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ASSIV, Pergolizzi: quale futuro per l’antipirateria italiana?

ASSIV Pergolizzi quale futuro per antipirateria italiana

Più volte Vincenzo Pergolizzi, Delegato ASSIV per le tematiche relative all’Antipirateria Marittima, ha approfondito con chiarezza e determinazione sulle colonne di S News l’annoso problema in cui versano in Italia i servizi di antipirateria. Con l’articolo che segue lo specialista ritorna sul tema, non solo con risolutezza d’analisi e dovizia di informazioni, a partire dalla fotografia dello stato dell’arte nella formazione delle GPG in antipirateria, ma anche con la manifesta dichiarazione che una soluzione si può e si deve trovare.

Buona lettura!

QUALE FUTURO PER L’ANTIPIRATERIA ITALIANA?

Con la pubblicazione del 21/11/2022 sono 5 le Circolari del Ministero dell’Interno aventi per oggetto la formazione delle guardie giurate addette ai servizi antipirateria e, sebbene io sia da oltre 40 anni nel settore della sicurezza, a mia memoria è la prima volta che su uno stesso argomento il Dipartimento della Pubblica Sicurezza risulta essere così prolifico.

Evidentemente il fatto che lo stesso Prefetto Gambacurta, Direttore dell’Ufficio, senta l’esigenza di dare disposizioni e chiarimenti in rapida successione denota la confusione tutt’ora esistente nell’affrontare tale materia e nel contempo la cifra del disagio subito dagli Istituti di Vigilanza che, confrontandosi su un mercato competitivo, sono costretti a barcamenarsi tra i vari cavilli burocratici.

Lo sconcerto ed il malumore degli operatori

Per meglio comprendere lo sconcerto ed il malumore degli operatori occorre tornare indietro negli anni, e precisamente al D.M. 266/2012 che, a seguito della L.130/2011, ha consentito agli Istituti di Vigilanza di effettuare, in linea teorica, i servizi di antipirateria marittima a bordo di navi battenti bandiera italiana che transitano nell’Oceano Indiano nell’area definita dall’International Maritime Organization (IMO) ad alto rischio (HRA). Dico teoricamente perché si è dovuto attendere il Decreto del Capo della Polizia, emanato nel novembre del 2013, per poter concretamente effettuare tali servizi. In un primo tempo la norma ha previsto un sistema duale, nel quale i privati erano chiamati in subordine rispetto all’impiego dei Fucilieri del Reggimento San Marco e solo dal 2015 in esclusiva, a seguito del D.L. 7/2015 che ha sancito il ritiro dalla scena dei Nuclei di Protezione Militare (NMP) della Marina.

10 anni di deroghe per i servizi antipirateria

Da allora sono passati oltre 10 anni nei quali i servizi antipirateria sono stati effettuati grazie alle deroghe, più volte reiterate (l’ultima scadrà il 31 dicembre prossimo), finalizzate a superare la norma che definiva l’iter formativo delle Guardie Giurate. Da subito infatti, consci dell’impreparazione delle Amministrazioni interessate, con il D.L. 215/2015 è stato precisato che, nelle more dell’organizzazione dei corsi di formazione teorico-pratici ex D.M. 154/2019, potevano essere impiegate guardie giurate che avevano partecipato per un periodo di almeno sei mesi, quali appartenenti alle Forze Armate, alle missioni internazionali in incarichi operativi.

Una volta iniziate le attività di servizio a bordo delle navi, superate non senza fatica tutte le difficoltà burocratiche ed operative, il 7 giugno del 2022 è stato emanato il D.M. 98 che ha definito il nuovo iter formativo delle guardie giurate. In questo Decreto si rileva, rispetto alla norma iniziale, una modifica della posizione del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, che avrebbe dovuto erogare un ciclo di formazione presso il proprio centro di La Spezia, che ha deciso di defilarsi lasciando il campo alle scuole dei privati, già riconosciuti dal ministero ex D.M. 154/2019, per le quali ha elaborato un compendio di circa 100 pagine che è diventato oggetto di studio ed esame per l’ottenimento dell’attestato di addetto alla sicurezza portuale con estensione all’antipirateria. Nel contempo, resta invece confermata la disponibilità della Marina Militare ad erogare il corso della durata di 3 giorni presso il Battaglione Scuole “Caorle” della Brigata Marina San Marco di Brindisi.

Fin qui sembrerebbe non esserci alcunché di strano, anche se, come spesso accade, le cose non sono sempre così semplici come in apparenza sembrano. Da qui l’esigenza del Ministero di emettere in rapida successione le 5 Circolari esplicative indirizzate alle singole Prefetture, dimenticando comunque di mettere in copia le Associazioni di categoria direttamente interessate, perseguendo così in una cattiva abitudine ormai consolidata.

