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CyberSecurity: trojan bancari all’attacco

CyberSecurity: trojan bancari all’attacco

CyberSecurity e banche: un binomio che ha visto impegnato Check Point® Software Technologies Ltd. (NASDAQ: CHKP), che nel suo il Global Threat Index del mese di agosto ha rivelato una significativa presenza del trojan bancario Ramnit. Protagonista di una campagna su larga scala, il trojan ha raddoppiato il proprio impatto globale negli ultimi mesi, trasformando i computers delle vittime in server proxy malevoli.

Durante il mese di agosto, Ramnit, giunto al sesto posto nel Threat Index, è diventato così il trojan bancario più diffuso, ripetendo il trend di giugno, mese che aveva visto raddoppiare questa tipologia di attacchi. La CyberSecurity non può mai andare in vacanza, neanche d’estate.

“Questa è stata la seconda estate in cui abbiamo registrato un uso massiccio dei trojan bancari da parte dei criminali con lo scopo di ottenere un rapido profitto”, sottolinea Maya Horowitz, Threat Intelligence Group Manager di Check Point. “Non dobbiamo ignorare questi trends che ci fanno vedere come le abitudini di navigazione nel web degli utenti, durante i mesi estivi, li rendano più esposti ai trojan bancari: gli hackers, infatti, sanno bene quali sono i vettori d’attacco che hanno più probabilità di successo in un momento preciso. Questo fenomeno dimostra come i criminali siano sofisticati e tenaci nell’estorcere denaro.”

Horowitz ha poi aggiunto: “Per impedire il diffondersi dei trojan bancari e di altri tipi di attacchi, è fondamentale che le aziende adottino una strategia di CyberSecurity multilivello, che protegga sia da famiglie di malware già note, sia dalle nuove minacce”.

Per tutto agosto, Coinhive è rimasto il malware più diffuso, colpendo il 17% delle organizzazioni a livello globale. Dorkbot e Andromeda sono al secondo e terzo posto, ciascuno con un impatto globale del 6%. Anche in Italia, Conhive si mantiene al primo posto per l’ottavo mese consecutivo con un impatto di quasi il 14% sulle imprese locali, seguito da Conficker e Cryptoloot.

I tre malwares più diffusi ad agosto 2018 sono stati:
*La freccia si riferisce al cambio di posizione rispetto alla classifica del mese precedente

1. ↔ Coinhive – uno script di mining che utilizza la CPU degli utenti che visitano determinati siti web per minare la criptovaluta Monero. Il JavaScript installato utilizza una grande quantità di risorse computazionali delle macchine degli utenti finali per estrarre monete e potrebbe causare l’arresto anomalo del sistema.
2. ↑DorkbotIRC-worm progettato per consentire l’esecuzione di codice da remoto da parte del proprio operatore, nonché il download di ulteriori malware sul sistema infetto. Si tratta di un trojan bancario, con lo scopo principale di rubare informazioni sensibili e lanciare attacchi denial-of-service.
3. ↑ Andromeda – bot modulare utilizzato principalmente come backdoor per recapitare un malware aggiuntivo agli host infetti, e può essere modificato per creare diversi tipi di botnet.

Lokibot, un trojan bancario che colpisce i sistemi Android e che ruba informazioni, è stato il malware per mobile più diffuso e utilizzato per attaccare i dispositivi delle organizzazioni, seguito da Lotoor e Triada.

I tre malwares per dispositivi mobili più diffusi ad agosto 2018:
1. Lokibot – trojan bancario che colpisce i sistemi Android e che ruba informazioni, può anche trasformarsi in un ransomware che blocca il telefono rimuovendo i privilegi dell’amministratore.
2. Lotoor – tecnica di hackeraggio in grado di sfruttare le vulnerabilità dei sistemi Android con lo scopo di ottenere i permessi di root sui dispositivi mobile infettati
3. Triada – malware modulare per Android che sferra l’attacco tramite una backdoor che concede privilegi amministrativi a malware scaricati e gli permette di essere integrato all’interno di processi di sistema. Triada viene utilizzato anche per compiere attacchi di tipo spoofing.

I ricercatori di Check Point hanno analizzato anche le vulnerabilità più sfruttate dai criminali informatici. CVE-2017-7269 si è piazzata al primo posto con un impatto globale del 47%. Al secondo posto troviamo OpenSSL TLS DTLS Heartbeat Information Disclosure con un impatto del 41%; mentre al terzo posto si posiziona, invece, la vulnerabilità CVE-2017-5638 che ha interessato il 36% delle organizzazioni.

La ThreatCloud Map e il Global Threat Impact Index di Check Point si avvalgono dell’intelligence ThreatCloudTM dell’azienda, la più grande rete che collabora contro i cybercriminali e fornisce dati sulle minacce e sull’andamento degli attacchi, attraverso una rete globale di sensori delle minacce. Il database di ThreatCloud contiene più di 250 milioni di indirizzi, che vengono analizzati per scoprire bot, più di 11 milioni di firme di malware e più di 5 milioni e cinquecentomila siti web infetti, e ogni giorno individua milioni di varianti di malware.

la Redazione

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