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La tecnologia di sicurezza al servizio dell’arte: alcune riflessioni dopo il furto al Museo di Castelvecchio di Verona

La tecnologia di sicurezza al servizio dell’arte: alcune riflessioni dopo il furto al Museo di Castelvecchio di Verona

All’indomani del furto al Museo di Castelvecchio di Verona abbiamo il dovere di domandarci se il patrimonio del nostro Paese è protetto in modo adeguato rispetto al suo valore economico, storico, artistico e culturale.

Le tecnologie di sicurezza molto evolute di cui disponiamo oggi sono ancora troppo poco conosciute al di fuori del settore: come le protezioni puntuali e i rivelatori accelerometrici, che permettono di offrire protezione 24 ore su 24, anche a museo aperto, attivando l’allarme quando l’opera viene rimossa. Le telecamere di videosorveglianza sono solo degli “occhi” elettronici e per essere davvero efficienti devono essere accompagnate da sistemi di analisi video che rilevano ogni anomalia e la segnalano immediatamente al personale di sorveglianza e anche alle Forze dell’Ordine. Il costo? E’ decisamente contenuto, soprattutto se paragonato al valore delle opere che questi sistemi vanno a proteggere.

E’ quindi dovere di tutti gli operatori del settore – dai costruttori ai distributori, dalle associazioni di categoria agli installatori – impegnarsi per fare in modo che queste tecnologie vengano conosciute e utilizzate per la protezione del nostro inestimabile patrimonio culturale.

di Carlo Hruby, Vice Presidente Fondazione Enzo Hruby

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