Assiv: Sicurezza, bene e libertà dell’individuo
Assiv, nella figura del suo Presidente Maria Cristina Urbano, è stata tra le protagoniste al Seminario Asis International Italy Chapter “Security Manager 4.0: Highlights & Hot Topics”, che ha riscosso grande affermazione venerdì 4 ottobre nella sala convegni di Axitea a Milano ed ha visto S News Media Partner.
Al termine dell’assise, S News incontra il Presidente Assiv, relatrice al Convegno.
Presidente, durante il suo speech lei ha parlato di “due tipi di sicurezza”: perché?
Intanto vi è la partizione classica fra safety e security, che però oggi sempre di più viene accomunata in un valore unico. Per quanto riguarda la security, parlare di due tipi di sicurezza è stata una semplificazione concettuale. In effetti la “sicurezza” è una; tradizionalmente, anche in maniera dottrinaria, definiamo la sicurezza come “condizione oggettiva esente da pericoli”, una concezione ancora più restrittiva la definisce come “condizione esente da reati”.
Oggi però si sta affermando, secondo me giustamente, un concetto molto più olistico di “sicurezza”, che viene intesa come bene dell'individuo, e che attiene ad una sfera molto più ampia, relativa al benessere di vita. In tal senso, con “sicurezza” si comprendono la dignità ed il decoro dei luoghi di vita, il rispetto dell'ambiente, delle cose in generale. E non solo, poiché si estende anche al concetto di legalità.
Questa nuova visione della “sicurezza” afferisce quindi intrinsecamente alla qualità di vita del cittadino, il che coinvolge aspetti come la formazione, il rispetto, l'integrazione, che danno una dimensione più ampia di vivibilità, sino ad arrivare al concetto di libertà, perché la sicurezza dà libertà: libertà di essere e di fare ciò che si desidera, naturalmente nel rispetto delle regole.
Lei ha anche coniato un binomio interessante che, ha sottolineato, rappresenterà il futuro della vigilanza privata: tecnologia innovativa-uomo competente. Che cosa intende?
Oggi si assiste ad un dato oggettivo: la crescita delle capacità tecnologiche in tutti i campi, sicurezza compresa. Dal punto di vista soggettivo, sembra però esserci una fede quasi cieca dell'uomo, dell'individuo, del cittadino nelle possibilità della tecnologia. Questa fiducia incondizionata, quasi ottocentesca nel progresso senza limiti, “le magnifiche sorti e progressive”, già oggetto del sarcasmo leopardiano, devono essere temperate dalla consapevolezza che la tecnologia non funziona, o meglio, non esprime le sue capacità al meglio se non è guidata dall'uomo.
Non so cosa succederà in futuro: si parla d’intelligenza artificiale, capace di superare quelle che sono le performances della mente umana. Io non credo che le capacità di ragionamento e cognitive, le capacità di reazione della mente umana potranno essere facilmente superate, almeno a breve.
Di sicuro oggi le tecnologie , e la tecnologia della sicurezza nello specifico, subirebbero un limite grave se non fossero accompagnate, e se non saranno accompagnate, da un intervento umano che sappia sfruttare al massimo quelle che sono le potenzialità dei supporti, per cui il binomio è inscindibile.
Mi pare ovvio che il progresso della tecnica necessiti di interpreti e di fruitori specializzati, professionali, che ne sappiano trarre le quasi infinite opportunità, finalizzandole agli obiettivi prefissi. È per questo che gli operatori di sicurezza, che siano guardie o che siano operatori di sicurezza non armata, devono intraprendere un percorso di acquisizione di conoscenze che li porti ad essere adeguati all’uso degli strumenti a disposizione della sicurezza, nelle sue molteplici declinazioni.
Credo che questo sarà uno dei temi alla prossima fiera Sicurezza a Milano Rho, dove la tecnologia la farà da padrona, ma dove ci sarà anche spazio per l’individuo, per le sue necessità, per il suo progresso.
a cura di Monica Bertolo