche “più calde” è la gestione del rischio in ambito continuità operativa.

E poi, non si parla più solo di continuità operativa ma anche, e soprattutto, di Resilience.

Interessante, Gravante, quanto sta sottolineando. Come definirebbe la “resilienza”, considerata nel suo ambito di  Security Governance?

La resilienza va oltre l’ambito dell’organizzazione di strategie finalizzate alla continuità e richiede un approccio molto più dinamico e strategico alla mitigazione del rischio, perché la resilienza è la capacità non solo di fornire risposte immediate, ma soprattutto di adattarsi all’ambiente di rischio inerente in circostanze variabili, per garantire che le organizzazioni siano preparate ad “assorbire il colpo” in caso di eventi destabilizzanti, senza che questi possano “condannare” le operazioni aziendali.

Chiarissimo. Oltre alle conoscenze e competenze, quali le soft skills che maggiormente contribuiscono ai risultati nel suo ruolo?

Un elemento indispensabile è senza dubbio la curiosità, condita da una buona dose di caparbietà e capacità di decidere.

La curiosità è il motore che muove verso la formazione continua e l’essere sempre disposti a imparare porta alla ricchezza della scoperta e della crescita. Tuttavia, non sempre il ritorno sull’investimento è proporzionato al capitale investito ed è allora che bisogna essere caparbi nel procedere con sempre rinnovata motivazione, nella consapevolezza che nulla di quanto abbiamo fatto andrà mai sprecato: di certo tornerà utile quando meno ce lo aspettiamo!

Ciò che contribuisce ai risultati è anche la squadra della quale faccio parte. Non siamo sempre le stesse persone in assoluto, l’ambiente circostante può aiutarci ad emergere o ad affondare. Credo profondamente nel valore delle interazioni umane, perché persone serene sono professionisti sereni che riescono ad investire le energie necessarie nel lavoro di squadra; celebrare assieme un successo è molto più soddisfacente che farlo da one man show.

Quali a suo avviso i supporti che potrebbero contribuire a migliorare le performances del suo ruolo anche in ottica di welfare aziendale?

Lavorando in un grande Gruppo come quello A2A, nel quale il livello di welfare è molto alto, piuttosto che immaginare supporti diversi da quelli che conosco, credo che potrebbe rappresentare una risorsa tutta nuova la capacità di apprezzare e utilizzare bene le opportunità che ci vengono date. Ormai conosciamo tutti lo strumento dello Smart Working. Uno strumento che ci ha permesso di “sopravvivere” lavorativamente durante la pandemia, uno strumento che ha consentito e consente a moltissimi lavoratori e lavoratrici di mantenere un miglior equilibrio tra vita privata e lavorativa. Eppure, mi è capitato di percepire che questo “valore” venga già dato per scontato, messo sul fondo dei diritti acquisiti e che quindi cominci ad avere un’utilità marginale decrescente. È proprio così? Se da domani tornassimo al lavoro in presenza al 100%?

Ecco, sono grata dell’impegno che la mia azienda mette nella cura delle sue persone, ma sono anche consapevole che non è sempre così; in questo caso non smetto di avere fiducia nella capacità dei lavoratori e delle lavoratrici di chiedere e dei datori di lavoro di ascoltare e decidere, tenendo fede ai più basilari principi etici e nel rispetto delle leggi.

Gli ambienti lavorativi sono molto diversi tra loro e non tutte le aziende possono permettersi un nido aziendale, una palestra o convenzioni e agevolazioni. Credo che ciò che fa la differenza sia l’impegno da parte del datore di lavoro nel fare ciò che è legittimamente possibile e dei lavoratori e lavoratrici nell’apprezzare quanto si riesce ad avere a disposizione.

A suo parere, come vede il futuro di questa professione anche in ottica al femminile e quali i consigli che si sente di dare alle future security managers che desiderano intraprendere questa carriera?

Il futuro è di chi sa immaginarlo, desiderarlo; i progetti si realizzano perché partono da un desiderio. In Italia il desiderio è quello di portare la Security a livelli sempre più alti, di creare una reale e condivisa cultura della Security che passi attraverso consapevolezza e partecipazione. Vedo il futuro di questa professione nelle mani e nei pensieri di persone che devono essere in grado di guardare oltre, cambiare i paradigmi e saper esaltare il valore di quanto si fa.

Dedichiamo una fetta molto importante del nostro tempo al lavoro e nel caso del Security Manager, lavoro e vita privata, spesso, si fondono, senza che ci sia modo di distinguere dove termina l’uno e dove cominci l’altro; perché le emergenze non tengono conto di orari o giorni rossi di calendario.

Perciò, faccio mie le parole di Confucio e, a chiunque voglia intraprendere questa professione, dico: “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”. Con questo voglio dire che scegliere ci può consentire di vivere con maggiore slancio anche i momenti di difficoltà, vivendoli sempre come opportunità di crescita, e non come sterili complicazioni di un lavoro che ci serve.

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