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Security Management e “Business is Business”

Security Management e “Business is Business”

Security Management e “Business is Business”, ovvero quando una struttura organizzativa deve rispondere a logiche di business, sono i temi sui quali si focalizza l'approfondimento odierno della Rubrica di S News, Il Dazebao della Security a cura di Cristhian Re.

Buona lettura!

BUSINESS IS BUSINESS

La collocazione organizzativa della Security e il suo ruolo derivano – come ben sappiamo – da precise scelte operate dall’Azienda in ragione dei propri interessi strategici, quelli cioè di medio-lungo periodo legati alla sopravvivenza stessa della Società. Il carattere “trasversale” della Funzione è espressione delle scelte effettuate ab origine dall’Azienda. Quanto maggiore sarà la conoscenza e la consapevolezza del proprio Patrimonio (in senso lato) da proteggere e difendere, tanto più la Security assumerà un ruolo adeguato, direttamente proporzionale agli interessi strategici in gioco.

Fattori quali mission, settore di business, dimensioni, numero di assets / siti, estensione spaziale (nazionale, internazionale o entrambe), ampiezza dello spazio operativo ne determinano forma, struttura e risorse. Le variabili, come pure le possibili combinazioni tra di esse, sono un numero considerevole. Di qui la profonda diversità che si può facilmente riscontrare tra le Funzioni di Security nelle Aziende italiane, operanti sovente nello stesso settore. Differenze rimarcate, oltretutto, da una sostanziale assenza di “obblighi” normativi che favoriscono una plurivocità di interpretazione e applicazione. Se pensiamo alla Safety (salute e sicurezza nei luoghi di lavoro), ad esempio, così non è. Ogni singolo aspetto, ruolo, responsabilità, attività, compito, struttura organizzativa, dispositivo ecc. è rigorosamente disciplinato, sanzioni incluse.

La Security si manifesta in Azienda in maniera variegata e composita sebbene il quadro normativo di riferimento sia il medesimo, come pure quello di carattere volontario (ISO 27001, UNI 10459 ecc.).

Il dazebao della security

Un volto che muta costantemente i propri caratteri per adattarsi al business. Un business che per sua natura non è cristallizzato né immobile, bensì in continua evoluzione. Gli affari, proprio come la guerra, “sono ciò che devia sempre da quanto si è progettato”. Nulla, infatti, si svolge come si era previsto e modellizzato. Tra il piano stabilito e il dispiegarsi delle attività si collocano le “circostanze” che rendono il piano preventivamente stabilito dissonante rispetto alla contingenza. La Security, sin dalle sue prime apparizioni in Azienda (anni Settanta), possiede una camaleontica capacità di adattamento che si esprime anche attraverso i rapporti con le altre Funzioni aziendali. Analogamente a tutte le comuni relazioni sociali – alcune delle quali sono più strette, altre più lasche – anche quelle intessute dalla Security all’interno del microcosmo aziendale sono caratterizzate da diverse gradazioni di coesione. Tali interrelazioni possono essere raffigurate da cerchi concentrici (immagine cara a Fabrizio Innamorati già alla fine degli anni Novanta) al cui centro si colloca la Security che interagisce con le altre strutture organizzative in ragione della distanza: più si è prossimi al centro, maggiori saranno legami e interdipendenze. In termini semiotici, più cerchi tra loro equidistanti e dall’origine in comune rappresentano la perfezione, quella cioè cui idealmente tende la Security mediante un rapporto costruttivo e propositivo con le altre Funzioni.


Coincidenza e contiguità di processi gestiti e ambiti trattati sono il risultato delle c.d. “affinità organizzative” e “convergenze teleologiche”, dove la prima locuzione indica un punto di contatto o di vicinanza tra Funzioni tra loro distinte per materie e attività trattate (cerchi più prossimi alla Security), la seconda, invece, un punto di confluenza cui tendono Funzioni tra loro molto distanti, ma con un fine ultimo in comune (cerchi più lontani dalla Security).

Il dazebao della security

Se ragionassimo in termini taoisti un apparente “vuoto”, cioè l’assenza di una norma universalmente cogente cui conformarsi e rispondere in caso di inosservanza, può trasformarsi in un “pieno”, cioè la necessità di dotarsi di una struttura organizzativa che – al pari di altre (Finanza, Risorse Umane, Affari Legali, Supply Chain, ecc.) non certamente imposte per legge – risponda alle esigenze del business, le uniche a contare veramente. Una dinamica virtuosa capace di modificare radicalmente il senso comune: far percepire la Security non più come costo oneroso e improduttivo da imputare a un centro di servizio, ma come processo aziendale organico e integrato, connotato da attività a valore aggiunto capaci di generare ritorni economico-finanziari oltreché vantaggi, ricadute industriali e saving. La bravura del Security Manager consiste nel riuscire a fornire la propria “prova di esistenza in vita” o, per meglio dire, in… Azienda.

La costituzione di una Funzione Security in Azienda non è riconducibile, pertanto, a meri aspetti ontologici (se non addirittura tautologici), quanto piuttosto a quelli teleologici, connessi cioè ai benefici che concretamente, prima ancora che scientificamente, si possono ottenere e dimostrare attraverso grandezze misurabili. Il Decisore, quindi, non verrà persuaso dal potere evocativo del termine Security o dalla volontà del Security Manager, ma dalla convenienza economica (leggasi nuove opportunità di business) nel disporre di una struttura organizzativa del genere. 

di Cristhian Re

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