“Gesù come manager”. Recensione di Cristhian Re
Cristhian Re, curatore della rubrica di S News “Arcipelago Libri”, oltre che del “Dazebao della Security”, si cimenta nella recensione a “Gesù come manager. Gli insegnamenti di Gesù per il business di oggi” di Bob Briner. Tempismo perfetto quello di Re, quasi ad omaggiare i lettori, in tempo natalizio ed epifanico, di un momento di riflessione arricchito dal suo inconfondibile brio, che dona alla lettura non solo gioia ma anche quella sapiente leggerezza, pure quando i temi e i ragionamenti si fanno di spessore.
Buona lettura!
Monica Bertolo
“Gesù come manager. Gli insegnamenti di Gesù per il business di oggi” di Bob Briner. Recensione di Cristhian Re
“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.” [Luca 17,10]
Ma Cristo è storicamente esistito? Sul tema c’è un grande dibattito, gli storici si accapigliano, insorgono tifoserie. Sdegno e passioni esplodono ed è in questa temperie che su un’anonima bancarella sono attratto da un titolo: “Gesù come manager. Gli insegnamenti di Gesù per il business di oggi”. Ops! Non finisce qui.
Sollevo la quarta e l’olografo mi stranisce.
Credente, agnostico, ateo, non conta l’etichetta. Il tema è forte. Dai Vangeli emergono note, regole, espedienti, modelli, processi e quant’altro possa servire per il concretizzarsi di un Management modernissimo e proiettato al successo in un clima di assoluta linearità e correttezza: quasi a conferma del modello etico weberiano.
Il libro, periodicamente ristampato da oltre un quarto di secolo in parecchie lingue, ha una struttura circolare e si compone di 132 pagine e 49 mini capitoli, ciascuno dei quali tratto da un passo evangelico.
Chi sospetta fumi di sacrestia o il clima plumbeo dell’esegesi più rigorosa rimarrà deluso. L’opera è continua fonte di sorpresa. Infatti, sin dal primo capitolo, “Costruite un progetto”, Bob Briner ci aiuta a inquadrare correttamente l’opera partendo dalla progettualità, inizio di ogni cosa.
Esorta l’intraprendete e ambizioso lettore, manager di domani, a votarsi completamente al Progetto senza mai deflettere o scendere a compromessi. Dimenticate l’etica cristiana (più esattamente cattolica), per come la conoscete, cioè in conflitto con il mondo degli affari, e siate pronti ad accogliere una visione che oscilla tra Machiavelli e Calvino (Giovanni, non Italo). Effettivamente, se ci riflettiamo anche solo un istante, Gesù è quell’Uomo che, senza aver scritto una sola parola in vita sua, ha creato l’Organizzazione più longeva e robusta di tutti i tempi. A quanto pare, la trentennale meticolosa preparazione, l’accurata selezione dei propri collaboratori, incluso il funzionalissimo Giuda, la successiva individuazione di risorse-chiave, evitando come la peste gli adulatori, sono fattori di indiscusso successo. Nella fattispecie eterno. Mission e logo sempre gli stessi e da duemila anni con fatturato in crescita.
Un Uomo – rimarca Briner – che sceglieva con cura e attenzione il momento opportuno, che conosceva l’importanza della logistica, che sapeva reagire prontamente, che non manifestava commiserazione alcuna di fronte a rami infecondi da tagliare e che sottolineava l’impossibilità di servire contemporaneamente due padroni. Esortazioni, queste, per essere manager veramente capaci di dirigere qualcosa o qualcuno.
Fin qui lo shock causato da azioni generalmente percepite come in contrasto con l’ecumenico afflato del “volemose bene” e l’asserita mansuetudine del “porgere l’altra guancia” che è, invece, terribile richiesta di conferma cui rispondere col sangue.
Segue la gragnuola di macigni che cadono dal cielo con i restanti capitoli che impongono a quel manager cristiano di essere davvero cristiano, confermando quei principi morali cui dovrebbe ispirarsi e quelle condotte che, altrettanto coerentemente, dovrebbe tenere. Solo a mero titolo esemplificativo: il servire, l’umiltà, la gratitudine, l’onestà, la generosità, il rifiuto della vanità, la tavola, la cura delle famiglie (dei propri collaboratori), la via stretta (ovvero la “massicciata”, per i dagostiniani).
Si passa, quindi, dalla violenza su di sé all’olocausto di sé, esattamente come fece il Maestro. Il libro si chiude con il sublime capitolo della propria dipartita. Promozione (o retrocessione), licenziamento o morte sono accidenti certi cui bisogna essere preparati o preparare i propri collaboratori sin dalla prima ora in azienda. E, invece, chissà perché, coglie sempre tutti impreparati, quasi pensassimo di essere immortali o, peggio ancora, infungibili. L’autore riconduce più semplicemente la miope condotta che potremmo definire antisociale a quell’insano egoismo e a quel narcisismo patologico che sembra albergare nelle corde di molti managers inconsapevoli, per dirla con l’Evangelista, di essere nulla più che servi inutili.
Security Manager con oltre venti anni di esperienza maturata nell’industria della difesa, dell’energia, delle multiutilities, della siderurgia e dei semi conduttori. Laureato in Scienze Politiche e in Lettere, Master of Arts in Intelligence and Security. In ambito professionale è certificato CBCI, PFSO, Lead Auditor ISO 9001, 37001, 22301, 27001, 20000-1. Articolista e membro del Business Continuity Institute Italy Chapter, del Comitato Scientifico della rivista S News e del Centro Interistituzionale di Studi e Alta Formazione in materia di Ambiente (CISAFA). Autore de “La misurazione della sicurezza” – (Ed. Bit.Book) e di “Introduzione all’analisi dei rischi” (Ed. Edisef). Ufficiale in congedo dell’Arma dei Carabinieri.