Home » News » Attualità

Ben-Essere al lavoro, Giulia Cavalli: Vorrei giornate da 48 ore!

Ben-Essere al lavoro

Ben-Essere al lavoro, Rubrica di S News, propone un interessante approfondimento sul Time Urgency.
Vorrei giornate da 48 ore: prima dell’emergenza sanitaria, era una frase ricorrente. Con il COVID-19 le cose sono un po’ cambiate e… prima di ricadere negli stessi errori, seguiamo le riflessioni ed i consigli che ci suggerisce nell’articolo che segue Giulia Cavalli, psicologa psicoterapeuta, psicoanalista e parte del Comitato Scientifico di S News.

Buona lettura!

la Redazione
 

VORREI GIORNATE DA 48 ORE!

Quante volte abbiamo sospirato, sommersi da una notevole mole di lavoro da sbrigare, “Mi servirebbero giornate da 48 ore…” o “Mi sembra sempre di essere in ritardo e non riuscire a fare tutto”. O quante volte ci siamo sentiti dire “Fai questo e fai quell’altro, sono urgenti entrambi e vanno fatti il prima possibile!”.

La pressione oggi più stressante è quella del tempo: sembra che tutto vada sempre fatto “prima di subito” (e, tra l’altro, pure bene). Questo modo di stare al mondo sta diventando sempre più il nostro modo abituale di affrontare le giornate, con gravi conseguenze sul benessere generale. In passato, quando i ritmi erano meno frenetici e la tecnologia non si era ancora così sviluppata da rendere immediate e onnipresenti le comunicazioni, l’urgenza era un’eccezione. Chi lavora con i clienti sa bene quante richieste arrivano di giorno e di notte via mail, via whatsapp ecc. , senza contare che con il cellulare si è reperibili in qualunque luogo e momento, se non si mettono dei limiti ai propri interlocutori. Essendo così facile fare richieste, le persone difficilmente si fermano a pensare se la richiesta sia davvero urgente o necessaria, semplicemente pensano a qualcosa e immediatamente la scrivono, tanto a loro non costa nulla… ma non sanno quanto tempo ed energie costano a chi le riceve (alcuni professionisti, come avvocati e commercialisti, a volte chiedono di essere pagati dal cliente per le mail a cui devono rispondere: è un modo per far sì che le persone riflettano davvero su quanto sia necessario richiedere con urgenza una risposta).

Per imparare a gestire meglio il proprio rapporto col tempo, occorre rendersi consapevoli di come si affrontano durante la giornata gli impegni personali e lavorativi (includendo anche mangiare, guidare, parlare con gli altri…). È tutto urgente? O è possibile rallentare e scegliere le priorità?
Quando nella nostra mente diventa tutto urgente, è facile perdere di lucidità e disperdere energie. Questo fenomeno vissuto quotidianamente ci porta all’idea che il tempo vada utilizzato sempre in maniera efficace e che non si debba “perdere tempo”. In inglese è definito “Time Urgency” ed è la preoccupazione di utilizzare il tempo (e riempirlo) nel modo più efficiente e produttivo possibile. E così si vive il tempo come una risorsa che scarseggia. È chiaro che il modo in cui pensiamo al tempo, influenza il nostro modo di organizzarci nel lavoro e nella vita. Se ci sembra che ci manchi sempre il tempo, saremo sempre di corsa, tutto sarà urgente e non ci si permette di prendersi dei momenti per oziare.

Ora prova a leggere queste affermazioni e verifica quanto le trovi corrispondenti alla tua realtà quotidiana.

1. Quando sono sotto pressione, mi sembra di dare il meglio sul lavoro.
2. Do spesso la colpa dell’impossibilità di poter passare del tempo con me stesso alle pressioni e alle corse quotidiane.
3. Sono spesso frustrato dalla lentezza delle persone e delle cose intorno a me; non sopporto aspettare e stare in fila.
4. Mi sento in colpa quando mi prendo del tempo libero dal lavoro.
5. Mi sembra sempre di correre tra luoghi e situazioni.
6. Spesso, mentre faccio qualcosa, mi preoccupo per qualcos’altro.
7. Immagino che famigliari e amici capiscano quando non posso stare con loro a causa del fatto che devo gestire un problema lavorativo, anche se so che li sto deludendo.
8. Risolvere problemi e difficoltà lavorative dà senso alla mia giornata.
9. Mi capita spesso di mangiare (pranzo o cena) mentre lavoro.
10. Continuo a pensare che un giorno potrò fare quello che voglio davvero.
11. Quando so di aver fatto tante cose nella giornata, mi sento di essere stato davvero produttivo.

