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“Quale futuro per la vigilanza privata?” Intervista a Matteo Balestrero

S News incontra Matteo Balestrero, Presidente ASSIV, per fare il punto sui vari temi 'caldi' per il comparto.

Presidente, sicuramente motivi e situazioni di crisi, ma anche delle soluzioni e delle grandi opportunità per la categoria. Esatto?

Sì, e parlerei soprattutto delle opportunità. E' innegabile che in futuro ci saranno spazi e opportunità di business. Che lo stato debba dimagrire pare ormai, non una scelta, quanto un obbligo in tutti i settori, incluso il nostro.
D’altronde, è successo con i servizi aeroportuali che prima erano competenza esclusiva delle forze dell’ordine; poi con i servizi portuali, poi con la consegna delle pensioni agli uffici postali, recentemente addirittura anche con i servizi di antipirateria… Devo dire, qualcosa di più semplice a questo punto sarebbe utile, visto che siamo anche chimati ad operare in veri e propri scenari di guerra… Penso alla sicurezza delle persone fisiche, già oggi un servizio che impropriamente viene svolto, in particolare in alcune grandi città in Italia.
Nelle metropoli infatti una revisione della norma consentirebbe di superare un’ipocrisia clamorosa: quella che sostanzialmente oggi giustifica la presenza della guardia giurata con la vigilanza agli effetti personali del soggetto scortato, ma consentirebbe anche di far emergere tutta una serie di soggetti che operano al di fuori di ogni regola, quindi avendo un significativo innalzamento della professionalità a vantaggio esclusivo del cliente. Ma penso anche ai servizi in favore dei detenuti, tema di strettissima attualità.


Qualità, affidabilità e correttezza sono tre temi a lei cari… Purtroppo cronache recenti hanno portato alla ribalta casi molto gravi che per la categoria sono stati anche molto dannosi per l’immagine.

I casi accertati sono quattro nell’arco dell’ultimo paio di mesi. Io onestamente credo anche che sia difficile pensare che il fenomeno sia circoscrivibile a soli quattro casi sull’intero territorio nazionale. I fatti contestati sono ovviamente gravissimi. Attendiamo gli esiti e la ricostruzione ad opera della magistratura, ma i fatti sembrano chiari e non possiamo far altro che portarne una ferma e netta condanna: chi ruba, deve assolutamente essere espulso dal settore senza alcun tipo di giustificazione, dopodiché bisognerebbe anche fare, forse, una valutazione più approfondita su tutta una serie di concause che in qualche modo hanno contribuito a creare questo fenomeno.
Sembra irragionevole, l’ho detto in tante circostanze, lo ripeto oggi: aver affidato servizi non accessori ma strettamente correlati alla propria attività di business al punto da rischiare di mettere in difficoltà la stessa continuità operativa, senza aver fatto alcuna verifica a monte sui fornitori… Lei parlava, dottoressa, giustamente di requisiti minimi di qualità, ma anche di affidabilità piuttosto che di onorabilità.
Ecco, nel caso delle banche, questi aspetti sono sempre tenuti in considerazione quando per esempio gli si va a chiedere il credito: sfugge come mai non sia stata seguita la stessa logica, anche nella selezione di fornitori così delicati e per importi di tale consistenza.

Lei Presidente, è anche molto chiaro nel sottolineare il suo doveroso ringraziamento anche ad alcune istituzioni che si sono prontamente mosse per arginare e cercare di risolvere queste problematiche.

Assolutamente sì. C’è un tavolo insediato a livello centrale presso ABI e Banca d’Italia sulla continuità operativa del contante; credo che sia un tavolo che sta lavorando molto bene, in particolare devo dire che Banca d’Italia ha approcciato questo problema, con grande attenzione, con grande rigore e con grande serietà, facendoci realmente intravedere una speranza.
Lo stesso dicasi per il Ministero dell’Interno, che nei casi che ho citato ha attuato degli interventi assolutamente giusti con tempi eccezionali: questo ci fa ben sperare! Il danno reputazionale che tutti i soggetti coinvolti hanno dovuto subire è sicuramente gravissimo, ma arrivo a dire che, se questo sarà utile a far maturare una diversa consapevolezza nei clienti e al contempo ad accelerare una giusta selezione dei fornitori, alla fine non sarà un danno inutile, ma anzi in questi casi avranno probabilmente aiutato il settore ad evolversi e ad essere più qualitativo e più serio.

Altro argomento per la categoria importante è il CCNL: “Non un buon risultato, ma il massimo risultato raggiungibile”, come dice lei.

Lo confermo. Ora tutto è sempre migliorabile per definizione. Il Sindacato, che pure ha partecipato ai nostri lavori, sicuramente è della stessa opinione per quello che lo riguarda, ma non può sfuggire a nessuno il quadro generale in cui si è svolta la trattativa: il rinnovo di un contratto collettivo nazionale del lavoro non è mai facile, in questo caso è veramente ai limiti dell’impossibile.
Ma ci siamo riusciti. Abbiamo dato una risposta importante ad aziende che hanno, nel corso del lavoro, all’incirca rappresentato l’80% dei propri costi generali.
Una cornice contrattuale era assolutamente indispensabile, con un lavoro che io ho più volte detto essere di responsabilità: chi ha sottoscritto questo contratto si è assunto la responsabilità enorme di firmare un contratto difficile quanto utile, o meglio, indispensabile se si voleva dare un futuro a questo settore.

a cura di Monica Bertolo

 

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