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BCI, AIPSA, Everbridge: sinergia per la Business Continuity. L’intervista

BCI AIPSA Everbridge sinergia Business Continuity

“Business Continuity, resilienza, sostenibilità. Quello che forse non si è detto”: si tiene oggi l’atteso evento di BCI Italy, AIPSA ed Everbridge, presso la Casa dell’Energia e dell’Ambiente – Gruppo A2A, a Milano.

Garantire la Business Continuity è oggi, più che mai, una priorità per il Security Management. Sul tema BCI ed AIPSA intendono, con questo evento odierno, aprire un tavolo tematico, con il supporto di Everbridge ed il sostegno di S News e di Sky.
Per saperne di più S News incontra Corrado Miralli, Chair di BCI Italy Chapter, Alessandro Manfredini, Presidente di AIPSA e Michela Carloni Gammon, Account Director Italy di Everbridge.

Miralli, perché oggi è così importante focalizzare l’attenzione sulla business continuity e quale il ruolo della sua Associazione?

Siamo all’indomani dell’11 settembre per i temi di resilienza e business continuity. Dopo la pandemia, che ha messo a dura prova la capacità dei singoli in termini di resilienza familiare e sociale, ci siamo trovati catapultati in una guerra “locale” con conseguenze “globali”. Le politiche di approvvigionamento energetico degli Stati Europei sono risultate miopi alla luce delle conseguenze portate dalla guerra tra Russia ed Ucraina. È emersa la fragilità del sistema economico, imprenditoriale e finanziario, molto poco resiliente davanti ad eventi di una così ampia portata. Aumento del costo dell’energia e delle materie prime, le sempre più evidenti conseguenze del cambiamento climatico che hanno impatto diretto sulla disponibilità delle risorse alimentari mondiali, l’acutizzazione dei fattori che alimentano i flussi migratori dai Paesi poveri verso l’UE, stanno facendo il resto.

Il Business Continuity Institute Italia è un’Associazione che si riconduce al BCI UK, attiva nella divulgazione della cultura della resilienza e della business continuity che trova la sua espressione nella norma ISO 22301. La nostra community è fatta di esperti del settore della sicurezza, dell’imprenditoria, dei servizi, dell’università e delle istituzioni. AIPSA e BCI Italy Chapter vogliono sviluppare un tavolo tematico per portare all’attenzione del mondo imprenditoriale, ma non solo, i temi di resilienza e di business continuity.

Manfredini, AIPSA già da tempo parla di Business Continuity. Quale la svolta necessaria in questo preciso momento storico e quale la proposta che intendete portare avanti con BCI Italy?

Per i professionisti della security aziendale la business continuity è una disciplina fondamentale che completa le buone prassi, che le organizzazioni dovrebbero adottare. Poiché la sicurezza al 100% è un’utopia, occorre adottare processi e procedure in modo proattivo e preventivo per fronteggiare eventi calamitosi, dolosi e in generale le crisi e le emergenze,in modo da poter garantire la continuità dell’operatività delle nostre Aziende: e questo è anche compito dei security managers. Bisogna adottare comportamenti responsabili e dotarsi di un’organizzazione resiliente. Il tema della continuità operativa non è più solo argomento da grandi aziende: anche le piccole e medie imprese devono uniformarsi alle best practices di settore, se vogliono rimanere sul mercato. In tal senso la nostra Associazione si pone al loro fianco per supportarle in questa transizione.

Miralli, per veicolare questi contenuti, alimentarne la consapevolezza e sviluppare il dibattito sul tema, avete con AIPSA fortemente voluto un importante evento, del quale S News è il media partner. Quali i messaggi più importanti da parte di BCI?

Oggi più che mai essere resilienti è un dovere sociale, perché da ognuno di noi dipende la sicurezza e la sostenibilità del futuro delle nostre organizzazioni e del nostro sviluppo.

La business continuity dovrebbe essere “embedded” nei processi umani ed aziendali, parte integrante del pensiero e dell’azione quotidiana di persone, lavoratori, imprenditori, istituzioni. Per agevolare questo processo di riconoscimento ed integrazione, una delle strade potrebbe essere quella di valorizzare dentro la Dichiarazione non finanziaria (DNF) delle aziende, di cui al d.lgs. n. 254/2016, il concetto che per essere sostenibile devi anche essere resiliente. Ciò sarebbe possibile facendo leva su quelli che sono i Reporting Principles (standard GRI). Quindi resilienza e business continuity, a pieno titolo, elementi di valutazione della Dichiarazione non finanziaria (DNF), del pedigree di un’azienda, della “salute” dell’azienda dal punto di vista della sostenibilità del suo business.

Vorrei soffermarmi proprio su questo punto: resilienza delle aziende al mutevole e incerto contesto esterno (sociale e di mercato) e sostenibilità del business delle stesse imprese sono due facce della stessa medaglia. Potremmo dire che non c’è sostenibilità senza resilienza e non c’è resilienza senza sostenibilità. In quest’ottica, essere poco sostenibili perché poco resilienti si tradurrebbe in un impatto negativo sul valore economico, sociale e patrimoniale dell’organizzazione stessa.
Per uscire dalla tautologia provo a essere più esplicito. Oggi i canoni cosiddetti ESG (Environment, Social e Governance, che è l’acronimo con il quale abbiamo familiarizzato il concetto di sostenibilità per gli stakeholders che guardano all’impresa) vengono utilizzati soprattutto dal mondo della finanza per valutare le prospettive di un’azienda e la sua capacità di adattarsi alle condizioni dell’ecosistema di business e/o di sistemi-paese nel quale sono inserite. Tutti i fattori di performance, di gestione del rischio, di rispetto delle normative e degli standards, nonché delle aspettative degli stakeholders riguardo ai loro legittimi interessi, gravitano intorno a queste tre macroaree in termini di rispetto dell’ambiente, delle persone e dei loro diritti, del territorio, dell’etica, delle regole di governance e del quadro normativo esterno.

