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La gestione del rischio per gli Operatori del Turismo

La gestione del rischio per gli Operatori del Turismo

La Gestione del Rischio è un tema focus per Umberto Saccone. Basti pensare al suo  “Governare il rischio. Un modello di Security Risk Management”.

S News lo incontra e nell’intervista che segue Umberto Saccone, Presidente del Consiglio di Amministrazione di IFI Advisory, approfondisce il tema con riferimento agli Operatori del Turismo.

Presidente Saccone, si può parlare di rischi di security anche nella filiera del turismo?
Certamente. Le catene di produzione del valore sono oramai internazionalizzate e globali. A seconda delle stime, il 40% – 60% di ciascun prodotto finito e di uso comune deriva da mercati esteri. È l'esito della globalizzazione, che è a sua volta frutto di scelte politico-economiche. La filiera del turismo è qualcosa di diverso perché la sua dimensione globale, internazionale, è intrinseca nel turismo stesso, ne è una caratteristica genetica da sempre.
Gli operatori del settore, che generano una parte rilevante del prodotto lordo nei Paesi sviluppati, sono per loro natura soggetti globali e senza confini. Ciò impone una riflessione, perché la presenza all'estero è sì un aspetto fondamentale dell'attività imprenditoriale ma espone fornitori, dipendenti ma soprattutto anche i clienti a rischi talvolta molto rilevanti.
Questi sono particolarmente accentuati laddove il contesto locale (sociale, geopolitico, economico) può comportare minacce non solo per i lavoratori della filiera, ma anche per coloro che acquistano i pacchetti turistici, spesso “alla cieca” e senza piena consapevolezza dei pericoli insiti in un semplice viaggio di piacere. Per l'operatore è cruciale saper misurare, prevenire, mitigare i rischi impliciti nell'attività al fine di tutelarsi da rischi legali ed economici.

Cosa impone, su tal fronte, la normativa italiana?
La normativa italiana è chiara, ma anche la giurisprudenza ha definito inequivocabilmente quale può essere il perimetro delle responsabilità, anche penali, di una leggerezza che riscontriamo ancora troppo spesso nel settore.
Tralasciando le norme di rango costituzionale (art. 32 e 41 in materia di tutela della salute e della sicurezza), le fonti principali sono il D.lgs 81/2008 e il D.lgs 231/2001. Il primo obbliga il datore a prendere misure di formazione, informazione e mitigazione del rischio di security. Il secondo introduce la responsabilità amministrativa degli enti. Si tratta di prescrizioni pensate prevalentemente per i dipendenti ma, come detto, le sentenze hanno esteso il raggio di tutela ai consumatori. E il settore del turismo non sfugge certo a questa regola, peraltro configurata anche nel Codice del Turismo. Quest'ultimo prevede ipotesi di responsabilità oggettive degli organizzatori, chiamati a rispondere per eventuali danni patiti dal cliente a prescindere dall’elemento soggettivo. Coloro che acquistano i servizi dei tour operator sono considerati veri e propri “consumatori particolari”, che in quanto tali meritano una tutela giuridica rafforzata.

Ed anche la giurisprudenza ha aggiunto un carico importante…
La giurisprudenza ha individuato un obbligo di garanzia volto ad affrontare il prevedibile verificarsi di situazioni di pericolo, in base al quale l’impresa turistica si assume legalmente il rischio per i danni potenzialmente subiti dal viaggiatore. Ciò è cruciale, alla luce del fatto che tali danni possono configurare la responsabilità oggettiva dell'impresa, che ne risponderà legalmente a prescindere dal fatto che vi sia colpa o dolo.
Un caso di scuola (anche se non italiano) è la controversia tra il Tour Operator TUI e le famiglie delle vittime britanniche decedute nell’attacco terroristico di Sousse (Tunisia), nel 2015. In questo caso le misure di valutazione e mitigazione del rischio di security, effettuate da TUI, non si sono rivelate sufficienti.

Quali, quindi, le linee guida che gli operatori dovrebbero seguire per intraprendere un percorso volto alla sicurezza?
Proprio perché parliamo di Filiera del turismo e di un settore per sua natura internazionalizzato, va da sé che gli attori in gioco siano molteplici: le imprese turistiche quasi sempre beneficiano di partnerships con operatori e professionisti locali. Non si pensi, quindi, che sia sufficiente provare l'ottemperanza dei partners alla normativa locale per evitare conseguenze legali! L'operatore è chiamato a garantire lo stesso livello di protezione previsto dalla legge italiana, anche all'estero. Ad esempio, assicurandosi che partners e strutture ricettive offrano standards di sicurezza in linea con i nostri requisiti. Questo impone ovviamente un processo di screening e di due diligence circolare, per verificare continuamente l'affidabilità dei partners ( n.d.r. A tal riguardo, si può consultare l’articolo a pagg. 40 – 41 – 42, pubblicato su S News n.39  o su www.snewsonline.com/notizie/attualita/due_diligence_come_proteggere_la_reputazione_aziendale-5492).
Inoltre, così come i partners vanno scrupolosamente verificati, anche il contesto locale deve essere oggetto di studio continuo perché la stabilità sociale e geopolitica, che influisce enormemente sulla security, è in continua evoluzione. Ovviamente anche gli aspetti logistici (spostamenti, viaggi, strutture ricettive) vanno attentamente valutati con metodologie affidabili.
Gli operatori del turismo devono essere consapevoli del fatto che secondo il nostro codice penale (art. 40) non fare il possibile per impedire un evento equivale a cagionarlo. Le imprese del settore devono quindi fare tutto ciò che la tecnologia attuale consente, per essere in grado di prevedere e monitorare i rischi.

Il mercato italiano, come si posiziona rispetto a questo requisito legale?
Il mercato offre diverse soluzioni, non tutte all'altezza della sfida. Monitorare la situazione geopolitica e saper quantificare i rischi di security in ciascun angolo del pianeta non è un compito facile ed è necessario un expertise di alto livello, di metodologie e applicativi comprovati, ancora meglio se frutto di collaborazione fra strutture private e ambienti accademici. In questo campo non può esserci spazio per soluzioni “fai da te”: le conseguenze sono potenzialmente devastanti.

a cura di Monica Bertolo
 

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