Home » News » Attualità

Stati Europei e Comunità Musulmana: quale integrazione? Focus tra sicurezza e tecnologia. Intervista a Serena Viceconte

Stati Europei e Comunità Musulmana: quale integrazione? Focus tra sicurezza e tecnologia. Intervista a Serena Viceconte

Tra i relatori all’Hub delle Tecnologie di Catania, Serena Viceconte, Luiss “Guido Carli” di Roma e Responsabile Relazioni Internazionali Globotel.

S News la incontra, per ripercorrere gli attualissimi argomenti approfonditi, estremamente interessanti, considerati gli attuali scenari geopolitici.

Il suo intervento all’Hub, davvero coinvolgente, ha sviluppato un tema di estrema attualità: “I modelli di integrazione tra Stati Europei e Comunità Musulmana. Focus sul rapporto tra sicurezza e tecnologia”.
Abbiamo creato un filo rosso che parte dal diritto – approfondendo i modelli di integrazione Stato/comunità musulmana – e arriva alle soluzioni tecnologiche come possibile risposta a quelle situazioni problematiche che, senza prevenzione, sono diventate effettive emergenze.

Dunque, assodato che l’Islam non è solo una religione ma è anche, e soprattutto, un diritto, la questione che abbiamo approfondito è quella della “presenza” – più o meno storica a seconda del Paese cui ci si riferisce – dell’Islam nei Paesi non a maggioranza musulmana e, in particolare, dei modelli di integrazione e del quadro normativo “disegnato” dallo Stato per regolare i rapporti con le comunità musulmane.

 Abbiamo enfatizzato, quindi, l’importanza della prevenzione e dell’integrazione e siamo arrivati alla soluzione per cui la tecnologia, intrecciandosi con il diritto, può aiutare a dare pronte risposte con lungimiranza e tempismo. Certo, lo studio di un diritto “altro” garantisce di avere delle “chiavi di lettura” importanti al fine di guardare a determinati fenomeni in modo più completo e critico. Tuttavia, è altrettanto importante aver chiaro che la parola “altro” è sempre più estranea all’Islam per due motivi: il primo perché oramai è la seconda religione d’Europa e il secondo perché sono sempre più frequenti i casi di “cittadini europei” che si convertono. Mi riferisco a italiani, francesi e così via, spesso nati e cresciuti in Europa da genitori non musulmani, che decidono di abbracciare i principi sharaitici. Quindi, l’Islam non è più la religione “dei migranti” ma è una delle nostre religioni: conoscerne il diritto è sempre più importante!

Ed è proprio il riferimento all’emergenza migratoria e agli atti terroristici di matrice islamica che ci ha permesso di guardare l’Islam anche da un’altra prospettiva, pur enfatizzando le molteplici manifestazioni di “dissenso e distanza” che la comunità musulmana – la umma islamiya a-territorialmente intesa – ha sostenuto con forza nei confronti di quella “interpretazione” (o meglio sforzo interpretativo, lett. ijtihad  dalla radice trilittera araba j-h-d, la stessa di jihad) dei precetti sharaitici, in particolare dei versetti coranici e della Sunna, che porta a legittimare atti terroristici con una visione distorta dell’Islam.

Siamo arrivati alla conclusione, quindi, che la tecnologia può aiutarci in questo senso soprattutto nella misura in cui si orienta al perfezionamento di funzioni di video analisi e di controllo accessi sempre più sofisticati. In sala abbiamo avuto molti esempi di soluzioni tecnologiche innovative, sempre più performanti e “aperte”. Ma abbiamo anche evidenziato la necessità di garantire continuità del “dialogo” tra intelligenza umana e tecnologia.

In effetti la video analisi del territorio è molto importante, come lei ha ben sottolineato.
Sì, soprattutto in alcune zone particolarmente sensibili, come gli scali aeroportuali, le stazioni, i porti e i confini, in particolare quelli italiani che sono una delle “porte d’Europa”.

Lei ha anche sottolineato un altro aspetto, e cioè che il modello italiano d’integrazione, forse, è migliore sia di quello britannico sia di quello francese.
Sì, a mio parere è così. Rispetto alla cosiddetta “laicità alla francese” e al modello britannico sempre più aperto a una società multiculturale – tanto da arrivare a legittimare un minority legal order attraverso la previsione delle Corti sharaitiche – forse il modello pattizio italiano, quello delle Intese costituzionalmente previste dall’art. 8 Cost., può essere una soluzione per regolare i rapporti tra Stato e comunità musulmana. In Italia, storicamente Paese di emigrazione, i flussi migratori non risultano essere giustificati, come invece accade in Francia e in Gran Bretagna, dal colonialismo prima e dalla decolonizzazione poi. Ciononostante lo Stato italiano ha cercato, con discreto successo, di stipulare accordi bilaterali e intrecciare rapporti strutturati di tutela e garanzia con le diverse confessioni religiose, non da ultimo quella musulmana. Tuttavia, sono molti i problemi di applicazione, per citarne uno si può far riferimento alla complessità dell’Islam – anzi degli Islam – e dei rapporti che ne derivano soprattutto considerato “la considerevole ingerenza” che la religione ha nella vita quotidiana di un musulmano. Un altro aspetto problematico è che pur essendo nate come “speciali”, le Intese sono divenute uno strumento “generale”. È il c. d. “paradosso delle Intese”: per il diritto speciale occorrono le Intese; ma se il contenuto non è comune tra le varie Intese, il procedimento si blocca. Un ultimo, ma non meno importante aspetto problematico coincide con quella conditio sine qua non, prevista dallo stesso art. 8 della nostra Costituzione: il riconoscimento di un soggetto che si ponga da un lato come rappresentante unico della comunità musulmana e dall’altro come interlocutore unico per lo Stato al fine di delineare un testo unico e pacifico. Autorevoli giuristi propongono come soluzione la stipulazione di molteplici Intese con i molteplici soggetti che rappresentano l’Islam italiano, ma i lavori sono ancora in corso.

Nonostante questi elementi di debolezza, credo comunque che il modello delle Intese possa essere un modello vincente.

a cura di Monica Bertolo 

hub_catania

Nella foto da sinistra: Sebastiano Trapani, Monica Bertolo, Claudio Pantaleo, Serena Viceconte

Condividi questo articolo su:

Fiere ed eventi

S NewsLetter

Rimani sempre aggiornato sulle ultime novità della sicurezza.

Ho letto e compreso la vostra privacy policy.