Più ci ritroviamo in queste frasi, più la nostra vita è – magari inconsapevolmente – entrata nelle spire del Time Urgency. Si diventa così dipendenti dall’urgenza:

l’urgenza assorbe tutte le attenzioni,
stare nell’urgenza fa provare sensazioni prevedibili e di sicurezza,
nell’urgenza non si sentono emozioni negative e sensazioni dolorose,
stare nell’urgenza fornisce un senso (illusorio) di autostima, potere, controllo, sicurezza, intimità, realizzazione,
si rischia di perdere le relazioni significative, a causa dell’attenzione data all’urgenza lavorativa,
a lungo andare si può andare incontro a un calo effettivo della prestazione lavorativa (che, invece, in un periodo iniziale era elevata).

Soprattutto chi occupa posizioni di coordinamento e leadership deve stare attento alla dipendenza da urgenza, è facile logorarsi mentalmente e fisicamente (l’adrenalina, che è utilissima per affrontare le emergenze, è dannosa quando è costante e quotidiana), tralasciando le relazioni empatiche e perdendo una visione a lungo termine di innovazione e strategia lavorativa.

Se ci accorgiamo di essere caduti nella rete dell’urgenza, come possiamo fare?
Innanzitutto possiamo lavorare dentro di noi per cercare di mantenere uno stato d’animo rilassato (non dobbiamo salvare il mondo!) e di auto-riflessione sul proprio agire. Inoltre, può essere utile avere obiettivi chiari, ma mantenersi liberi nel modo in cui raggiungerli (questo aumenta la creatività nel lavoro). Infine, possiamo ricordarci che le cose grandi (e la vita è una “cosa grande”!) si fanno prendendosi del tempo per pensare agli obiettivi generali e non correndo da una cosa all’altra (correre ci esaurisce e alla fine rende meno produttivi).

E poi pensiamo che quando ci si trova nell’urgenza, il corpo si attiva per risolvere il problema, ma… a volte è decisamente più saggio non prendere decisioni nell’urgenza e sostare.

Infine, se tutto diventa urgente, come possiamo riconoscere ciò che è importante?

Troppe volte l’urgente non lascia il tempo per l’importante” (Quino).
Le attività urgenti sono quelle che richiedono un’attenzione e attivazione immediata, e la finalità è quella di ottenere un risultato (per esempio, aggiustare un impianto); le attività importanti sono quelle che ci permettono di individuare percorsi che portano a raggiungere i propri obiettivi più ampi (per esempio, organizzare un gruppo di lavoro funzionante, creare nuove modalità di lavoro…) e non semplicemente la risoluzione di un problema . Coltivare una visione ampia del lavoro, così come occuparsi di questioni etiche o avere cura delle relazioni si pongono nell’ambito di ciò che è importante.

Prima di tutto è importante avere cura di se stessi e di chi lavora con noi e questo deve andare al di là di ogni urgenza.


Due cardiologi (Friedman, Rosenman, 1976) hanno individuato le caratteristiche di personalità di chi dipende dall’urgenza. Questa scoperta è stata fatta per caso: succedeva che le sedie nella sala d’attesa del loro studio si rovinavano davvero rapidamente! Quando chiamarono il tappezziere per aggiustare le sedie, egli notò che erano consumate in modo inusuale. I pazienti dei due cardiologi sembravano incapaci di stare seduti a lungo, consumavano i braccioli delle sedie, si sedevano sul bordo e si agitavano sobbalzando su e giù. Così osservarono come queste persone – che vivevano con un costante senso di urgenza, impazienti di aspettare – avevano maggior rischio di malattie cardiache e ipertensione.

Ecco le caratteristiche di questo tipo di personalità che vive nell’urgenza:

â–º Costante senso di urgenza, in lotta contro il tempo
â–º Impazienti se ci sono ritardi e ci sono tempi “morti”
â–º Programmano tanti impegni e a volte fanno più cose contemporaneamente (es. leggere mangiando)
â–º Competitivi, ambiziosi
â–º Autocritici
â–º Sforzo di raggiungere gli obiettivi, ma non c’è mai un senso pieno di gioia per i risultati
â–º Elevato coinvolgimento lavorativo
â–º Ipertensione (pressione alta)
â–º Facilmente si irritano
â–º Vedono il peggio negli altri, mostrando poca comprensione
â–º Parlano velocemente, camminano velocemente, mangiano velocemente…

di Giulia Cavalli, psicologa psicoterapeuta, psicoanalista

Condividi questo articolo su:

Fiere ed eventi

S NewsLetter

Rimani sempre aggiornato sulle ultime novità della sicurezza.

Ho letto e compreso la vostra privacy policy.