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Women in Security: Giulia Gubbiotti e la security al servizio della business integrity

Giulia Gubbiotti Direzione Security Fincantieri Spa

È Giulia Gubbiotti l’ospite di Women in Security, la rubrica di S News in collaborazione con WIS-Women In Security ed ASIS Chapter Italy, e il tema che viene sviluppato nel corso dell’intervista è relativo alla security al servizio della business integrity.    

Women in Security è la rubrica che nasce per esaminare le tematiche del Security Management con un’ottica anche al femminile, grazie ad una serie di  interviste rivolte a varie professioniste che si occupano di settori specifici nell’ambito della sicurezza.

“Giulia si laurea in Scienze della Criminalità e Tecnologie per la Sicurezza presso l’Università Cattolica di Milano e consegue nel 2021 un Master Intelligence & Security – sottolinea Anna Villani, Membro italiano WIS di Asis International e madrina del progetto. – Dopo un’iniziale esperienza presso un Centro di Ricerca sulla Criminalità Transnazionale, dal 2013 fa parte della Direzione Security di un grande gruppo industriale italiano, Fincantieri Spa. Da qui parte un lungo percorso di crescita e arricchimento professionale nella gestione dei rischi di security. Oggi presiede i domini della threat intelligence & third-party risk intelligence e con il team, con il quale lavora, opera al servizio della security del domani: innovativa, tecnologicamente avanzata e necessariamente data-driven. Fa parte di network di colleghi che sviluppano la D&I e processi di facilitazione aziendale. Orientano il suo agire quotidiano l’impegno ai più alti standard in termini di integrità ed etica e la profonda convinzione che sono le persone il vero asset per la creazione di valore all’interno delle organizzazioni”, conclude Villani.

Procediamo quindi con l’intervista a Giulia Gubbiotti, per approfondire il tema della security al servizio della business integrity. 

Come si è appassionata di Security e perché ha deciso di impegnarsi in tale ambito?

In generale quello che mi muove, nella vita come nel lavoro, è l’attenzione verso le persone e la tensione ad un agire equo, etico ed integro. Va da sé che le mie scelte, sin dalla formazione universitaria, si sono orientate in questa direzione e, oggi, sono felice di poter dire che hanno trovato in termini professionali un approdo coerente all’interno della famiglia professionale della Security di un grande gruppo industriale italiano.
Questo è anche quello che auguro a tutte le professioniste e i professionisti di domani: trovate l’innesco che vi motiva e, nel lungo, continuate ad alimentare quella spinta.

Quali i temi caldi che si trova oggi ad affrontare all’interno della struttura di security della sua realtà aziendale?

Le mie competenze sono al servizio della business integrity della mia organizzazione, una grande realtà multinazionale del comparto navalmeccanico, in difesa da possibili interferenze esterne e a supporto di una crescita economica sana e responsabile. E quindi etica.
In generale, ho sempre riconosciuto, sin dalle prime esperienze mosse, che per agire una security efficace è necessario disporre di “buone informazioni” e, prima ancora, di “buoni dati”. Oggi più che mai saper maneggiare e trasformare questo materiale, grezzo e disorientante, in informazioni di qualità costituisce uno dei principali vantaggi competitivi per qualsiasi organizzazione. E, quindi, per qualsiasi dipartimento di security.

Oltre alle conoscenze e competenze, quali le soft skills che maggiormente contribuiscono ai risultati nel suo ruolo?

Capacità di adattamento e orientamento al continuos learning ritengono costituiscano qualità essenziali dell’oggi. Se le tecnologie, infatti, corrono velocemente e l’unica costante alla quale siamo esposti è il cambiamento, le nostre competenze ed i nostri i sistemi organizzativi corrono il rischio di rimanere indietro. Occorre quindi rafforzare tutti quegli atteggiamenti che migliorano la resilienza organizzativa e che ci rendono capaci di meglio gestire il futuro e di stare, come afferma l’AD della mia Società, “comodi nello scomodo”.

Quali a suo avviso i supporti che potrebbero contribuire a migliorare le performances del suo ruolo anche in termini di welfare aziendale?

Le organizzazioni aziendali sono anche, e forse prima di tutto, organizzazioni di tipo sociale dall’incredibile capacità evolutiva e possono fare molto in questo campo. Se le iniziative e gli strumenti a disposizione sono ormai molti e differiscono a seconda dei diversi contesti organizzativi, la sfida dinanzi la quale le aziende non possono fallire è quella di riservare un’attenzione crescente alle esigenze di tutti i lavoratori, in modo da far sentire ciascuno riconosciuto nel contributo che dà alla propria organizzazione e accrescere l’adesione non solo agli obiettivi ma anche ai valori aziendali. È anche così, ritengo, che le organizzazioni possono migliorare la propria capacità di competere e, soprattutto, di evolvere.

A suo parere, come vede il futuro di questa professione, anche in ottica al femminile, e quali i consigli che si sente di dare alle future security managers che desiderano intraprendere questa carriera?

Il ruolo della security all’interno di un’organizzazione è profondamente cambiato negli anni, così come sono evolute e si sono accresciute le competenze per farne parte.  A tutte le colleghe posso certamente confermare che la Security gioca un ruolo critico nell’affiancare le organizzazioni in un contesto competitivo ed evolutivo sempre più turbolento, nel quale il “new normal” viene incessantemente riscritto.
Il mio consiglio? Puntate su quelle caratteristiche che considerate come distintive e d’eccellenza, lavorate sulla motivazione, che sa essere contagiosa, e riconoscete sempre il valore e le competenze di ogni singolo vostro collega e, soprattutto, non aspettate di diventare delle manager per adottare il vostro stile di leadership e costruire relazioni sane e collaborative: entrate in campo da subito e agite per fare la differenza.

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