Quindi, un’impresa che non sia in grado di reagire adeguatamente a queste spinte potenzialmente destabilizzanti, rischia di non avere gli “strumenti” adatti per sopravvivere nel lungo termine. In altre parole, se la capacità di adattamento dell’impresa alle condizioni esterne, necessaria per salvaguardare la continuità operativa, non garantisce anche una buona gestione dei rischi che sono connaturati al tipo di business ed alla natura stessa dei processi critici aziendali, non c’è speranza che gli sforzi fatti per essere resilienti siano nel tempo premiati da successo e creazione di valore, non c’è ritorno dell’investimento fatto.

Come AIPSA e BCI Italy Chapter, ma non solo, dobbiamo fare squadra e lavorare insieme per sviluppare iniziative volte a colmare il gap culturale che abbiamo in Italia in materia di resilienza e business continuity, in un’ottica di sostenibilità.

E da parte di AIPSA, Presidente?

AIPSA si fa promotrice, insieme al BCI Italy Chapter, per la costituzione di un tavolo tecnico che possa indirizzare le piccole e medie imprese a dotarsi di un sistema di gestione della continuità operativa, per garantire non solo la resilienza dell’organizzazione stessa, ma anche una maggiore capacità di rimanere sul mercato, attraverso l’adozione di processi industriali sostenibili. Occorre una maggiore focalizzazione sulla gestione dei rischi in modo olistico e integrato, in modo da poter efficientare ed indirizzare i piani di mitigazione rivolti a ottenere una maggiore consapevolezza e robustezza di tutto il sistema aziendale.

Carloni Gammon, Everbridge fornisce un importante supporto al dibattito. In che modo la tecnologia consente alle organizzazioni di prepararsi, rispondere, ed essere un fattore abilitante fondamentale?

Tradizionalmente ci sono molti ostacoli alla resilienza aziendale. Tipicamente si lavora per silos e operare all’interno di processi complessi con gruppi eterogenei non facilita la resilienza. Per la maggior parte delle organizzazioni, il processo di gestione di un evento critico come eventi meteorologici, disordini civili, terrorismo, interruzione IT, etc. è molto manuale, sconnesso, isolato e richiede molto tempo per essere elaborato. Lo conferma anche un sondaggio che abbiamo effettuato ad inizio anno, interpellando oltre 150 aziende italiane. La tecnologia è una componente importante per costruire la resilienza, perché la giusta piattaforma di gestione degli eventi critici fornirà gli strumenti per anticipare, rispondere e imparare da eventi imprevisti.

In primo luogo, una soluzione come Everbridge fornirà una maggiore visibilità su quegli eventi che potrebbero avere un impatto sulle operazioni o su un individuo o su un gruppo di dipendenti. Questa visione unificata degli eventi riduce le informazioni isolate/incomplete su ciò che sta accadendo all’interno di un’organizzazione.

Avere gli strumenti giusti consente alle organizzazioni di prepararsi in modo efficace, mantenendo il personale impegnato nelle politiche e nella formazione su cosa fare durante un evento, assicurando che sappiano cosa ci si aspetta da loro prima che l’evento abbia luogo, non durante o dopo.
Le soluzioni consentono inoltre il coordinamento del team in tempo reale digitalizzando e automatizzando i piani di risposta, eliminando la necessità di lavorare con raccoglitori di piani e aumentando la flessibilità dei teams di risposta. Darà la possibilità di mantenere aggiornati automaticamente la leadership e il team preposto, sullo stato attuale degli eventi, sull’attuale avanzamento verso il ripristino e di essere in grado di attingere risorse aggiuntive, mantenendo la giusta direzione durante la risposta per garantire che gli accordi sul livello di servizio non vengono violati.
La comunicazione durante un evento critico è fondamentale
, se tale consentirà un’azione o molteplici azioni in rapidità, automatizzando la comunicazione e le istruzioni ai dipendenti che sono interessati o potrebbero dover prendere accordi di lavoro alternativi o passare a procedure di backup per mantenere le operazioni in corso. L’azienda, infatti, semplicemente non può fermarsi a causa ad un evento critico. Ciò consente alle organizzazioni di mantenere i propri dipendenti illesi e al sicuro, fornendo controlli di benessere e sicurezza, gestendo l’occupazione delle strutture, consentendo ai dipendenti di chiedere aiuto quando ne hanno bisogno o automaticamente se non sono in grado di farlo da soli.

In prospettiva, dalla privilegiata overview di una società del calibro di Everbridge, quali a suo avviso le future sfide e frontiere competitive in campo di business continuity?

Dietro ogni sfida in realtà ci sono solo opportunità. È sotto gli occhi di noi tutti come la tecnologia, nelle sue varie sfaccettature, stia correndo in termini innovativi. A titolo di esempio, uno dei fronti su cui l’azienda sta investendo in termini di R&D è quello predittivo, mediante il volano nell’adozione di adeguati strumenti di analitics abbinati all’AI, affinché lo “switch” da reattivo a proattivo possa svolgersi in modalità ancor più anticipata rispetto al rischio di eventi critici, favorendo la continuità operativa degli oltre 6500 clienti che, ad oggi, ci danno fiducia e spesso catalogano i nostri servizi e soluzioni come “mission critical”.

BCI AIPSA Everbridge sinergia Business Continuity

Nell’immagine di copertina, a partire da sinistra: Corrado Miralli, Chair di BCI Italy Chapter, Alessandro Manfredini, Presidente di AIPSA, e Michela Carloni Gammon, Account Director Italy di Everbridge.

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