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Women in Security: Alice Orlandi e il People Risk Management

Orlandi People Risk Management

Dopo la pausa estiva, riprende Women in Security con Alice Orlandi e il People Risk Management, ospite della rubrica di S News in collaborazione con WIS-Women In Security ed ASIS Chapter Italy.

Women in Security nasce espressamente per esaminare le tematiche del Security Management con un’ottica anche al femminile, grazie ad una serie di interviste rivolte a varie professioniste che si occupano di settori specifici nell’ambito della sicurezza.

“Laureata in Politiche per la Sicurezza all’Università Cattolica di Milano nel 2017, ad oggi supporta il team di Amazon Risk & Resilience in qualità di People Risk Manager e si occupa dello sviluppo del programma di People Risks per la regione EMEA – sottolinea Anna Villani, Referente italiano WIS di Asis International e madrina del progetto. – Vanta esperienze come Risk e Threat Analist e Consulente per numerose realtà multinazionali in materia di  Corporate Security, Risk Management e Travel Security, nonché come docente di Risk Management e Compliance. Adora viaggiare e pratica equitazione a livello agonistico”, conclude Villani.

Ecco quindi l’intervista ad Alice Orlandi sulle tematiche della Security e del People Risk Management.

Come si è appassionata di Security e perché ha deciso di impegnarsi in questo ambito?

Fin da bambina ho sempre avuto un forte senso della giustizia. Spesso mia madre, ancor oggi, mi prende in giro ricordandomi quando le persone mi chiedevano che lavoro avessi voluto fare da grande e la mia risposta era ‘il capo della polizia del mondo!’, decisamente ambizioso ed inusuale per una bambina mingherlina col caschetto.
Ho da sempre cercato di seguire questa mia passione e improntato il mio percorso di studi sulle tematiche della sicurezza e della giustizia, sin dalle scuole medie, quando portai come argomento a piacere dell’esame ‘la storia della mafia’. Attraverso le mie esperienze di studio più mature e i primi incarichi lavorativi ho avuto la fortuna di entrare a contatto con tantissime realtà aziendali con approcci alla Security diversi e sfaccettati: questo mi ha permesso di appassionarmi ancora di più a questo settore, di primo impatto rigido e ostico, ma in realtà così dinamico e creativo!

Quali i temi caldi che si trova oggi ad affrontare all’interno della struttura Security della sua realtà aziendale?

Ad oggi faccio parte del team di Risk Management di Amazon EMEA, all’interno della funzione di Risk & Resilience (Security & Loss Prevention). In qualità di People Risk Manager mi occupo di tutti i rischi che possono andare ad intaccare la sicurezza delle nostre persone durante lo svolgimento delle loro mansioni. Nel contesto sociale post pandemico in cui ci troviamo, sempre più rilevanti sono i rischi connessi alla violenza sul luogo di lavoro, esacerbati dal clima di incertezza economica (e non solo) che stiamo vivendo.
La sicurezza delle nostre persone, sia fisica che psicologica e mentale, è la priorità numero uno e le maggiore sfida per noi è riconoscere tutti gli early signals e prevedere gli eventi che potrebbero avere un impatto sulla nostra realtà, in modo da farci trovare pronti con le giuste misure di mitigazione e supporto.

Oltre alle conoscenze e competenze, quali le soft skills che maggiormente contribuiscono ai risultati nel suo ruolo?

Il nostro settore è dinamico e volubile, così come il mondo in cui viviamo. La formazione è un aspetto importantissimo per un professionista della security, così come è lo scambio di idee ed opinioni con colleghi provenienti da diverse realtà.
Indubbiamente fondamentali sono le competenze tecniche, ma a nulla servirebbero senza una forte base di soft skills quali empatia, capacità comunicative e flessibilità! Nel nostro ruolo di professionisti della sicurezza spesso ci troviamo ad affrontare crisi ed emergenze, grandi o piccole che siano. Fondamentale, quindi, è sapersi porre come figure affidabili e disponibili all’aiuto e all’ascolto.

Una soft skills che personalmente trovo molto utile nella nostra professione è ‘saper fare amicizia!’ Fare squadra e mettere in network la nostra professionalità, sia all’interno della nostra azienda che all’esterno (perché no, sfruttando e valorizzando la rete di professionisti e il coinvolgimento nelle Associazioni) può veramente fare la differenza. ‘Avere un amico’ in ogni team e dipartimento è spesso un asso nella manica vincente!

Quali a suo avviso i supporti che potrebbero contribuire a migliorare le performances del ruolo?

Lavorando spesso in emergenza e con scadenze sfidanti trovo che la flessibilità sia una dote richiesta a noi professionisti, ma allo stesso tempo un diritto che l’azienda dovrebbe garantirci: per riuscire a performare al meglio è importante avere un buon equilibrio vita lavoro e i giusti strumenti per poter gestire il livello di stress che nella nostra professione è sempre molto alto.
Possibilità di lavorare per obiettivi e da remoto sono senza dubbio strumenti utili, soprattutto per chi lavora in team internazionali, dove la gestione dei diversi fusi orario rappresenta un’ulteriore sfida.

A suo parere, come vede il futuro di questa professione anche in ottica al femminile e quali i consigli che si sente di dare alle future security managers che desiderano intraprendere questa carriera?

Personalmente mi ritengo molto fortunata ad aver incontrato sulla mia strada una fantastica mentore donna (e qui mi riferisco a Paola ovviamente!) che mi ha dimostrato, con passione, umiltà e coraggio, che è possibile farcela in questo settore nonostante i pregiudizi e la difficoltà. Essere una giovane donna in un settore prettamente maschile e con ancora una forte impronta data dal background militare, spesso significa non venire presi sul serio, ma non dobbiamo scoraggiarci o farci assalire dalla ‘sindrome della velina’. Non dobbiamo avere paura di dimostrare le nostre competenze o di esprimere le nostre opinioni con decisione, non dobbiamo seguire ma trovare il coraggio di guidare ed innovare!

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