Per dare un corretto quadro di riferimento è utile riassumere il contenuto di dette circolari

  • Il 23/06/2022 si dava conto delle modifiche apportate dal D.M. 98/22 e dal Decreto del Capo della Polizia del 3/03/2022 in termini di formazione;
  • il 26/09/2022 si davano raccomandazioni alle Prefetture ai fini del rilascio della “certificazione automatica” per quelle GpG che nei 3 anni precedenti avevano all’attivo un periodo cumulativo di più di 90 giorni di imbarco;
  • il 2/11/2022 si chiariva che ai fini della certificazione delle guardie giurate adibite ai servizi antipirateria non era necessario sostenere la prova di esame pratica per l’accertamento delle capacità di utilizzo delle apparecchiature radiogene;
  • il 21/11/2022 si comunicava che la Marina Militare aveva programmato i corsi di formazione per coloro che avevano i 90 giorni di imbarco nel periodo 29 novembre – 01 dicembre e 13 – 15 dicembre, specificando nel contempo che non era più necessaria la certificazione automatica rilasciata dalle Prefetture, sostituita da una semplice autocertificazione effettuata dal Titolare dell’Istituto di Vigilanza.

Il “gioco delle parti”

Valutando con occhio critico tale eccesso di produzione ritengo si possa parlare, a ragion veduta, di una sorta di “gioco delle parti”, di pirandelliana memoria, dove le singole Amministrazioni interessate rappresentano i vasi di ferro che operano a discapito del vaso di coccio, che nella fattispecie sono gli operatori del settore. Del resto sarebbe da ingenui considerare casuale che la Marina Militare comunichi le date dei corsi a poco più di un mese dalla fine dell’anno, con preavviso di una settimana dall’inizio del primo, senza peraltro dare istruzioni sulle modalità di accesso e fruizione dei corsi stessi. Nel contempo, non può essere altresì un caso che il Ministero smentisca se stesso in meno di 2 mesi, decidendo di accettare un’autocertificazione dei periodi di imbarco in sostituzione della “certificazione automatica”, conscio che le Prefetture non sarebbero mai state in grado di rilasciare tali attestati in tempi utili a tutti i richiedenti.

Si capisce allora quale sia la chiave di lettura di tali azioni, finalizzate ad evitare di rendere palese una evidente inadempienza delle Amministrazioni, dell’Interno come della Difesa, che le vedrebbe costrette a chiedere un’ulteriore proroga del regime transitorio in scadenza il prossimo 31 dicembre.

In estrema sintesi, come nel gioco della ”palla avvelenata” i partecipanti cercano di liberarsi del fardello lanciandolo a qualcun altro, senza troppo curarsi delle conseguenze negative che altri subiscono a causa di un passaggio sbagliato o avventato.

Le conseguenze

Nella fattispecie, quindi, i soggetti più deboli e conseguentemente meno tutelati sono gli Istituti di Vigilanza con i loro lavoratori che, dopo oltre 10 anni di attesa, devono organizzare in 10 giorni la presenza del personale ai corsi con la prospettiva di non poter continuare a svolgere i servizi a bordo delle navi, qualora risultassero inottemperanti. Il fatto che detti Istituti possano aver contratto delle obbligazioni con gli Armatori che prevedono l’imbarco delle Guardie Giurate nello stesso periodo in cui le stesse dovrebbero attendere ai corsi, per la burocrazia appare un fattore irrilevante.

Evidentemente, così come rappresentati, i comportamenti di chi è chiamato alla gestione degli interessi pubblici risultano oggettivamente censurabili e ci si chiede a tal proposito per quanto ancora gli operatori del settore della sicurezza debbano continuare ad accettare pedissequamente una posizione sottomessa che li vede costantemente costretti a sormontare ostacoli burocratici privi di senso compiuto.

Quale soluzione?

Stante questo stato di cose ritengo che sia ormai improcrastinabile la formulazione di azioni concrete da intraprendere per far sì che le giuste istanze provenienti da un settore produttivo ad elevato impiego di manodopera, che svolge peraltro un servizio di tutela dei beni ad alto valore aggiunto per la comunità, siano recepite ai più alti livelli Istituzionali.

Un buon inizio sarebbe quello di superare eventuali divisioni mettendo a fattor comune soltanto l’interesse del comparto, allo scopo di unire le forze di tutti gli stakeholders interessati, indirizzandole in favore di un obiettivo comune.

Da parte di un “vecchio” operatore del settore è forse chiedere troppo o piuttosto si tratta di mera utopia? … La discussione è aperta!  

a cura di Vincenzo Pergolizzi, Delegato ASSIV Antipirateria Marittima

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